Un andamento sinusoidale, quello del mercato occupazionale in Veneto nel 2022. Con una crescita concentrata nei settori che avevano sofferto maggiormente gli effetti della pandemia: turismo (+33% rispetto al 2021), calzaturiero (+48%) e occhialeria (+26%). L’industria guadagna nell’anno oltre 15.200 posti di lavoro, i servizi 14.800. Il calo è invece evidente in agricoltura, con un lento ma costante restringimento del lavoro dipendente (-600 posti di lavoro, assunzioni a -6%).
Complessivamente, il 2022 è stato comunque un anno positivo per il mercato del lavoro veneto, soprattutto nella prima parte dell’anno, con il rimbalzo post-Covid iniziato già nell’estate 2021. Il saldo tra assunzioni e cessazioni (dati VenetoLavoro) è pari a 29.500 posti di lavoro dipendente in più, meno del 2021, ma più del 2019 (26.900). Le assunzioni, complessivamente 616.200, sono cresciute del 14% rispetto allo scorso anno e del 4% sul 2019.
Il primo semestre dell’anno si è rivelato particolarmente positivo e ha registrato una crescita delle assunzioni pari al +31%, mentre nella seconda metà del 2022 i reclutamenti sono tornati su livelli analoghi a quelli del 2021, segnando mediamente un -2% e toccando a dicembre il valore minimo del -5%. Dicembre ha registrato una perdita di 13.100 posti di lavoro (fisiologica per il mese), superiore a quella registrata nel 2021 (-9.700) e a quella del 2019 (-12.100). La crescita del 2022 è determinata esclusivamente dai contratti a tempo indeterminato, aumentati nel corso dell’anno di 37.400 unità e del +26% in termini di domanda di lavoro, grazie soprattutto all’incremento delle trasformazioni da contratti di apprendistato (+12%) e a tempo determinato (+56%). Proprio in virtù di tali dinamiche, l’anno si chiude con un bilancio negativo sia per l’apprendistato, con 4.000 posizioni lavorative in meno, che per il tempo determinato (-3.900). Riguardo alle altre tipologie contrattuali, crescono le collaborazioni di lavoro subordinato (+32%) e il lavoro intermittente (+9%), mentre lavoro domestico (-12%) e tirocini di inserimento lavorativo (-17%) registrano una lieve flessione. La domanda di lavoro in somministrazione, diffusa nell’industria per il reperimento di profili operativi e intermedi, ha registrato fino al mese di novembre un aumento del +5%, con un saldo positivo di circa 1.600 posizioni lavorative in più.
La rinnovata mobilità in entrata e in uscita dal mercato del lavoro ha determinato anche un aumento delle cessazioni dei rapporti di lavoro (+17%), che in più della metà dei casi sono dovute alla conclusione di rapporti a termine. Le dimissioni costituiscono il 34% del totale e risultano in aumento del 17%, mentre i licenziamenti economici, individuali e collettivi, crescono del 45% rispetto al 2021, quando in parte ancora vigeva il divieto di licenziamento, ma hanno un peso assoluto marginale (24.200, appena il 4% del totale delle cessazioni). In lieve aumento anche i licenziamenti disciplinari (+6%).
Le province che hanno concentrato nell’anno il maggior numero di assunzioni sono state Venezia e Verona, che insieme hanno registrato oltre 307.000 reclutamenti, ovvero la metà del totale dei contratti stipulati complessivamente in Veneto, con una crescita rispettivamente del +29% e del +10% rispetto all’anno precedente. Quanto ai posti di lavoro creati spicca invece Padova, con 6.900 posti di lavoro in più nel corso dell’anno sui 29.500 guadagnati complessivamente in Veneto, seguita da Venezia e Verona (entrambe attorno a 5.900 posti di lavoro in più). Il Veneto centrale, a vocazione manifatturiera, presenta saldi più contenuti ma significativi in proporzione alla dimensione demografica, con Vicenza che vede crescere il suo bacino occupazionale di 4.800 posti e Treviso di 4.400. Rovigo e Belluno presentano valori in linea con il peso dei rispettivi territori: mille posti di lavoro in più e assunzioni stabili rispetto all’anno precedente a Rovigo, 600 posti in più e assunzioni in crescita del 6% a Belluno. Nel mese di dicembre, invece, assunzioni in calo ovunque tranne che a Venezia.
La ritrovata dinamicità del mercato del lavoro ha determinato anche un lieve aumento degli ingressi in disoccupazione: le dichiarazioni di immediata disponibilità (DID) presentate nel corso dell’anno sono state 140.100, in aumento del 12% rispetto al 2021. Al 31 dicembre 2022 i disoccupati iscritti ai Centri per l’impiego del Veneto sono complessivamente 317.500, cui si sommano 82.000 soggetti in sospensione perché occupati temporaneamente o perché in conservazione della condizione di disoccupazione per ragioni di reddito.
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