L’Istat ha rilasciato ieri interessanti dati di contabilità nazionale sui conti trimestrali dei grandi aggregati istituzionali del nostro sistema economico: sul fronte del settore privato i dati relativi alle famiglie consumatrici e alle imprese non finanziarie, sul fronte del settore pubblico il tradizionale conto consolidato della Pubblica amministrazione. I dati arrivano al quarto trimestre 2021 e permettono un bilancio degli effetti prodotti negli ultimi due anni dalla pandemia e di verificare quanto questi effetti possano essere considerati superati e quanta strada si sia percorsa sulla via del recupero.
Poiché sarebbe troppo complicato occuparci in questo spazio limitato di tutti i tre settori istituzionali scegliamo di partire dall’analisi delle famiglie. I dati riguardano le famiglie consumatrici e dunque escludono quelle impegnate in attività produttive, ad esempio i liberi professionisti, le imprese individuali e le società semplici di piccole dimensioni. I dati pubblicati riguardano in primo luogo il reddito disponibile che deriva dal reddito che esse traggono dall’offrire sul mercato il proprio lavoro, dagli altri redditi e dai trasferimenti che ricevono dal settore pubblico, il tutto al netto delle tasse versate al settore pubblico.
Il Grafico 1 riporta pertanto il reddito disponibile a livello trimestrale dalle famiglie consumatrici, sia in termini nominali che in termini reali, dunque al netto dell’effetto di variazione del livello dei prezzi. I dati sono destagionalizzati, non si vede dunque l’effetto di picco delle tredicesime che riguarda i dati grezzi, e pertanto risultano pienamente confrontabili un trimestre con l’altro.
Grafico 1 – Reddito disponibile trimestrale delle famiglie consumatrici (miliardi di euro)
Il grafico evidenzia gli effetti riduttivi prodotti sul reddito disponibile dalle tre diverse ondate pandemiche che si sono verificate nella prima metà del 2020, nell’ultima parte dello stesso anno e all’inizio del 2021. Nella prima in particolare, la più consistente di tutte a causa del lockdown che ha riguardato sia le attività produttive che la mobilità delle persone, il reddito disponibile è passato da 287 a 269 miliardi, con una riduzione di 18 miliardi e del 6,4% che si può considerare contenuta grazie agli strumenti di protezione del reddito che hanno operato in quel periodo, la cassa integrazione in primo luogo. Nell’estate del 2020 questa caduta risultava già completamente recuperata grazie alle riaperture che permettevano una ripresa delle attività economiche, ma le due successive ondate hanno fatto in modo che una crescita effettiva oltre il livello pre-pandemia si verificasse solo nella seconda metà del 2021. E in questa parte dello scorso anno è arrivato un nuovo fenomeno a neutralizzare la crescita del reddito disponibile nominale: la ripresa dell’inflazione, guidata dai prezzi dell’energia. Così il risultato finale è che il reddito disponibile in termini reali era alla fine dello scorso anno sullo stesso livello di prima della pandemia, dunque con un pieno recupero della medesima, ma senza alcun miglioramento ulteriore del potere d’acquisto delle famiglie. E in questa parte del 2022 i prezzi hanno continuato a salire, come abbiamo visto la scorsa settimana, mentre non è detto che altrettanto sia avvenuto per il reddito disponibile, per cui è probabile che il potere d’acquisto delle famiglie sia attualmente in riduzione.
Rispetto al reddito disponibile è interessante conoscere come si sono comportate le famiglie nella scelta tra consumo e risparmio. Ce lo rivela il Grafico 2.
Grafico 2 – Reddito disponibile e spesa per consumi delle famiglie (miliardi di euro)
Dal Grafico 2 vediamo come la prima ondata pandemica abbia ridotto la spesa per consumi in misura molto maggiore rispetto alla riduzione del reddito disponibile, aumentando in questo modo il risparmio (visibile attraverso la distanza verticale tra le due linee). Infatti, mentre nel primo semestre del 2020 il reddito delle famiglie era diminuito di 18 miliardi, la spesa per consumi si è contratta di ben 48 miliardi e dunque il risparmio è aumentato di 30 miliardi. Nell’estate del 2020 mentre il reddito recuperava il livello ante-pandemia non altrettanto si verificava per i consumi, i quali ritornavano a diminuire nel corso del secondo lockdown nell’ultima parte del 2020. Solo nel corso del 2021 la spesa per consumi ha ripreso a crescere più velocemente rispetto al reddito, e dunque il risparmio è tornato a contrarsi, ma questo è avvenuto anche per far fronte al crescente aumento dei prezzi e senza in ogni caso ritornare ai livelli di spesa precedenti la pandemia.
La propensione al risparmio delle famiglie italiane si è notevolmente accresciuta, quasi triplicata, nella fase iniziale della pandemia e, pur attualmente in calo, resta ancora più elevata rispetto al livello di fine 2019. I maggiori risparmi sono stati in parte utilizzati dalle famiglie per un incremento degli investimenti immobiliari, come illustrato nel Grafico 3, ove non è tuttavia possibile distinguere tra acquisti di immobili e interventi manutentivi, notevolmente incentivati dalle consistenti agevolazioni fiscali introdotte dai provvedimenti governativi.
Grafico 3 – Propensione al risparmio e all’investimento delle famiglie (valori in % del reddito disponibile)
(1- continua)
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