A gennaio 2024 sono diminuiti gli occupati in Italia; lo afferma Istat che ha pubblicato i risultati provvisori dell’indagine sulle forze lavoro. Il calo non è particolarmente elevato, si tratta di 34.000 unità (-0,1%) e coinvolge giovani, lavoratori a termine e autonomi, mentre crescono over 50 e donne.

Assestamento o discesa? A gennaio si concludono alcuni dei lavori stagionali attivati a dicembre in occasione delle festività natalizie ed è quindi comprensibile aspettarsi per gennaio (e anche per febbraio) un assestamento fisiologico verso il basso del numero degli occupati senza che questo comporti necessariamente l’avvio di un periodo di crisi.



Anche se la variazione non è alta, il tasso di occupazione arresta la sua crescita e si stabilizza al 61,8%. Il calo sarebbe un poco più alto, ma dati gli arrotondamenti lo scriviamo così. Se guardiamo all’evoluzione per classe di età, la fascia 50-64 anni è l’unica che mostra un aumento del tasso di occupazione che si associa alla crescita del tasso di disoccupazione e alla diminuzione di quello di inattività.



Detto in altri termini, gli over 50 che perdono il lavoro se ne cercano un altro, e addirittura quelli che cercano un lavoro crescono più che proporzionalmente; questo fa salire il tasso di disoccupazione assieme a quello di occupazione a scapito della inattività. Gli over 50 lavorano di più e sono più attivi di un tempo.

Se prendiamo i dati delle variazioni rispetto a gennaio del 2023 ci accorgiamo che tutto sommato l’anno è andato bene. Gli occupati sono cresciuti dell’1,6% (+362 mila). L’incremento dell’occupazione ha riguardato sia uomini che donne, mentre gli occupati tra i 35 e i 49 anni sono calati per effetto della dinamica demografica negativa. Rispetto a gennaio del 2023, calano sia il numero di persone in cerca di lavoro (-8,1%, pari a -162mila unità), sia quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-1,3%, pari a -157mila).



Proviamo a tirare qualche conclusione su questi dati provvisori e molto sintetici. La congiuntura è fiacca anche se non drammatica. La battuta d’arresto nella crescita occupazionale c’è, ma può essere spiegata da fattori stagionali; Istat stessa avverte che l’intervallo di confidenza al 95% della stima sul numero degli occupati oscilla fra più e meno 149.000, un fascia di oscillazione più alta della variazione che commentiamo; il che significa che la variazione potrebbe anche dipendere da fattori di campionamento. Nonostante l’avvertenza, possiamo scommettere che ci sarà discussione politica, il che, detto fra noi, non servirà a molto.

Se dalla congiuntura passiamo a considerazioni sui fondamentali del mercato, anche per questo mese l’occhio cade sui fattori demografici.

Come possiamo valutare il grande dinamismo degli over 50? La notizia, diciamolo subito, è solo in parte buona. L’età lavorativa si allunga, è un dato di fatto, e sempre più imprese ricorrono alla “pantere grigie” che compensano la velocità del giovane con l’esperienza dell’adulto. Ma dobbiamo anche considerare che l’elevata movimentazione di questa fascia di età spesso lascia sul campo disoccupati o inattivi con gravi problemi economici. Anche se la rilevazione che commentiamo qui non ne parla, sappiamo da altre rilevazioni Istat che i salari sono stati compressi dall’inflazione, e che la ricerca attiva del lavoro in queste fasce di età spesso è l’unica alternativa all’indigenza.

La politica attiva per queste fasce di età dovrebbe costruire strumenti articolati diversamente rispetto alle politiche di inserimento dei giovani, che hanno difficoltà e necessità difficilmente sovrapponibili, se si esclude il problema dei bassi salari di ingresso (o di reingresso) sul mercato.

In generale a soffrire dei problemi salariali e di instabilità lavorativa è la domanda interna. Sempre Istat segnala la diminuzione tendenziale del fatturato dell’industria tutta dovuta al calo della domanda interna, mentre il settore dei servizi cresce ancora ma più lentamente. Riusciranno il calo dell’inflazione, le riforme fiscali e la contrattazione a risollevare i salari reali e con essi la domanda interna? Speriamo.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI