Dopo il quarto trimestre del 2022 in cui il Pil reale dell’Italia era lievemente diminuito rispetto al trimestre precedente, i dati preliminari comunicati ieri dall’Istat e relativi al primo trimestre del nuovo anno evidenziano una ripresa a ritmi inattesi della crescita. Infatti, l’incremento congiunturale è di mezzo punto pieno, più elevato rispetto a tutti i trimestri dello scorso anno tranne quello primaverile. Invece la crescita tendenziale, dunque l’incremento rispetto allo stesso trimestre del 2022, è stimata nell’1,8%, in crescita rispetto all’1,4% relativo al trimestre scorso, e ovviamente minore rispetto ai restanti trimestri del 2022 i quali beneficiavano ancora della consistente risalita dagli effetti del Covid.
A livello europeo i dati non sono altrettanto positivi: l’Eurostat stima infatti, in base ai Paesi più veloci a comunicare i loro dati preliminari, una crescita dello 0,3% rispetto al trimestre precedente per l’intera Unione europea, ma solo dello 0,1% per l’Eurozona a causa del dato negativo riportato dalla Germania, un tempo locomotrice europea, che è infatti rimasto fermo al livello del trimestre precedente a fronte di aspettative di crescita nelle previsioni di consenso di un +0,2%. La stazionarietà del primo trimestre fa seguito a un calo di mezzo punto nell’ultimo trimestre 2022, accresciuta nelle nuove stime rispetto al -0,4% delle stime precedenti, e porta in negativo il dato tendenziale del primo trimestre, pari al -0,1%.
Per quanto riguarda gli altri maggiori Paesi dell’Unione che hanno già pubblicato le stime preliminari, riportano variazioni positive rispetto al trimestre precedente, la Francia (+0,2%), la Spagna< (+0,5%) e e il Portogallo, Paese a questo punto da crescita record, col +1,6%.
Su base annua, rispetto allo stesso trimestre del 2022, sia l’Unione europea che l’Eurozona hanno registrato un +1,3%, dunque molto minore dell’1,8% dell’Italia. Hanno fatto peggio della media la Germania, come già visto col suo segno meno, la Svezia, con il +0,4% e la Francia col +0,8%. Invece per il Portogallo, il suo +1,6% congiunturale corrisponde a un +2,5% tendenziale, se l’istituto portoghese di statistica non ha corretto le sue stime relative ai trimestri precedenti, e in maniera analoga il +0,5% congiunturale della Spagna corrisponde a un +3,1% tendenziale, anche in questo caso se l’istituto spagnolo di statistica non ha corretto le sue stime relative ai trimestri precedenti.
La sintesi di questi numeri è che la crescita maggiore si ha nei Paesi mediterranei ed essa tende ad attenuarsi sino a scomparire quando ci si sposta a nord delle Alpi, una narrazione che sembra smentire la vecchia narrazione dei paesi del Club Méditerranée. E poiché la maggior crescita favorisce anche la tenuta dei conti pubblici questa nuova narrazione potrebbe in futuro cancellare anche la vecchia narrazione negativa sui Paesi cosiddetti Pigs, i paesi prodighi e dalla finanza pubblica perennemente in dissesto, rispetto ai Paesi sedicenti frugali dell’Europa continentale e nordica.
Ma veniamo più in dettaglio sul dato italiano. Secondo l’Istat la crescita sarebbe dovuta dal lato dell’offerta sia ai settori industriali che a quelli dei servizi, a fronte di una stazionarietà del solo settore primario, mentre dal lato della domanda vi sarebbe stata un crescita sia delle componenti domestiche che della domanda estera netta.
Rispetto ai dati sinora esaminati tuttavia quello di gran lunga migliore è il tasso di crescita acquisito per il 2023, stimato ora allo 0,8% grazie alla ripresa di inizio anno. Il +0,8% della variazione acquisita, cioè quella che si otterrebbe se nei prossimi tre trimestri il Pil reale rimanesse immobile, è infatti già poco sotto le stime indicate dal Governo nel Def: il +0,9% indicato nel quadro tendenziale, cioè a politiche invariate, e +1% in quello programmatico che tiene conto delle misure che l’esecutivo intende adottare. Se al +0,8% acquisito si aggiunge la certezza che le tendenze recessive prodotte dal boom di prezzi energetici conseguente all’invasione russa dell’Ucraina sono definitivamente superate e se a esso si sommano anche le aspettative di un proseguimento della crescita del primo trimestre, inattesa nella sua portata, il risultato è che un obiettivo di crescita dell’Italia all’1,5% per l’intero anno sembra essere assolutamente alla portata.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.