Qualcuno, tendenziosamente, a volte finge di dimenticarlo. Ma anche gli ultimi dati sul mercato occupazionale, elaborati dall’agenzia regionale VenetoLavoro, confermano un trend ormai accertato: in regione, nel periodo gennaio-maggio, a fronte di una sostanziale stabilità rispetto al 2022 delle assunzioni nel settore primario (+1%), si registra una crescita del 6% nei servizi e una flessione del 6% nell’industria. E il traino positivo è tutto rappresentato dal comparto del commercio e turismo (+12%), mentre nel secondario la domanda di lavoro risulta in calo soprattutto tra le altre industrie (-16%), in particolare in quelle della chimico-plastica (-20%) e, per quanto riguarda il metalmeccanico, nel comparto delle macchine elettriche (-20%). Il saldo del periodo è positivo e in aumento nel settore agricolo e nei principali ambiti del terziario, il che conferma un nuovo rafforzamento dei ritmi di crescita già osservati; è invece positivo ma in calo nel settore industriale, dove si assiste a un leggero rallentamento delle dinamiche espansive.



Il turismo, dunque, si conferma vero traino dell’economia e del mercato del lavoro nella regione più turistica d’Italia. Ma a livello nazionale la situazione non cambia, anzi. Secondo il Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal sarebbero circa 570 mila le assunzioni, a tempo indeterminato o determinato superiori a un mese, previste dalle imprese a giugno, e salirebbero a quasi 1,4 milioni entro agosto, con un incremento dell’1,5%, e del 2,8% sul corrispondente trimestre. In testa turismo e manifatturiero, rispettivamente con oltre 7 mila e 4 mila assunzioni in più, in flessione costruzioni, servizi alle persone, servizi finanziari e assicurativi e servizi informatici e delle telecomunicazioni.



A giugno resta alta la difficoltà nel reclutare personale, quasi la metà dei lavoratori ricercati, +6,8 su giugno 2022, ma è il turismo a offrire le maggiori opportunità di occupazione: oltre 164.000 i lavoratori ricercati, circa 353.000 entro agosto. “Il lavoro c’è, mancano i lavoratori: è un mismatch che mina la competitività delle imprese, costa 1,2% di Pil e 21 miliardi di euro”, ha detto il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini. “Le nostre imprese occupano 540.000 persone, ne potrebbero assumere altre 30.000, ma non trovano professionalità, dal sociosanitario all’area tecnico scientifica, dall’agroalimentare al trasporto e ai servizi turisti e culturali”.



Tornando al Veneto, il bilancio complessivo del mercato del lavoro dipendente privato nei primi cinque mesi del 2023 risulta positivo per 64.400 posti di lavoro: la migliore performance per il periodo gennaio-maggio dal 2019 a oggi. Nel singolo mese di maggio il saldo è stato pari a +20.700 posizioni, in linea con lo stesso periodo di entrambe le annualità precedenti. Anche la domanda di lavoro risulta la più sostenuta dal 2019, con 281.400 assunzioni in crescita del 2% sui primi cinque mesi del 2022. In maggio i nuovi ingressi sono stati 60.800, in calo del 5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente in cui il sistema economico e del lavoro regionale registrava performance particolarmente vivaci. Continuano, per contro, a rafforzarsi le trasformazioni a tempo indeterminato (+3%), mentre le cessazioni calano del 7%.

Nel tempo determinato il bilancio del periodo gennaio-maggio è positivo per 41.100 posizioni di lavoro; in corrispondenza a questa tipologia contrattuale si registra un aumento delle assunzioni del 4% sull’anno precedente, ma un calo del 4% in considerazione del solo mese di maggio. Per quanto riguarda il tempo indeterminato si registra un nuovo rafforzamento delle posizioni di lavoro, +22.100 nei primi cinque mesi dell’anno, di cui 3.500 a maggio, che va ricondotto soprattutto ai ritmi ancora vivaci delle stabilizzazioni dai contratti a termine (complessivamente 32.700, in crescita del 12% sul 2022). Le assunzioni a tempo indeterminato sono state invece 57.500 (circa 10.000 a maggio), pressoché in linea con l’anno precedente. In leggero rafforzamento anche le posizioni di lavoro in essere per l’apprendistato che, nonostante un leggero calo delle assunzioni, fa comunque registrare un saldo positivo di 1.200 unità.

Le assunzioni part-time nel periodo gennaio-maggio sono state 84.300 (pari al 30% del totale), in crescita del 6% rispetto all’anno precedente; tale incremento interessa più gli uomini (+7%) che le donne (+5%).

Con riferimento alle principali componenti socio-anagrafiche, la crescita delle posizioni di lavoro in essere registrata nella prima parte dell’anno risulta interessare, pur in maniera differenziata, i diversi gruppi di lavoratori. Il rafforzamento della domanda di lavoro è più marcato per gli stranieri (+8%) e nel mese di maggio questa componente è l’unica a segnare una situazione di stabilità a fronte della generale flessione delle assunzioni rispetto allo stesso mese del 2022. In crescita anche le assunzioni di giovani (+5%) e dei lavoratori più maturi (+7%).

La crescita delle posizioni di lavoro nei primi cinque mesi dell’anno si concentra nelle province di Venezia (+30.400 posizioni lavorative, di cui +11.700 nel solo mese di maggio) e Verona (+19.700 posti nel 2023 e + 4.400 nell’ultimo mese). Saldi comunque positivi, ma più contenuti, si registrano anche nelle altre province: +5.700 a Padova, +4.000 a Treviso, +3.800 a Vicenza e +3.000 a Rovigo. L’unica eccezione è rappresentata da Belluno che presenta un saldo negativo per 2.200 posti di lavoro, anche se nel mese di maggio il saldo è positivo per 800 unità. Rispetto all’anno precedente il flusso complessivo delle assunzioni risulta in crescita a Venezia (+12%) e Verona (+4%), ma è in diminuzione in tutte le altre province. Nel mese di maggio, a fronte di saldi positivi in linea con quelli del 2022, si registra una leggera flessione dei reclutamenti in tutte le province.

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