Si sta chiudendo un anno in cui i mercati energetici hanno evidenziato condizioni di stress da cui sono derivate criticità simultanee e di natura straordinaria, difficili da ritrovare nel passato. Le tensioni prevalenti si sono manifestate sul mercato del gas. Una carenza di offerta è stata causata dalle manutenzioni di numerosi impianti, rinviate a causa della pandemia, dall’incidente al gasdotto Nord Stream e dalla riduzione delle forniture spot dalla Russia, flusso dirottato verso i propri depositi di stoccaggio. Numerosi i fattori che hanno agito sulla domanda di gas, a cominciare dalla siccità in Brasile e dall’assenza di vento (la “siccità eolica”) nel Nord Europa, scoppiate nel 2021.
Dallo scorso febbraio, quando la Russia ha invaso l’Ucraina, sui mercati internazionali si è riversata la domanda necessaria per sostituire rapidamente le forniture russe. Nel corso dell’estate si è registrata una eccezionale richiesta di gas per ricostruire le scorte necessarie per l’inverno, mentre la siccità nei paesi del Sud Europa ha fatto crollare la produzione idroelettrica. In Francia, la crisi del sistema di centrali nucleari – in autunno quasi la metà dei reattori sono fermi per manutenzioni/a>, riparazioni e agitazioni sindacali – ha costretto ad aumentare di oltre un terzo la produzione francese di elettricità con il gas e più che raddoppiare le importazioni di elettricità, in parte generata con il gas.
Il prezzo del gas europeo, già instradato in un sentiero di crescita dall’anno precedente, nel 2022 deraglia, per raggiungere il picco ad agosto, per poi scendere nei mesi successivi a seguito delle temperature miti in autunno, dell’avvenuto riempimento degli stoccaggi e del forte calo della domanda di gas da parte delle imprese manifatturiere: nel trimestre settembre-novembre 2022 i consumi dell’industria scendono del 22,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il bilancio dell’escalation delle quotazioni è pesante: il prezzo del gas medio nel 2022 risulta del 236,6% superiore rispetto all’anno precedente. A seguito del maggiore uso di gas per la generazione elettrica registrato in Italia, le ricadute sui prezzi retail pagati da imprese e famiglie sono drammatiche. A novembre 2022 i prezzi al consumo dell’elettricità salgono del 174,8% a fronte del +39,7% dell’Eurozona, il +27,1% della Germania e il +9,8% della Francia. Nel nostro Paese i prezzi dell’energia elettrica sul mercato libero, seppur in rallentamento, registrano una crescita del 239,0%. Sempre a novembre, l’Italia sale al primo posto in Ue per dinamica dei prezzi dell’energia (elettricità, gas, altri combustibili e carburanti).
Oltre sei punti di valore aggiunto delle micro e piccole imprese italiane, pari a 23,9 miliardi di euro, sono bruciati dal caro bollette. L’economia manifatturiera italiana perde di competitività rispetto alle imprese tedesche e statunitensi. Nel confronto internazionale proposto da Giovanni Sgaravatti, Simone Tagliapietra e Georg Zachmann per Bruegel gli interventi contro il caro energia in Germania sono di 2,3 punti di Pil superiori a quelli dell’Italia, nonostante l’inflazione energetica tedesca sia di 28 punti inferiore a quella italiana. Se nel 2019 il gas europeo costava 1,9 volte quello statunitense, nel 2022 il prezzo europeo è 6,4 volte quello pagato negli Usa.
