I mostri di Ponticelli è l’appellativo con cui furono ribattezzati i tre giovani finiti in carcere per gli omicidi di Barbara Sellini e Nunzia Munizzi, le due bimbe di 7 e 10 anni massacrate e bruciate nell’omonimo quartiere di Napoli nel 1983. Dietro le condanne definitive a loro carico, l’ombra pesantissima di un clamoroso errore giudiziario come quello che coinvolse il conduttore Enzo Tortora, vittima di malagiustizia poi riconosciuto innocente un anno prima della sua morte.



Del massacro furono ritenuti responsabili Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo, all’epoca poco più che 18enni e oggi tornati in libertà dopo aver scontato decenni di carcere a seguito della sentenza definitiva all’ergastolo incassata nel processo per il duplice delitto delle due minori. Da subito dichiaratisi innocenti, non furono mai creduti e continuano a chiedere che la loro vicenda giudiziaria venga rivista e che, una volta per tutte, si riconosca la loro estraneità ai fatti in un’aula di giustizia.



Mostri di Ponticelli: l’ombra dell’errore giudiziario dietro le condanne per gli omicidi di Barbara Sellini e Nunzia Munizzi

Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo sono stati accusati di essere gli autori del duplice omicidio di Barbara Sellini e Nunzia Munizzi ormai 40 anni fa. Ancora oggi gridano la loro innocenza, alle spalle una detenzione di oltre 20 anni e una condanna definitiva che hanno sempre ritenuto ingiusta. L’ipotesi è quella di un errore giudiziario, con annesso uno spettro mai spazzato via nonostante il tempo trascorso: l’assassino o gli assassini delle due bimbe sono scampati alla giustizia?



I tre condannati come “mostri di Ponticelli” hanno passato 27 anni della loro esistenza in un carcere di massima sicurezza, senza mai smettere di lottare per dimostrare la loro estraneità ai delitti. Per tre volte avrebbero chiesto la revisione del processo attraverso le rispettive difese, istituto che gli è sempre stato negato. Le Iene presentano: Inside, nello speciale condotto da Giulio Golia, ha affondato l’occhio nell’oscura vicenda giudiziaria su cui insistono pesantissimi dubbi insoluti e dietro cui resta, mai sondata compiutamente, l’ombra di un killer legato alla camorra e poi scampato alla giustizia inchiodando tre innocenti quali, appunto, gli allora giovanissimi Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo.

Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo urlano la loro innocenza: “Non siamo i mostri di Ponticelli”

In una lunga intervista rilasciata ai microfoni del programma di Italia 1, Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo hanno ripercorso il calvario giudiziario che li ha portati alla condanna definitiva all’ergastolo per crimini che, sostengono da sempre, non hanno commesso. 

Per l’accusa furono loro a violentare, torturare, uccidere e infine dare alle fiamme le piccole Barbara Sellini e Nunzia Munizzi, brutalmente assassinate nell’estate del 1983. I loro corpi furono trovati carbonizzati e abbracciati. “Non siamo i mostri“, sostengono da sempre i tre che furono condannati. “Innocenti. Vi rendete conto di cosa significa essere innocenti ed essere strappati da tutto per essere buttati dentro un carcere? Maledetti“.