Nel precedente contributo abbiamo commentato positivamente i numeri del Pil italiano nel secondo trimestre dell’anno, da poco aggiornati dall’Istat nella sua terza stima dei conti economici trimestrali. L’incremento reale dell’1,1% rispetto al trimestre precedente, il più elevato degli ultimi tre trimestri, e del 5% rispetto allo stesso trimestre del 2021 sono i due dati più importanti ai quali occorre però aggiungerne almeno altri tre:
– una crescita acquisita per l’anno in corso già al 3,6%;
– aver raggiunto già alla fine dello scorso anno il pieno recupero dei livelli pre-Covid;
– trovarci ora con un Pil maggiore dell’1,3% rispetto ai livelli pre-Covid.
In questa seconda puntata proseguiamo nell’analisi affrontando due aspetti:
– un confronto europeo per fare il punto sul grado di ripresa sia dei Paesi mediterranei che nel 2020 hanno subito gli effetti più consistenti del Covid, sia dei Paesi dell’Europa continentale e settentrionale nei quali le conseguenze sono state più limitate;
– il grado di ripresa italiano dal lato dell’offerta, esaminando sia gli effetti economici del Covid sui diversi settori produttivi sia il loro stato di salute al secondo trimestre 2022.
Rimandiamo invece a una terza puntata l’analisi dei consumi degli italiani, sempre basata sugli ultimi dati Istat.
Per quanto riguarda il confronto sulla caduta a causa del Covid e sulla successiva ripresa nei principali paesi dell’Unione europea, ci basiamo sulla sintesi che è resa possibile dal Grafico 1.
Grafico 1 – Punti % di caduta del Pil reale per la pandemia e loro recupero sino al II trimestre 2022
Gli istogrammi del grafico riportano, in base ai dati Eurostat, la caduta percentuale del Pil reale nella fase peggiore del Covid, la prima ondata avvenuta nel primo semestre del 2020. Essa è rappresentata per tutti i Paesi dall’istogramma blu, con eccezione della Spagna per la quale occorre sommarvi anche la parte rossa, dato che questo Paese è l’unico nel quale il recupero avvenuto sino a tutto il secondo trimestre 2022 non è stato completo. Il grafico va letto dunque nel seguente modo:
– in Spagna il Covid ha prodotto nel 2020 una caduta del Pil del 22,3%, di cui 20,1 punti sono stati recuperati mentre 2,2 debbono ancora esserlo;
– il Portogallo invece il Covid ha prodotto una caduta di 18,8 punti, che non solo sono stati interamente recuperati, ma il Paese ha sinora registrato anche un crescita ulteriore pari a 2,0 punti;
– tutti i restanti Paesi hanno conseguito un pieno recupero e tutti, tranne la Germania, anche una crescita addizionale. Per l’Italia essa è stata di 1,3 punti, un dato più elevato rispetto alle altre maggiori economie dell’Unione: Francia 0,9 punti, Germania zero.
L’Italia fa parte dei Paesi mediterranei che più hanno subito gli effetti economici del Covid (con una caduta compresa tra il 17% e il 22%) ed è tra essi il Paese con la maggior crescita addizionale dopo il Portogallo. Invece nei Paesi del centro e nord Europa in cui gli effetti del Covid sono stati minori (dal 6% della Finlandia all’11% della Germania) il recupero è stato più veloce e più consistente, con una maggiore crescita aggiuntiva (+4 punti la Finlandia, +5 la Svezia e quasi +6 l’Olanda). La Germania, che ha registrato un basso impatto del Covid, è riuscita appena a recuperarlo e appare un’interessante anomalia, dato che figura nella coda dei Paesi per crescita complessiva nell’ultimo biennio. Che sia destinata a ritornare il malato economico d’Europa, come già avvenne all’inizio del millennio?
Non potendolo sostenere, né smentire volgiamo lo sguardo all’Italia e cerchiamo di capire da quali settori è pervenuta la crescita addizionale rispetto al completo recupero degli effetti economici del covid. Il Grafico 2 è costruito col medesimo criterio del Grafico 1 e ci dice in sintesi che tutta la crescita addizionale è stata generata dall’industria.