Anche l’analisi dei flussi di gas desunti dal bilancio redatto dal Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica delinea il 2022 come un anno particolare. Nei primi dieci mesi del 2022 il volume di gas importato sale del 2,8% su base annua, combinazione di un aumento del +36,5% dell’import di gas naturale liquefatto (GNL) – i principali fornitori sono il Qatar (44,6% dell’import), gli Stati Uniti (26,4%) e l’Algeria (10,7%) – mentre scende del 2,7% il flusso in ingresso attraverso i gasdotti. Nei primi dieci mesi del 2022 i flussi di gas immessi a Tarvisio provenienti dalla Russia scendono del 46,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e del 24,9% quelli immessi a Gela provenienti dalla Libia. In contro bilanciamento, è quasi quintuplicato (+372,2%) il volume di gas proveniente da Paesi Bassi e Norvegia in ingresso a Passo Gries, salgono del 53,4% quello in arrivo dall’Azerbaigian, attraverso il TAP con immissione a Melendugno, e sono in salita (+11,7%) anche le importazioni immesse a Mazara del Vallo provenienti dall’Algeria, che nel 2022 diventa il primo fornitore di gas dell’Italia.
Lo switch tra le forniture russe e quelle algerine ha determinato un ampio beneficio economico: l’analisi dei dati contenuti nel bollettino statistico dell’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli evidenzia che nei primi nove mesi del 2022 la media del prezzo all’importazione del gas algerino è di 45,7 euro/MWh, il 51,1% inferiore ai 93,5 euro/MWh del gas russo.
Nei primi nove mesi del 2022 le importazioni di GNL in arrivo dal Qatar segnano un calo del 10,5% rispetto allo stesso periodo del 2021, a fronte del forte aumento (+181,2%) dei volumi di GNL provenienti dagli Usa che, superando per questo tipo di fornitura l’Algeria, diventano il secondo maggior fornitore di gas liquefatto dell’Italia.
Un particolare anomalo è senz’altro rappresentato dal triplicarsi (+212,9%) delle esportazioni di gas: a margine dell’aspro dibattito sulla localizzazione degli impianti per una nave di stoccaggio e rigassificazione della portata di 5 miliardi di metri cubi l’anno, va segnalato che negli ultimi dodici mesi le esportazioni sono pari a 3,9 miliardi di metri cubi.
Nonostante la maggiore esposizione al rincaro del prezzo del gas, l’Italia riduce in modo limitato i consumi, che nei primi nove mesi del 2022 scendono del 3,5% su base annua, decisamente meno dei cali del 10,2% della media Ue e del 12,2% della Germania.
Sul fronte del petrolio va segnalato che, con le forniture alla raffineria di Priolo in provincia di Siracusa, di proprietà del gruppo Lukoil, nei primi dieci mesi del 2022 la Russia mantiene una quota del 20,0% del volume delle importazioni di greggio dell’Italia. Per garantire la continuità dell’attività del polo petrolchimico siciliano, dopo l’embargo dell’import di greggio russo dal 5 dicembre 2022 contenuto nel sesto pacchetto di sanzioni dell’Unione europea, il Governo è intervenuto con il DL 187/2022 che prevede una procedura di amministrazione temporanea.
Dallo scoppio della guerra in Ucraina, l’instabilità sui mercati energetici ha determinato un’ulteriore anomalia, data dal disaccoppiamento (decoupling) tra prezzo del gasolio e quello della benzina: dal 28 febbraio al 19 dicembre 2022 mentre il prezzo della benzina, al netto delle imposte, è sceso del 2,3%, quello del gasolio è salito del 16,2%.
Il 2022 è un anno straordinario anche per la bolletta energetica (import-export) che sale a 106,8 miliardi di euro (ultimi dodici mesi ad ottobre 2022), arrivando al 5,6% del Pil e peggiorando di 3,4 punti di Pil in un anno. Per ciascun cittadino italiano l’import di beni energetici dall’estero è di 2.273 euro, per un totale di 134,6 miliardi di euro, il 7,1% del Pil.
Infine, la crisi energetica è stata aggravata dagli effetti del cambiamento climatico. Mentre la transizione green e la sostituzione delle commodities energetiche provenienti dalla Russia richiedono di massimizzare l’energia generata da fonti rinnovabili, la siccità determina il crollo della produzione idroelettrica, che nei primi undici mesi del 2022 scende del 36,3%, con una minore generazione di 15,7 TWh di elettricità da questa fonte rinnovabile, solo in minima parte compensata dall’aumento di 3,4 TWh (+8,1%) di eolico e fotovoltaico.
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