L’Osservatorio della città metropolitana di Milano ha pubblicato alcuni dati sul mercato del lavoro nel primo semestre 2022. I dati sono positivi. I grafici mostrano una crescita costante. I nuovi contratti tornano a superare le 70.000 unità mensili. Il 2022 ha visto una ripresa netta delle attività connesse al turismo, con una stagione che si preannuncia migliore di quelle pre-Covid.



Nell’area della città metropolitana ci sono più di 20.000 datori di lavoro che ogni mese da gennaio 2022 continuano ad assumere. L’Osservatorio inoltre fa notare che la crescita dei contratti a termine non ha sostituito quelli a tempo indeterminato, anch’essi in crescita. I contratti a tempo indeterminato superano il valore di 20.000 al mese, contro i 50-55.000 al mese a tempo determinato.



Visto così, il dato del tempo determinato sembra prevalente, ma si deve ricordare che stiamo contando contratti nuovi. I contratti a termine, soprattutto quelli brevi (meno di tre giornate circa 15-20.000 al mese da gennaio 2022), si ripetono spesso, anche tutte le settimane, per coprire una singola mansione o posizione lavorativa (pensiamo, ad esempio, ai camerieri che lavorano solo nel fine settimana), mentre le posizioni a tempo indeterminato restano occupate e le vediamo come nuovi contratti solo quando vengono aperte nuove imprese o crescono quelle esistenti oppure quando sostituiscono pensionamenti, licenziamenti o persone che decidono di cambiare lavoro; si tratta di eventi decisamente meno frequenti. Se calcoliamo i saldi cumulati dei contratti a tempo indeterminato, ci accorgiamo che il loro contributo allo stock dei contratti a fine anno è positivo nei periodi di crescita, mentre il contributo allo stock dei contratti a termine fino a 12 mesi è, per definizione, pressoché nullo.



Riguardo al mancato spiazzamento, dobbiamo valutare il fatto che il contratto a termine è spesso utilizzato come un contratto di prova prima di stipularne uno a tempo indeterminato. Una crescita dei contratti a termine porta sempre con sé, seppure con un ritardo di alcuni mesi, alla crescita dei contratti a tempo indeterminato, sia attraverso il fenomeno della trasformazione contrattuale, sia mediante la stipula di nuovi contratti tra la stessa impresa e il lavoratore.

I dati di Milano sono coerenti con i dati nazionali pubblicati da Istat per il secondo trimestre 2022. Se andiamo al dato delle ore lavorate, un indicatore che riassume bene la crescita occupazionale effettiva al di là delle tipologie contrattuali, vediamo che la crescita del secondo trimestre è stata dell’1,3% rispetto al trimestre precedente e del 5,1% rispetto al secondo trimestre 2021. A livello nazionale gli occupati a termine sono cresciuti più velocemente di quelli a tempo indeterminato, ma i contratti a tempo indeterminato comunque sono cresciuti. Anche a livello nazionale non possiamo parlare di spiazzamento o di sostituzione, e anche livello nazionale vale quanto detto per Milano: la crescita dei tempi determinati è spesso un presupposto per la crescita del tempo indeterminato.

Certo il primo semestre è stato solo parzialmente interessato dalle tensioni sui prezzi dell’energia e in generale da fenomeni inflattivi, ed è quindi difficile prevedere un secondo semestre altrettanto positivo. Tuttavia, il mercato del lavoro ha dimostrato durante questa fase di ripresa di funzionare ancora.

Questo vale soprattutto per l’area metropolitana milanese, dove una ricca rete di intermediazione del lavoro e di formatori che sono in un rapporto di costante cooperazione con le imprese rende più facile colmare il mismatch fra domanda e offerta.

A livello milanese e ancora di più a livello nazionale pesano le difficoltà congiunturali e un mercato in restrizione demografica, dove nonostante ci siano meno giovani la loro partecipazione al mercato del lavoro cala. Il mercato del lavoro italiano resta problematico e richiede un intervento articolato di politica del lavoro.

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