In Italia, il panorama delle retribuzioni è variegato e dipende da diversi fattori, tra cui l’industria di appartenenza, l’esperienza professionale, il livello di istruzione e la posizione geografica. Alcuni settori si distinguono per le retribuzioni più alte, attrattive per chi cerca una carriera remunerativa. Tuttavia, nonostante l’importanza dello stipendio, altri fattori come la soddisfazione personale, l’equilibrio tra vita privata e lavoro e la stabilità occupazionale giocano un ruolo cruciale nella decisione di cambiare o meno il lavoro.



Infatti, il rapporto tra retribuzione, soddisfazione lavorativa ed engagement rimane complesso e sfaccettato, soprattutto in un contesto economico caratterizzato da inflazione e incertezze. Secondo il Salary Satisfaction Report 2024 dell’osservatorio JobPricing, realizzato in collaborazione con InfoJobs, che ha intervistato 4.423 lavoratori dipendenti, i lavoratori italiani sono generalmente insoddisfatti del loro pacchetto retributivo e solo il 36,2% degli intervistati considera il proprio stipendio adeguato, anche per via dell’inflazione che porta alla perdita del potere d’acquisto (l’inflazione media nel 2023 è stata del 5,6%). È emerso anche che l’indice di meritocrazia ha registrato il valore più basso in assoluto, con un’insoddisfazione diffusa in tutte le fasce di lavoratori, a eccezione dei dirigenti. Inoltre, le donne si sentono ancora discriminate: equità, meritocrazia e collegamento tra performance e retribuzione sono indici in cui le donne mostrano maggiore insoddisfazione rispetto agli uomini. La differenza maggiore in termini di gender pay gap si rileva tra gli impiegati (9,8%), quella più contenuta tra i quadri e i dirigenti (5,5%).



Dal quadro emerso deriva che oltre l’85% delle persone intervistate sarebbe disponibile a cambiare lavoro e quasi il 50% crede di poter migliorare la propria soddisfazione solo cambiando azienda. Ma la decisione di cambiare lavoro non è sempre legata a maggiori offerte monetarie e l’insoddisfazione può derivare da vari fattori, come aspettative non rispettate riguardo a crescita professionale, flessibilità oraria, relazioni con i colleghi e contenuto del lavoro. Mantenere il proprio posto attuale riflette spesso una situazione di benessere complessivo, determinata più dagli elementi intangibili piuttosto che dalla retribuzione monetaria.



I dati JobPricing raccolti nel 2022 e 2023 sono stati resi rappresentativi dell’universo dei lavoratori dipendenti del settore privato, che è composto per l’1,2% da dirigenti, il 4,3% da quadri, il 38,5% da impiegati e il 56,1% da operai. La Retribuzione Annua Lorda (RAL, che include solo le retribuzioni fisse) media nazionale 2023 è di 30.838 euro. La media per i dirigenti è di 104.778 euro, la media dei quadri di 56.416 euro, gli impiegati si attestano in media a 32.685 e infine gli operai a 26.074 euro.

Analizzando nello specifico le varie industries dove si offrono retribuzioni elevate, il settore finanziario e bancario è storicamente uno dei più remunerativi in Italia. Ruoli come analisti finanziari, gestori di portafoglio e consulenti d’investimento possono percepire stipendi annui spesso superiori ai 100.000 euro lordi, oltre a bonus significativi legati alle performance. Anche l’industria tecnologica, essendo in rapida crescita, offre per figure specializzate come sviluppatori software, ingegneri informatici, esperti di sicurezza informatica e data scientist tra i 50.000 e i 100.000 euro lordi annui, con cifre più alte per ruoli dirigenziali o altamente specializzati e la domanda crescente di competenze digitali e tecnologiche spinge verso l’alto gli stipendi. Il terzo settore che offre retribuzioni più elevate è quello farmaceutico e delle biotecnologie dove i ruoli di ricercatori, chimici farmaceutici, direttori di produzione e manager delle vendite farmaceutiche possono facilmente superare i 70.000 euro annui, anche se questo settore richiede alte competenze specialistiche e una formazione avanzata. Non da meno il comparto degli avvocati, in particolare quelli specializzati in diritto commerciale, societario e fiscale, che lavorano nei grandi studi legali internazionali o in aziende multinazionali, possono percepire compensi che superano i 100.000 euro lordi annui, specialmente nelle grandi città come Milano e Roma. In ultimo, i professionisti del settore sanitario, in particolare i medici specialisti, i chirurghi e i direttori di clinica, sono tra i più pagati in Italia. I medici specializzati possono guadagnare tra i 60.000 e i 150.000 euro annui, a seconda della specializzazione e dell’esperienza.

D’altro canto, secondo la curva nazionale, il 90% degli stipendi è ancora inferiore a 37.856 euro. La descrizione dell’intera curva salariale di JobPricing mostra la concentrazione di quasi l’82,5% dei lavoratori sotto i 31.000 euro. In particolare, l’agricoltura paga in assoluto di meno con 25.198 euro rispetto alla media nazionale di 30.838 euro, poi troviamo i servizi alla persona (29.564 euro), il commercio (29.926 euro) e le costruzioni (27.896 euro). Geograficamente, una prima vista delle differenze retributive territoriali ci dice che fra nord e sud e isole vi è un gap di circa 3.667 euro in termini di RAL e di circa 4.214 euro in termini di RGA. Tra nord e centro, invece, il differenziale supera di poco i 1.189 euro di RAL e si attesta a circa 1.406 euro di RGA.

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