Grafico 2 – Punti % di caduta del valore aggiunto reale per la pandemia nei settori dell’economia italiana e loro recupero sino al II trim. 2022
I tre macrosettori del sistema produttivo, primario, secondario e terziario, hanno avuto infatti conseguenze molto differenti a seguito del Covid e percorsi di recupero altrettanto divergenti. In particolare:
– Nella fase di caduta del Pil dovuta al Covid l’industria ha perso il 25% del suo valore aggiunto reale, mentre i servizi meno del 15% e l’agricoltura, favorita dal fatto di essere realizzata all’aria aperta e senza problemi di distanziamento particolarmente rilevanti, solo il 6%.
– Nella fase di ripresa, tuttavia, l’industria non solo ha recuperato tutta la caduta, ma vi ha aggiunto sei punti ulteriori di crescita, mentre i servizi hanno appena completato il recupero e l’agricoltura è rimasta al palo, non recuperando quasi nulla della caduta. Ma qui le ragioni, che andranno approfondite, non sono assolutamente legate al Covid e occorre invece chiederci quanto dipendano dalla siccità e dai drammatici cambiamenti climatici.
Riguardo all’industria e ai servizi possiamo andare più in dettaglio, esaminando i singoli sottosettori. Riguardo all’industria, ad esempio, il Grafico 3 ci dice che la crescita addizionale del 6% rispetto ai livelli pre-Covid è quasi interamente dovuta alle costruzioni e solo in misura limitata all’industria in senso stretto (manifatturiera più energia), mentre entrambe erano cadute in maniera molto simile durante il Covid. Il settore delle costruzioni ha avuto un vero e proprio boom, aggiungendo al recupero della caduta del 27% durante il Covid una crescita aggiuntiva superiore a un altro 27%.
Grafico 3 – Punti % di caduta del valore aggiunto reale per la pandemia nell’industria italiana e loro recupero sino al II trim. 2022
Più variegato invece il panorama relativo alle componenti dei servizi. Nel loro insieme essi hanno appena recuperato il livello pre-Covid, tuttavia con dinamiche molto differenti al loro interno, come mostrato dal Grafico 4:
– Il settore del commercio, trasporti e alloggi era stato quello più colpito, perdendo ben 30 punti percentuali. Tuttavia 29 di quei 30 punti sono stati recuperati.
– Tre settori che erano stati poco colpiti dal Covid hanno invece visto di recente una notevole crescita: le attività professionali, quelle immobiliari e i servizi di informazione e comunicazione.
– Due soli settori appaiono al momento distanti dal completo recupero: i servizi finanziari e assicurativi, da un lato, e la classe residuale degli altri servizi, dall’altro lato.
Grafico 4 – Punti % di caduta del valore aggiunto reale per la pandemia nei servizi italiani e loro recupero sino al II trim. 2022
Ovviamente tutti questi sottosettori hanno un peso differente nella creazione di valore aggiunto dell’economia italiana, pertanto conviene scattare una foto di sintesi del sistema produttivo italiano alla metà del 2022, sperando che possa essere utile a chi dovrà valutare quale politica economica possa essere più opportuna.
Grafico 5 – I settori dell’economia italiana per contributo al valore aggiunto del II trim. 2022 e grado di recupero post-Covid
Questa foto è il grafico 5, nel quale la dimensione delle fette di torta è il contributo di ogni sottosettore al valore aggiunto del secondo trimestre mentre il colore ne descrive lo stato di salute:
– verde intenso per i settori con grande crescita post recupero;
– verde medio per i settori che hanno comunque più che recuperato;
– verde pallido per chi si appresta a tagliare il traguardo del pieno recupero;
– rosa pallido per chi vi è vicino;
– rosa medio per chi vi è non troppo distante;
– granata per chi vi è ancora molto distante (l’agricoltura, come già detto, ma per ragioni palesemente non Covid)
Nella prossima puntata, che sarà la terza, faremo un bilancio simile dei consumi degli italiani.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.