La Guerra europea tra Russia e Ucraina è, nel mondo globalizzato di oggi, una guerra, per molti aspetti, già dentro i nostri confini. La comunità ucraina è, infatti, la quarta straniera per numero di presenze nel nostro Paese.
Gli ucraini regolarmente soggiornanti in Italia sono, al 1° gennaio 2021, ben 223.489 e rappresentano il 6,6% dei non comunitari presenti. Si pensi, sempre nella medesima prospettiva, che la comunità ucraina in Italia è la più grande d’Europa, seguita da quella ceca, da quella tedesca e da quella spagnola.
Si deve sottolineare poi come l’elevata presenza di questa comunità in Lombardia e Campania, con una specifica concentrazione specifica nelle due grandi città metropolitane di Milano e Napoli, indichi un processo di stabilizzazione degli ucraini in questi territori da collegare, evidentemente, con le maggiori opportunità offerte in termini di reddito e occupazione.
Una comunità, peraltro, particolarmente “rosa” rappresentando le donne il 78,9% del totale e che la portano a essere quella con la quota più elevata del gentil sesso tra le principali comunità straniere in Italia.
Ma che fanno queste persone nel nostro Paese? In questo quadro è certamente utile il recente rapporto presentato, nei giorni scorsi, da Anpal e ministero del Lavoro. Nello specifico risultava, nel 2020, occupato il 61,3% della popolazione ucraina, tra i 15 e i 64 anni, presente in Italia, sebbene con un andamento tendenziale negativo rispetto all’anno precedente.
Si tratta, tuttavia, di una dinamica che rispecchia l’andamento complessivo rilevato sulla popolazione non comunitaria, ponendo in evidenza come molti lavoratori siano fuoriusciti dalla parte attiva della popolazione in conseguenza delle pesanti criticità del mercato del lavoro durante la crisi pandemica legata al Covid-19.
Questo accade sebbene la comunità ucraina in Italia presenti un livello di istruzione tendenzialmente più elevato rispetto alla media dei lavoratori non comunitari che vivono nel nostro Paese. Nello specifico i laureati rappresentano una quota del 21,3%, a fronte dell’11,4% registrato sul totale dei lavoratori extracomunitari, il 42,2% possiede invece un diploma (a fronte del 29% dei non comunitari), mentre “solo” il 36,5% è in possesso della sola licenza media (per i non comunitari la quota sfiora, di norma, il 60%).
Una diaspora, quella ucraina, che sembra, quindi, essere ben integrata nel nostro Paese e che potrà, certamente, giocare un ruolo importante nei processi di accoglienza e di inclusione, sociale ma anche lavorativa, di chi sta, in questi giorni, scappando da una guerra di cui ancora difficilmente si vede la fine.
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