“I Giorni del Sud – il Mezzogiorno incontra il Marocco” si è concluso ieri con la seconda giornata di lavoro nella straordinaria cornice della Cappella Palatina delle Reggia di Caserta.

Durante la prima giornata di lavoro svolta al Castel dell’Ovo di Napoli è risultato immediatamente chiaro che si sarebbe andati ben oltre un mero incontro di conoscenza e che tra Campania e Marocco si sarebbe giunti ad un patto strategico, ad una vera e propria alleanza.



A conferma di ciò il successo della sessione B2B organizzata nel primo pomeriggio. Ben 55 gli incontri tra aziende campane e la folta delegazione marocchina.

Gli incontri erano stati fissati in precedenza attraverso la piattaforma Connex, che anche in questa occasione ha svolto egregiamente il proprio lavoro.

Mentre a Napoli nelle due sessioni di lavoro si sono toccati – anche grazie agli approfondimenti svolti dai rappresentanti delle agenzie di sviluppo del Marocco – i temi relativi alle numerose opportunità d’investimento offerte dal paese nordafricano e lo stato delle strutture logistiche ed infrastrutturali che collegano le due sponde del Mediterraneo, nella mattinata casertana si è dato ampio spazio alla riflessione sullo stato del Mezzogiorno, il suo ruolo nel Mediterraneo e la politica estera dell’Italia e dell’Europa.



In ordine di tempo, dopo il saluto del sindaco di Caserta Carlo Marino, ha preso la parola il presidente di Confindustria Caserta che, partendo da quando fatto e detto il giorno prima a Napoli, ha indicato quelle che erano le aspettative dell’incontro casertano.

A seguire una tavola rotonda tra i rettori delle principali università campane ha fatto il punto sullo stato della formazione di alto livello al Sud. L’intervento di Adriano Giannola, presidente di Svimez è servito però a richiamare i problemi di fondo che ormai condizionano lo sviluppo. A cominciare dalla continua sottrazione di giovani qualificati, attratti al Nord e all’estero da offerte formative maggiormente competitive.



Nicola Giorgio Pino, presidente del Gruppo Proma, ha ricordato come i rapporti tra i due paesi sono già molto stretti. La Proma infatti ha realizzato in Marocco di recente due grandi fabbriche nel settore dell’automotive e i risultati sono ottimi.

Poi il moderatore della giornata Enzo D’Errico, direttore del Corriere del Mezzogiorno, ha dato inizio all’ultima tavola rotonda, a cui hanno partecipato gli ex ministri Claudio De Vincenti e Mario Mauro, il presidente del Porto di Napoli Pietro Spirito e l’ambasciatore del Marocco Yuossef Balla.

È toccato al ministro per gli Affari europei Enzo Amendola concludere questa sessione. Amendola ha sostenuto con molta forza e numerosi argomenti il valore della scelta proposta dagli industriali campani. “Bisogna evitare i facili innamoramenti – ha esordito il ministro – come ci è successo di recente per la Via della Seta e rimanere con più convinzione sugli obiettivi alla nostra portata. Il Sud d’Italia presidia da secoli un mare tutto sommato molto piccolo ma che è il punto di incontro di ben tre continenti. Miliardi di persone ci vivono e si confrontano, è in questa dimensione che dobbiamo immaginare il nostro futuro”.

Amendola ha chiaramente posto il tema di una politica estera dell’Europa ancora del tutto insoddisfacente. “Frutto della paura e della chiusura con cui abbia risposto alle crisi – economiche ma anche militari – di questi anni. Ma noi siamo l’Europa e dobbiamo impegnarci a costruire una visione comune e le condizioni della ripresa del dialogo”.

Le conclusioni tratte dai presidenti delle tre organizzazioni promotrici –  Vito Grassi per l’Unione Industriale di Napoli, Gianluigi Traettino di Confindustria Caserta, Giorgio Vittadini della Fondazione per la Sussidiarietà – sono state l’occasione per fare il bilancio dell’iniziativa e considerare il successo raccolto come stimolo per ripeterla fra un anno, ospitando un altro paese che si affaccia sul Mediterraneo.

Giorgio Vittadini ci ha tenuto a sottolineare come alla fine quello che ha avuto ragione è il “metodo nuovo” con cui si è cercato di affrontare questioni vecchie.

“Cos’è un metodo?” Si è chiesto il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. “È proprio quello che abbiamo cercato di mettere in pratica in questa occasione” ha risposto. “Partire sempre dalla realtà, condividere le opportunità, fare strategia ma su esperienze concrete: sono questi i tre principi su cui abbiamo costruito questo convegno e anche se abbiamo dedicato qualche riunione in più alla preparazione, alla fine abbiamo dimostrato che è stato più semplice lavorare tutti insieme. E dunque viene naturale oggi affermare che non possiamo disperdere questo enorme patrimonio accumulato in questi due giorni”.