Il caso ha fatto scalpore sui media in queste ultime ore. Purtroppo ci vuole sempre una persona nota, o come nel caso in questione, un parente di persona nota perché situazioni come queste arrivino sui giornali. A lanciare l’allarme è infatti stata la sorella del noto attore Kim Rossi Stuart, Loretta, il cui figlio di 25 anni, Giacomo Seydou Sy, 25 anni, affetto da bipolarismo, e quindi secondo la relazione psichiatrica, “inadatto al regime carcerario” si trova invece a Rebibbia invece che nelle strutture adeguate previste dalla legge, i cosiddetti Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) che hanno preso il posto dopo la chiusura nel 2015 degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Il problema è che i Rems hanno lunghissime liste d’attesa e per lui non si trova posto, ha dichiarato la donna: “E’ un internato, da tre mesi è obbligato a stare in carcere, senza le cure adeguate, perché non c’è posto nella struttura alternativa dove dovrebbe andare. La lista d’attesa è pazzesca”. “Se la persona in questione è davvero in carcere nonostante la relazione psichiatrica e ha scontato la condanna penale, come dice la signora, perché non c’è posto in un Rems (dove deve scontare un altro anno di detenzione, ndr)” ci ha detto Sofia Ciuffolotti,  presidente del Centro di documentazione su carcere, devianza e marginalità L’Altro Diritto e ricercatrice presso l’università degli studi di Firenze nel dipartimento di scienze giuridiche “allora si tratta di sequestro di persona e il suo avvocato deve appellarsi per l’immediata scarcerazione”. Il caso del nipote di Kim Rossi Stuart ci ha fatto indagare allora su cosa siano e come funzionano i Rems: “Queste strutture sono nate dopo un lungo processo normativo nato grazie a una inchiesta sulle condizioni degli OPG, il luogo dove veniva mandata una persona quando commetteva un reato e veniva considerata malata di mente. Si tratta di persone dunque assolte e messe in OPG quando veniva ritenuta pericolosa socialmente”. Una commissione di inchiesta ha visitato questi luoghi e si è resa conto delle condizioni pessime di queste strutture: “Hanno visto la condizione degli OPG che poi erano solo 5 in Italia e concentravano una popolazione molto alta, personalmente ho visitato l’ospedale di Barcellona Pozzo di Gozzo che era in condizioni inquietante: letti di contenzione, persone legate. Ma soprattutto la totale mancanza di qualsiasi attività di recupero, in abbandono materiale e mentale. Chiusi gli OPG, si è verificato però un fatto importante”. Quale? “Di fatto queste persone venivano scaricate sulle Asl che hanno opposto resistenza fortissima. Noi già curiamo i cosiddetti “pazzi buoni” lasciati per strada nel dopo legge Basaglia e adesso ci date anche i “pazzi cattivi” hanno detto, criminali seppur malati di mente. E’ stata una battaglia culturale molto significativa”.



NON C’E’ POSTO PER I MALATI DI MENTE

A questo punto nascono i Rems: “Si tratta di strutture con sorveglianza esterna della polizia giudiziaria ma il Rems è una struttura medica con personale unicamente sanitario in capo al Ministero della giustizia. La sanità penitenziaria grazie a una successiva riforma è stata definita uguale alla sanità civile”. Però sono gestiti direttamente dallo stato, non dalle autorità territoriali, e ci sono anche grossi problemi economici oltre che di spazio: “I problemi di budget sono grossi, ma soprattuto di spazio. I Rems vengono ideati come piccole strutture al massimo da venti posti, ma sono stati riempiti oltre misura e si sono subito saturati. Le liste d’attesa sono enormi e di fatto le persone con problemi mentali fanno fini bizzarre”. Quali? “Dovrebbero stare nei Rems, ma la legge non dice nulla di quelle persone che hanno commesso reati da sani e poi si ammalano, impazziscono in carcere.  Non si sa se possono andare nei Rems perché il nostro provvedimento non lo prevede. Ci si è inventati allora strutture fittizie, cambiando semplicemente il nome da ospedale psichiatrico giudiziario a Rems, ma la struttura è la stessa. Oppure ci sono carceri che hanno aperto reparti psichiatrici”. Del caso denunciato dalla sorella di Kim Rossi Stuart che idea si è fatta? “Posso parlare solo su quanto ho letto sui giornali, devo dire che casi come questo fortunatamente non ci sono quasi più. Il giovane grazie al 35bis, avendo già scontato la sua condanna in carcere, in attesa di entrare in una Rems, va scarcerata immediatamente. Si tratta altrimenti di sequestro di persona”.



(Paolo Vites)

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