È di pochi giorni fa la pubblicazione da parte di Inapp di alcune riflessioni sul difficile rapporto tra il mondo del lavoro e l’universo femminile.
Emerge, prima di tutto, che ben il 39,6% delle donne senza figli tra i 18 e i 49 anni considera la maternità, addirittura, un ostacolo, se non una vera e propria minaccia, alla permanenza o all’ingresso nel mercato del lavoro (contro il 27,4% degli uomini di pari età). Abbassando la fascia di età la preoccupazione, se possibile, aumenta: una donna su due (il 49,9%) tra i 18 e i 24 anni considera il diventare madre uno svantaggio per il proprio lavoro. Le cose non cambiano molto, ovviamente, per le madri con almeno un figlio: il 30,5% di queste considera un’ulteriore gravidanza un limite alle opportunità lavorative future (contro solo il 12,1% dei padri).
Più in generale, i dati ribadiscono, quindi, un diffuso pessimismo circa i “progetti riproduttivi” della popolazione almeno per il prossimo triennio. Poco più di un genitore su dieci fra i 18 e i 49 anni ipotizza di fare un altro figlio (11,1% dei padri e 12,5% delle madri). Ancora più scoraggianti sono le risposte di chi non ha ancora figli: pensa a un figlio nel prossimo triennio solo il 17,5% degli uomini e il 22,3% delle donne. Inoltre, più della metà dei giovani in cerca di occupazione fra i 18 e i 29 anni ritiene la nascita di un figlio un evento sfavorevole per il proprio ingresso nel mondo del lavoro (53,4%) e ciò conferma il trend italiano di ritardare l’evento della nascita del primo figlio oltre i 30 anni di età.
La nascita di un figlio, insomma, almeno secondo la ricerca di Inapp, si configura per la popolazione femminile come un evento che potrebbe agire negativamente sulla carriera professionale e sulle opportunità lavorative in maniera sensibilmente superiore rispetto agli uomini. I benefici di avere almeno un figlio non sembrano compensati dai costi, non solo in termini economici, ma anche di tempo e di limitazioni e rinunce. A ciò si aggiunge che sono soprattutto le donne ad abbandonare il mercato del lavoro dopo la nascita del primo figlio a causa delle persistenti difficoltà di conciliazione con la vita familiare, specialmente se con un basso titolo di studio.
È, quindi, oggi più di ieri, sempre più fondamentale superare l’odiosa contrapposizione tra maternità e lavoro attraverso politiche, il più integrate possibile, che lavorino per rafforzare il mercato del lavoro, i servizi e il sistema di welfare, sostenendo al contempo la genitorialità e la cura delle persone, specialmente le più bisognose come, ad esempio, i genitori anziani.
La Manovra finanziaria sarà misurata e giudicata, certamente, anche dalle risposte che l’Esecutivo vorrà dare a queste sfide cruciali. Se questa è una regola che vale per tutti, vale ancora di più per un Governo la cui leader si è sempre dichiarata, orgogliosamente, fin dalla campagna elettorale del 2022, donna e madre.
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