Il biologico continua a conquistare i palati degli italiani: nel 2022, così come già nel 2021, l’89% delle famiglie ha acquistato almeno una volta un prodotto appartenente a questa categoria. Un gradimento quasi plebiscitario che si riflette naturalmente sulle vendite, arrivate a muovere nel nostro Paese 5 miliardi di euro. Ovvero il 3,5% delle vendite al dettaglio biologiche mondiali. A trainare la crescita sono i consumi del fuori casa, che hanno superato il miliardo di euro, segnando un incremento del 53% rispetto al 2021 spinti tanto dalla componente legata alla ristorazione collettiva (+20%) quanto a quella della ristorazione commerciale (+79%). Prova ne è il fatto che negli ultimi 6 mesi oltre 6 italiani su 10 hanno consumato prodotti biologici presso bar e ristoranti in almeno un’occasione. A ritmo più lento si muovono, invece, i consumi domestici che, dopo anni di espansione hanno segnato una leggera flessione, arretrando dello 0,8% a valore rispetto allo stesso periodo 2021.



Le indicazioni arrivano dall’Osservatorio Sana 2022, che mette anche in evidenza come l’incidenza dei consumi bio in Italia sul totale dei consumi alimentari resti ancora limitata rispetto a quella registrata nei principali Paesi europei. Vi è insomma ancora spazio per crescere, tanto più che, proprio in tema di biologico, l’Italia vanta due importanti primati. Con quasi 2,2 milioni di ettari, conta la più alta percentuale di superfici coltivate a bio sul totale (17%), a fronte di quota media Ue ancora ferma al 9% e ben lontana dall’obiettivo del 25% inserito nella strategia Farm to Fork per il 2030. Ma il nostro Paese brilla anche in tema di esportazioni: l’export bio Made in Italy ha infatti messo a segno un +16% rispetto allo scorso anno, raggiungendo così i 3,4 miliardi di euro di vendite sui mercati internazionali.



Senza contare che a favore del biologico gioca anche un altro fattore, in grado di assumere nell’attuale scenario, una valenza nevralgica: un’analisi di Coldiretti rivela che l’agricoltura biologica consente di tagliare di un terzo i consumi energetici attraverso l’utilizzo di tecniche meno intensive, le filiere corte e la rinuncia ai concimi chimici di sintesi prodotti con l’uso di gas. In altre parole – spiega in dettaglio la stessa Coldiretti -, il bio è avvantaggiato dall’uso di sostanze naturali e 100% Made in Italy utilizzate per concimare i terreni al posto dei fertilizzanti provenienti dall’estero, rincarati anche del 170% con un effetto valanga sulla spesa delle famiglie. Come pure, trae beneficio dal riutilizzo degli scarti di produzione (foglie, gusci, paglia, ecc.) per garantire energia pulita. Senza dimenticare il vantaggio portato in dote dalle filiere corte: la vendita diretta abbatte infatti i trasporti. In questo modo – è la conclusione di Coldiretti – con il bio si riescono a ridurre i consumi di energia in media del 30% rispetto all’agricoltura tradizionale. E in alcuni casi, come per esempio in quello delle le mele, si arriva addirittura al -45%.



“Il biologico – conclude Silvia Zucconi, Responsabile Market intelligence di Nomisma – rappresenta ancora un riferimento nelle preferenze del consumatore italiano. Ma questo deve essere solo un punto di partenza per una nuova crescita. Occorre infatti vincere due sfide ancora aperte: sostenibilità e informazione. Chiarire il profilo di sostenibilità del biologico e costruire una comunicazione chiara sui valori che il bio interpreta sono le strade da percorrere, soprattutto in uno scenario evolutivo in cui le famiglie stanno rimodellando gli schemi di acquisto spinti dalla dinamica inflattiva”.

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