Sulla base dell’ultimo rapporto periodico curato da Anpal risulta che al 31 dicembre 2023 sono stati ben 1.929.289 le persone che sono entrate nel sistema delle “nuove” politiche attive del lavoro secondo le regole del Programma “europeo” GOL.
Si tratta di persone che hanno presentato una dichiarazione di immediata disponibilità (la cd DID) al lavoro e alle misure di politica attiva, si sono recati presso un Centro per l’impiego e sono stati “profilati” dopo un assessment quali-quantitativo e hanno, quindi, sottoscritto un patto di servizio personalizzato con l’individuazione di uno tra i quattro percorsi previsti dal programma.
Oltre la metà dei beneficiari è inserita nel percorso 1, che identifica le persone più vicine al mercato del lavoro. Il resto si distribuisce tra il percorso 2 di Aggiornamento e il percorso 3 di Riqualificazione (rispettivamente 25,5% e 19,8%), mentre è pari a solo il 3,5% la quota di coloro che necessitano di percorsi più complessi di Lavoro e inclusione (il percorso 4).
La componente femminile rappresenta il 55,8% dei presi in carico. In particolare, nelle regioni del Centro-Nord si osserva una presenza più accentuata di donne, con alcune che raggiungono e superano il 60% (Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Marche). La componente giovanile rappresenta, altresì, il 28,2% dei beneficiari, con valori regionali che vanno da un minimo pari al 16,1% in Liguria a valori vicini o superiori al 30% in Puglia, Sardegna, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Sicilia, Piemonte e Marche.
La percentuale di cittadini stranieri coinvolti nel Programma è pari, quindi, al 14,8%, con una forte connotazione territoriale. Infatti, nelle regioni del Mezzogiorno, a eccezione dell’Abruzzo (10,3%) e del Molise (8,2%), l’incidenza dei beneficiari “stranieri” è inferiore al 6%, toccando valori attorno al 4,5% in regioni come la Puglia, la Sicilia, la Campania e la Sardegna, mentre in alcune regioni del Nord questi valori sono addirittura superiori al 30%.
I dati fanno emergere poi come, al momento dell’ingresso nel Programma, circa il 38,3% dei beneficiari risulti disoccupato da almeno 6 mesi e il 32,6% da 12 mesi e oltre.
Si sottolinea, infine, come il 3,5% dei beneficiari presenti caratteristiche di particolare vulnerabilità, e fragilità, tali da richiedere degli interventi più complessi previsti nell’ambito del percorso 4 “Lavoro e inclusione”. Una percentuale maggiore si registra tra i più “adulti” (4,9%), gli stranieri (5,9%), i disoccupati da almeno 12 mesi (6,5%), i beneficiari con al più un titolo di terza media (5,8%) e quanti nell’anno precedente all’ingresso in GOL erano classificabile come inattivi (8,7%, esclusi gli studenti) o in cerca di prima occupazione (6,1%).
Nella medesima prospettiva è opportuno far emergere come gli ex percettori di Reddito di cittadinanza privi di NASpI (297.131 individui) risultino più lontani dal mercato del lavoro rispetto alla media (solo il 11,8% è nel percorso 1) e sono stati, quindi, indirizzati principalmente ai percorsi di “reskilling” (56,4%) e di lavoro e inclusione (9,4%).
La riforma del Reddito voluta dal Governo Meloni che ha portato alla definizione delle nuove misure contro la povertà (Adi e Sfl) si deve, insomma, leggere in questo quadro complesso e articolato nel quale emergono debolezze storiche del nostro mercato del lavoro e del nostro sistema di politiche attive del lavoro, e, già nei prossimi mesi, sarà chiamata a misurarsi con i dati emergenti dalla realtà delle vecchie, e nuove, povertà, e disuguaglianze, che attraversano, drammaticamente, il nostro Paese.
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