È di due giorni fa la nota congiunta sulle tendenze dell’occupazione negli ultimi tre mesi del 2020. Per quanto questi dati siano certamente utili per capire lo stato di salute del nostro mercato del lavoro ai tempi della pandemia da Covid-19, è altrettanto importante ricordarsi come il quadro sia, inevitabilmente, alterato dalle varie misure messe in campo per tutelare il lavoro (si pensi in particolare al massiccio ricorso alla Cig e il blocco dei licenziamenti).



Ciò premesso, nel quarto trimestre 2020 l’occupazione stimata, al netto degli effetti stagionali, è pari a 22 milioni 889 mila persone, in aumento in termini congiunturali (+0,2%, +54 mila unità), ma ancora in forte calo rispetto all’anno precedente pre-Covid (-1,8%, -414 mila). Allo stesso tempo riprende la diminuzione del numero di disoccupati, in termini sia congiunturali che tendenziali, che si associa, tuttavia, a un lieve aumento degli inattivi (che quindi non lavorano ma neanche lo cercano un lavoro) rispetto al trimestre precedente e a una nuova e più sostenuta crescita nel confronto annuale.



In questo quadro si registra, quindi, l’aumento congiunturale, e il calo tendenziale, del tasso di occupazione (+0,3 e -0,8 punti), il calo del tasso di disoccupazione (-0,5 punti in entrambi i confronti), l’aumento sia congiunturale (+0,1 punti), sia, soprattutto, tendenziale (+1,2 punti) del tasso di inattività.

Se si guardano poi a 12 mesi diminuisce la permanenza nell’occupazione (-0,9 punti), soprattutto per i giovani tra i 15 e i 34 anni e nel Nord. Il forte calo della permanenza nell’occupazione dei lavoratori con contratto a termine (-3,9 punti) in particolare porta quindi all’aumento verso la disoccupazione (+2,0 punti) e l’inattività (+1,9 punti).



A livello territoriale, alla diminuzione congiunturale nel Nord del tasso di occupazione (-0,1 punti) si contrappone l’aumento nel Mezzogiorno (+0,5 punti) e soprattutto nel Centro (+0,7 punti). Se altresì ci soffermiamo sul confronto tendenziale il calo del tasso di occupazione riguarda il Nord e il Centro (-1,7 e -0,4 rispettivamente) a fronte della stabilità nel Mezzogiorno.

L’aumento congiunturale dell’occupazione, in valore assoluto e nel tasso, è, dato assolutamente non scontato, maggiore per le donne che presentano anche un calo tendenziale meno accentuato. Si deve sottolineare, nello specifico, come la diminuzione della disoccupazione, e del relativo tasso, sia più forte per le donne. Nella medesima prospettiva, in termini congiunturali, il leggero calo dell’inattività riguarda solo le donne, a fronte della stabilità degli uomini, mentre il lieve aumento del tasso inattività coinvolge entrambe le componenti di genere. A livello tendenziale l’aumento dell’inattività è, un po’ a sorpresa, più forte per gli uomini sebbene il tasso maggiore rimanga alle donne.

Nel quarto trimestre 2020, in termini tendenziali, tra i giovani tra i 15 e i 34 anni si registra il più forte calo dell’occupazione e del relativo tasso (-6,0% e -2,2 punti, rispettivamente) associato all’aumento del tasso di disoccupazione e al più forte incremento di quello di inattività. Alla sostanziale stabilità congiunturale dell’occupazione in questa classe di età corrisponde tuttavia il più forte calo della disoccupazione e l’aumento dell’inattività sia nei valori assoluti, sia nei tassi.

Il quadro generale che esce, insomma, da quest’analisi sembra di un malato probabilmente meno grave di quanto ci si immaginasse, al netto della terapia in corso e di segnali anche parzialmente positivi/incoraggianti per alcuni specifici target.

La grande opportunità per guarire e tornare, addirittura, a una vita normale, forse addirittura migliore, sicuramente diversa, della precedente è certamente il Recovery plan. La sfida, però, non è solamente scriverlo bene, ma anche implementarlo bene. Solo così, infatti, le tante risorse a disposizione potranno guarire le ferite inferte dal Covid-19 a un mercato del lavoro, quello italiano, già sofferente.

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