Negli ultimi dieci anni, il mercato del lavoro italiano ha attraversato trasformazioni significative, influenzate da crisi economiche, innovazioni tecnologiche e la pandemia Analizzando i dati disponibili, emergono tendenze rilevanti nei principali settori occupazionali.
In base a una recente analisi di Infocamere completata dai dati Istat, emerge una chiara redistribuzione della forza lavoro. Troviamo la sanità e l’assistenza sociale con la massima crescita registrata (+50,5%) e l’aumento di oltre 272.000 addetti. Anche il turismo ha registrato una crescita significativa: il settore dell’alloggio e della ristorazione ha raggiunto un +37% con l’aumento di 532.000 unità lavorative, mentre registrano una percentuale negativa i settori dell’arredo con (-9,9%), della moda (-5,9%) e di finanza e assicurazioni (-3,6%).
Sempre secondo i dati dell’Istat, tra il 2019 e il 2023, il tasso di occupazione in Italia è cresciuto di 2,4 punti percentuali, raggiungendo il 61,5% e nel gennaio 2025 sono stati censiti 24,2 milioni di occupati totali.
Il settore agricolo, in particolare, ha continuato a perdere forza lavoro (-18%), complice l’aumento della meccanizzazione e il progressivo spostamento verso centri urbani. Anche l’industria ha vissuto un decennio turbolento: se alcuni comparti, come l’alimentare (+6%) e il farmaceutico (+4%) hanno saputo reinventarsi, altri segmenti, gravati dalla delocalizzazione e dall’automazione, hanno realizzato una diminuzione con il -15% di occupati.
Ma il vero motore di crescita occupazionale è stato il settore dei servizi negli ultimi dieci anni: la digitalizzazione e l’espansione dell’e-commerce hanno creato nuove opportunità lavorative, mentre l’invecchiamento della popolazione ha aumentato la domanda di servizi sanitari e assistenziali.
Al contempo, la qualità del lavoro resta un punto cruciale: l’aumento dei contratti part-time involontari e a tempo determinato evidenzia un mercato occupazionale fragile, non ancora capace di garantire stabilità. Negli ultimi dieci anni, gli occupati a tempo parziale perché non hanno trovato un impiego a tempo pieno sono aumentati di circa un milione e mezzo, mentre gli occupati full-time sono diminuiti di 876.000 unità. Inoltre, l’incidenza del lavoro temporaneo sul totale dell’occupazione è scesa al 12,4% nel 2023, rispetto al 13,2% pre-pandemia.
Le banche stanno investendo significativamente nella digitalizzazione e nel 2023, il mercato digitale bancario italiano è cresciuto del 6,6%, raggiungendo 9.859 milioni di euro. Questa crescita è trainata dall’adozione di tecnologie come l’IA generativa, che migliora l’efficienza operativa e l’esperienza del cliente. Purtroppo questo aumento non corrisponde a una crescita occupazionale dal momento che, secondo i dati della Banca d’Italia, il numero di addetti è diminuito dai 284.400 del 2021 ai 273.800 del 2023. Anche se il settore bancario e assicurativo prevede l’inserimento di oltre 10.000 professionisti con competenze tecnologiche avanzate con un focus sull’intelligenza artificiale.
Anche due delle filiere più famose del made in Italy come la moda e il design arredo hanno registrato le maggiori perdite in termini di forza lavoro, rispettivamente -28.500 e -25.000 addetti, ma stanno integrando competenze digitali per innovare e competere a livello globale. L’adozione di tecnologie come l’e-commerce avanzato, la realtà aumentata per la visualizzazione dei prodotti e l’analisi dei big data per anticipare le tendenze richiede professionisti con competenze specifiche, spesso acquisite attraverso percorsi formativi non tradizionali.
Il tasso di disoccupazione in Italia ha subito variazioni significative, i dati Istat presentano un picco del 12,9% nel 2014, per poi diminuire al 9,9% nel 2019 e arrivare al 6,2% nel dicembre 2024. Persistono, tuttavia, forti disparità regionali. Ad esempio nel 2013, il tasso di disoccupazione in Italia variava tra il 4,4% della Provincia di Bolzano e il 22,2% della Calabria, mentre oggi Bolzano è arrivata a un tasso di disoccupazione di 2,3%, uno tra i più bassi d’Italia e d’Europa.
Il decennio passato ha evidenziato una trasformazione strutturale del mercato del lavoro italiano, con una crescente predominanza del settore terziario e una flessione dell’industria e dell’agricoltura. Le sfide future includono la riduzione delle disparità regionali, la promozione di occupazioni stabili e la valorizzazione delle competenze per adattarsi a un mercato in continua evoluzione.
Si potrebbe aggiungere un’ulteriore difficoltà da affrontare, soprattutto per la manifattura, ovvero la guerra dei dazi che può dimostrarsi molto complicata per l’Italia. Le nostre esportazioni verso gli Stati Uniti pesano 67 miliardi ed è palese che se dovessero essere soggette a pesanti tariffe ciò sarebbe penalizzante per la nostra economia e di conseguenza per l’occupazione lavorativa.
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