La prestigiosa Treccani definisce la cooperativa come quella “società caratterizzata dallo scopo mutualistico, la cui organizzazione sociale è fondata sul contributo in capitale e in lavoro di tutti i soci”. Caratteristica di tutte le cooperative è, o almeno dovrebbe esserlo,  “lo scopo di procurare ai soci, eliminando il profitto di elementi intermediari, un bene, un servizio, materie prime, lavoro, credito ecc., a condizioni più favorevoli di quelle che i singoli non associati potrebbero trovare sul mercato”. Se questo è storicamente vero e consolidato è, certamente, utile capire quale può essere, oggi, il ruolo del mondo cooperativo nella nostra società.



Ci aiutano in questa analisi le riflessioni emerse al Cnel alla presentazione del “Manifesto del lavoro cooperativo” di Legacoop, un documento nel quale l’associazione immagina le possibili linee d’intervento di questa realtà nel mondo del lavoro di oggi.

Emerge così che, se si esclude il lavoro agricolo, gli occupati nell’universo cooperativo rappresentano quasi il 10% del totale dell’occupazione di tutte le imprese italiane e che ben il 67% di questi lavoratori opera nelle cooperative associate a una delle tre maggiori organizzazioni di rappresentanza. Sotto il profilo della composizione dell’occupazione e della tipologia di lavoro offerto, l’analisi mostra, tuttavia, come prevedibile, differenze significative fra le cooperative aderenti a un’associazione di rappresentanza e quelle non aderenti.



Le donne, ad esempio, rappresentano il 60% dell’occupazione nelle cooperative associate a Legacoop rispetto al 43% nelle non associate. I lavoratori non comunitari si trovano invece in numero maggiore nelle cooperative non associate (18%) rispetto alla quota registrata in quelle associate (11%). I rapporti di lavoro a tempo indeterminato rappresentano poi l’80% nelle cooperative associate contro il 66% nelle non associate. I rapporti di lavoro a tempo determinato di durata inferiore a un anno non superano, altresì, il 10% nelle cooperative associate, rispetto al 35% nelle non associate. La retribuzione media giornaliera degli occupati nelle cooperative associate a Legacoop risulta, in questo quadro, maggiore di ben l’11% rispetto a quanto rilevato tra le cooperative non associate.



Si sottolinea come, in particolare, nel settore ricettivo e della ristorazione, dove nelle cooperative associate l’occupazione femminile rappresenta circa l’80% del totale, la differenza retributiva tra le operaie sfiora il 20% a favore di coloro che lavorano in una cooperativa associata. Allo stesso modo nel settore della logistica e trasporti, quello a maggior incidenza di lavoratori non comunitari, la differenza retributiva è del 12% a favore degli occupati nelle cooperative associate.

Numeri, questi, che ci dicono come le cooperative aderenti a una  rete associativa strutturata possono rappresentare, anche oggi, uno strumento efficace per  promuovere il diritto al lavoro e all’effettiva partecipazione delle persone, alla formazione e alla crescita professionale e retribuzioni proporzionate e sufficienti ad assicurare autonomia e dignità alle lavoratrici e ai lavoratori.

Contrastando, quindi, con sempre maggiore forza, chi utilizza, snaturando, questo, ormai “storico” luogo di partecipazione, ed emancipazione, dei lavoratori, molto le cooperative possono, probabilmente,  ancora dare agli uomini e alle donne del terzo millennio.

Dopo quasi oltre due secoli è, insomma, ancora attuale il messaggio della  prima Cooperativa della storia, nata nel 1844, in Inghilterra, nei sobborghi di Manchester, la “Società dei Probi Pionieri di Rochdale”, che era stata fondata da una ventina di persone allo scopo di “adottare provvedimenti per assicurare il benessere materiale e migliorare le condizioni familiari e sociali dei soci”.

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