Nel corso della puntata de “La Vita in Diretta Estate” andata in onda nel pomeriggio di oggi, giovedì 2 luglio 2020, è stato proposto un servizio da Gualtieri, Comune appartenente alla provincia di Reggio Emilia, che ha avuto come coprotagonista il direttore della casa-museo Antonio Ligabue, Giuseppe Caleffi, che ha accettato di intervenire ai microfoni della trasmissione di Rai Uno per raccontare che suo nonno ospitò presso la propria abitazione il pittore Ligabue, asserendo che fu uno spirito di sensibilità e di accoglienza cristiana a indurre il suo avo a spalancare l’uscio di casa all’artista.



«Siamo nel mondo piccolo, come Peppone e Don Camillo: ecco io li avevo in casa, mio nonno socialista e mia nonna cattolicissima. Hanno ospitato Ligabue perché si univa la sensibilità cristiana alla sensibilità politica dell’accoglienza, una matrice comune come insegnava il grande (cattolico, ndr) Guareschi», spiega Caleffi collegato con “La vita in diretta estate”. Una testimonianza curiosa, che ha offerto l’occasione per ricordare il maestro Antonio Ligabue, il quale fu uno dei più importanti artisti naïf del ventesimo secolo. Ricordiamo che tra i suoi soggetti preferiti vi erano gli animali, domestici o esotici che fossero, ritratti in situazioni di quiete o di tensione, ma non mancavano i soggetti di vita quotidiana, il lavoro nei campi e i paesaggi della sua terra natale, la Svizzera. Il periodo più prolifico della produzione del pittore fu negli anni Cinquanta, quando l’uso da parte sua dei colori ancora accesi, violenti ed espressionistici, divenne più libero e la linea scura di contorno delle figure in primo piano acquisì maggiore evidenza.

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