Nei giorni scorsi è stato pubblicato da Sviluppo Lavoro Italia, la “nuova” Agenzia tecnica del ministero del Lavoro già Anpal Servizi e Italia Lavoro, un interessante, e utile, rapporto relativo alla domanda di lavoro per bacino dei Centri per l’impiego nel 2023. Lo studio si propone, nello specifico, di sintetizzare la complessità di diversi fenomeni osservati, ritagliando, di volta in volta, singole porzioni della realtà, per poi, in un secondo momento, procedere a una ricomposizione.
In particolare, nel report si analizzano sei dimensioni di indagine: la capacità dei territori di esprimere un fabbisogno di manodopera costante nel tempo, la presenza di imprese con saldi occupazionali positivi a carattere “permanente”, l’intensità della domanda di lavoro a carattere permanente, la quota di assunzioni di giovani e donne e l’incidenza delle assunzioni di lavoratori con elevate competenze (le cd “high skills”).
L’analisi conferma le “storiche” differenze territoriali nel nostro Paese: il Nord e alcune zone costiere del Centro presentano valori significativamente più alti rispetto al Mezzogiorno. Si conferma, quindi, una domanda di lavoro, in questi territori, che garantisce maggiori opportunità professionali per giovani e donne ed esprime, al contempo, una forte richiesta di competenze avanzate nei settori chiave dell’industria e dei servizi. In tale scenario, tuttavia, non mancano però delle eccezioni “positive” in alcune aree del Mezzogiorno dove si osservano performance in linea con quelle registrate al Centro-Nord.
Si registra, quindi, come il 70,2% delle aziende che hanno effettuato assunzioni l’anno precedente continua ad assumere anche l’anno successivo. La quota di assunzioni dei giovani con età inferiore ai 29 anni supera il 45% in alcuni territori del Nord, mentre in alcune aree del Mezzogiorno è inferiore al 20%.
Per quanto riguarda, poi, l’inserimento occupazionale delle donne, analizzato nel periodo che va dal III trimestre 2022 al II trimestre 2023, si osserva che alcuni territori del Mezzogiorno hanno percentuali tra le più elevate a livello nazionale pur permanendo, tuttavia, i noti ampi divari territoriali: la quota di contratti di lavoro destinati alle donne in alcune aree supera, infatti, il 50%, mentre in altri è al di sotto del 25%.
In questo contesto, partendo dai piccoli segnali incoraggianti registrati, si dovrebbe, insomma, già dalle prossime settimane, lavorare per rilanciare, ulteriormente, il lavoro nel nostro Paese provando, allo stesso tempo, a ridurre le disuguaglianze tra i territori e quelle che interessano, potremmo dire strutturalmente, i giovani e le donne.
Il Paese, o come direbbe la Premier la Nazione, cresce, infatti, solo se lo fa tutto insieme.
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