Il 3% di quel 13% complessivo di Pil prodotto dall’industria italiana del turismo è merito del turismo di lusso: circa 60 miliardi, per il 25% della spesa dei turisti. Il dato è emerso alla presentazione di “Turismo di Alta Gamma. Leva strategica per l’Italia” (realizzato da Altagamma con la collaborazione di Bain & Company, Boston Consulting Group, Enit e Global Blue), un volume che fotografa la situazione del segmento.
Il turismo di lusso non sarà forse al primo posto nell’agenda degli interventi pubblici per il rilancio del settore, ma non si può ignorare che chi viaggia in top class e sceglie strutture di eccellenza per il suo soggiorno finisce con lo spendere nove volte più della media. “E non si può dimenticare nemmeno – ha detto Matteo Lunelli, presidente di Cantine Ferrari ma anche di Fondazione Altagamma (107 imprese dell’alta impresa culturale e creativa) – che un hotel cinque stelle impiega mediamente il doppio dei dipendenti rispetto ad alberghi di categoria inferiore”.
Il libro chiarisce che normalmente i turisti spendono il 58% fra shopping e ristorazione, ma non tutti i turisti sono uguali: quelli altospendenti arrivano al 72%, e chi alloggia a 5 stelle spende oltre 9 volte più della media per il proprio viaggio (inclusa la spesa sul territorio). Insomma, il turismo di alta gamma rappresenta meno dell’1% delle imprese di soggiorno e il 3% delle notti, dall’altro genera però il 15% del fatturato totale dell’ospitalità e il 25% della spesa turistica totale. Senza considerare l’effetto traino indotto a tutta la filiera ricettiva, culturale, ricreativa, di servizi e territori. Un po’ come accade tra Formula 1 e industria dell’auto, dove spesso la ricerca e le soluzioni adottate dalla prima ricadono beneficamente sulla seconda.
Ma anche per il lusso non basta più contare sull’ospitata di vip e celebrity (che tra l’altro quasi sempre sono protette da una privacy che non consente alcuna comunicazione), o sull’attrazione delle location. Oggi ci sarebbe molto da fare, e quei 60 miliardi prodotti potrebbero diventare 100. Il libro fornisce una road map finalizzata alla crescita del segmento, tale da riuscire a intercettare ben più degli attuali tre turisti su 10, specie quei numerosi turisti cinesi milionari che ancora non hanno visitato l’Italia (circa l’80%) o quegli italiani “di nicchia” che oggi scelgono l’estero. Il vademecum per gli interventi passa dall’implementazione della qualità e della diffusione di hotel di eccellenza, alla diversificazione dell’offerta turistica, alla mobilità innovativa ed esclusiva, alle scuole di alta formazione turistica, alla destagionalizzazione attraverso eventi, ad un piano di accelerazione sui turisti asiatici.
“Il turismo di alta gamma ha una naturale vocazione per l’internazionalizzazione, basti pensare che sono gli stranieri a garantire l’80% della spesa del settore”, ha dichiarato il ministro del Turismo Massimo Garavaglia, in apertura dell’incontro. “Ci sono hotel e resort che rappresentano al meglio lo stile dell’accoglienza italiana nel mondo e che accolgono turisti nazionali e internazionali di alta fascia”.
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