Nel panorama delle politiche del lavoro in Italia, il 2024 si distingue per il continuo incremento dei contratti di produttività, confermando e superando la tendenza positiva già osservata nel 2023. Tra gennaio e metà dicembre di quest’anno sono stati depositati presso il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ben 12.671 contratti, segnando un aumento del 5,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il 16 dicembre scorso il ministero del Lavoro ha pubblicato un report dettagliato sul deposito dei contratti aziendali e territoriali, in conformità all’art.14 del D. Lgs.151/2015; il documento evidenzia l’andamento della detassazione dei premi di risultato e della partecipazione agli utili di impresa, con un focus sui contratti attivi e la loro distribuzione territoriale. Dal 2016 è stata resa disponibile una procedura telematica per il deposito dei contratti e sino a oggi ne sono stati depositati 104.395, di cui 18.963 sono ancora attivi: di questi 15.537 sono contratti aziendali e 3.426 territoriali. Per completare la fotografia dei contratti depositati, in termini di dimensione aziendale, il 49% delle aziende ha meno di 50 dipendenti, il 36% ne ha 100 o più e il 15% ha tra 50 e 99 dipendenti. In sintesi, il report del ministero del Lavoro offre una panoramica dettagliata sulla diffusione e l’impatto dei contratti aziendali e territoriali in Italia, evidenziando l’importanza della detassazione, della decontribuzione e delle misure di welfare per migliorare la produttività e il benessere dei lavoratori.
Il report evidenzia inoltre che i contratti attivi coinvolgono 5.113.763 lavoratori beneficiari, con un valore annuo medio del premio di 1.509,10 euro. Nello specifico, i contratti aziendali offrono un premio medio di 1.719,62 euro e quelli territoriali 735,39 euro; inoltre, dei contratti attivi, 15.316 mirano a obiettivi di produttività, 12.041 a redditività, 9.525 a qualità, 1.721 includono un piano di partecipazione e 11.418 prevedono misure di welfare. Un dato questo che testimonia l’attenzione alle performance aziendali e rappresenta un segnale significativo di come le imprese italiane continuino a riconoscere il valore della produttività come leva strategica. I contratti di produttività, infatti, mirano a coinvolgere maggiormente i dipendenti nel miglioramento delle performance aziendali, attraverso premi legati agli obiettivi raggiunti.
Il ministero del Lavoro mira proprio ad aumentare la produttività che in Italia è troppo bassa essendo cresciuta solo del 4% negli ultimi vent’anni, mentre in Germania e Francia l’aumento è stato rispettivamente del 15% e del 20%, e che continua a essere uno dei fattori principali della stagnazione degli stipendi: aumentati nel 2024, secondo l’Istat, solo del 3,2%.
Grazie a diversi fattori si può spiegare questa crescita costante dei contratti depositati, in primis i benefici fiscali; infatti, le agevolazioni previste per i premi di produttività rappresentano un forte incentivo per le aziende in quanto possono beneficiare di un’imposta sostitutiva agevolata del 10%, un vantaggio economico tangibile. Altro fattore si riscontra nell’adattabilità alle nuove sfide: un rapporto di Confindustria del 2023 evidenzia che il 67% delle aziende intervistate ritiene tali contratti uno strumento essenziale per migliorare la competitività. Ultimo fattore è il rafforzamento del dialogo sociale ovvero l’aumento dei contratti testimonia anche un miglioramento delle relazioni industriali tra datori di lavoro e lavoratori, con una maggiore propensione a negoziare accordi che portino vantaggi reciproci.
Secondo il rapporto del ministero del Lavoro, l’incremento registrato non è uniforme ma interessa in particolare alcuni settori strategici, come il manifatturiero che rappresenta il 42% dei contratti depositati nel 2024, o anche i servizi e la logistica che hanno avuto una crescita del 6,8% rispetto al 2023. A livello territoriale, le regioni del Nord continuano a guidare la classifica per numero di contratti depositati con Lombardia ed Emilia-Romagna che si confermano le locomotive, con rispettivamente 3.245 e 2.108 contratti registrati. Tuttavia, si segnala una crescita significativa anche nelle regioni del Centro-Sud, come la Campania (+7,4%) e la Puglia (+6,9%).
Secondo un’analisi condotta dall’Istat, i contratti di produttività rappresentano uno strumento in grado di aumentare il Pil nazionale di circa lo 0,3% annuo se adeguatamente implementati su scala più ampia. Con una crescita così solida e costante, le prospettive per il 2025 appaiono altrettanto positive, è certamente fondamentale che le istituzioni continuino, tramite strumenti come i contratti di produttività, a supportare le imprese italiane e a migliorare il benessere dei lavoratori.
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