I dati mensili provvisori sul mercato del lavoro di marzo 2023 sono stati pubblicati ieri dall’Istat. L’occupazione è ancora in crescita, non di tanto (+0,1%, pari a +22mila unità) ma cresce, confermando la linea di tendenza positiva degli ultimi mesi. I disoccupati diminuiscono di 22.000 unità. Nel complesso il tasso di occupazione resta stabile, mentre il tasso di disoccupazione totale scende al 7,8%.
Nel confronto su base annuale (marzo 2023 rispetto a marzo 2022) l’occupazione è cresciuta di 297 mila unità (+1,3%). Uomini e donne mostrano una crescita dell’occupazione (+1,1 punti per gli uomini e +0,6 per le donne) che si associa al calo della disoccupazione (-0,7 e -0,1 punti) e dell’inattività (-0,6 punti per entrambe le componenti).
Sempre su base annua calano i lavoratori dipendenti a termine (-85.000) e crescono quelli a tempo indeterminato (+367.000). A marzo su 18 milioni e 356 mila dipendenti l’83,6% era assunto con un contratto a tempo indeterminato. Nei prossimi mesi vedremo se le misure introdotte dal Governo il primo di maggio faranno scendere questa percentuale o se continuerà a prevalere la tendenza di mercato a stabilizzare le posizioni dei lavoratori in un periodo di forte mobilità contrattuale.
Su base annua vale la pena di osservare anche l’andamento per classe di età. Sono gli over 50 a fare la parte del leone con una crescita di 343.000 occupati. Gli occupati nella classe di età 35-49 anni calano di 161.000 unità. Per la classe di età 35-49 anni i dati al netto della componente demografica fanno segnare una variazione percentuale positiva; significa che il calo della popolazione di riferimento è proporzionalmente più elevato del calo degli occupati.
Sempre al netto delle variazioni demografiche, i dati annuali migliori li segna la classe di età fra i 15 e i 34 anni che vede salire l’occupazione del 2,7% e scendere la disoccupazione del 4%.
Tiriamo qualche conclusione: la congiuntura è ancora buona, anche se il tasso di occupazione resta fra i più bassi d’Europa.
Le misure adottate dal Governo a inizio settimana prevedono una riduzione dei sussidi per gli occupabili e un aumento dei salari più bassi attraverso una riduzione (seppur temporanea) del cuneo fiscale e retributivo da luglio 2023. Si tratta di un’azione di redistribuzione dai disoccupati agli occupati di una parte del debito pubblico. La corsa dell’inflazione, tuttavia, può vanificare l’azione redistributiva e spingere ancora più giù il potere di acquisto sia dei salari che dei sussidi.
Anche le modifiche alle causali, che rendono più facile il contratto a termine, sono state presentate come un tentativo di allargare la partecipazione al mercato. Ma l’inflazione ha anche l’effetto di spingere i lavoratori a cercare salari più alti, spinta alla quale i datori di lavoro rispondono offrendo una quota più alta di contratti a tempo indeterminato, vale a dire offrendo maggiori garanzie di stabilità.
Nonostante le misure che cercano di ridurre l’età pensionabile, il mercato per gli over 50 sta vivendo un buon momento. L’onda demografica in calo nella classe di età 35-49 anni favorisce gli over 50 e aumenta la competizione dei datori di lavoro sulle figure professionali a elevata competenza.
Nei prossimi mesi vedremo come i segnali lanciati dal Governo, attraverso tanti gli interventi di politica del lavoro, verranno colti un mercato in piena trasformazione.
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