Nel 2023, secondo i dati dell’Italian Hotel Investment report di EY, gli investimenti nel settore alberghiero si sono attestati a 1,6 miliardi (in linea con il 2022), con 12 operazioni nell’ambito degli hotel a 5 stelle e 61 nel segmento 4 stelle. Le città protagoniste per volumi investiti sono state Roma (25% del totale), Milano (8%), Firenze (3%) e Venezia (2%). Nel 2024 si prevede che gli investitori continueranno a interessarsi al mercato resort (mare, montagna o laghi) che negli ultimi anni ha visto un evidente miglioramento di performance e presenta maggiori opportunità per il riposizionamento verso 5 stelle e lusso e rebranding del prodotto alberghiero”. Il post di Marco Zalamena, head of hospitality di EY Italia, riassume bene le conclusioni del nuovo studio di Ernst & Young, network mondiale di servizi professionali di consulenza direzionale, revisione contabile, fiscalità, transaction e formazione, che fotografa la performance annuale del mercato alberghiero italiano.
Dunque gli investimenti alberghieri in Italia valgono 1,6 miliardi di euro e circa 10 mila camere vendute, numeri inferiori a quelli del 2019, ma allineati alla media del decennio. Con un’evidente novità: gli investitori domestici l’anno scorso sono saliti al 54% sul totale valore delle transazioni, più del doppio rispetto al 2022. Una prevalenza di fusioni e acquisizioni di marca italiana (nonostante le incertezze dovute ai tassi di interesse, ai costi di finanziamento e alla situazione geopolitica) che non si registrava dal 2016. Il restante 46% è quindi riservato alle transazioni che hanno coinvolto acquirenti internazionali, soprattutto europei (Francia e Uk). Gli investitori nazionali sono stati prevalentemente family office e operatori, quelli europei operatori, fondi di private equity e istituzionali, quelli provenienti da Stati Uniti e Canada principalmente private equity.
Il report Italy hotel investment evidenzia anche un aumento delle transazioni di piccoli asset in destinazioni secondarie e regionali, e conferma un crescente interesse degli investitori per le destinazioni turistiche (45% del totale), concentrato su proprietà a valore aggiunto (46% delle transazioni), cioè conversioni o rebranding di hotel esistenti. Le quattro grandi città citate da Zalamena hanno rappresentato il 38% degli investimenti totali. Roma si conferma in testa, con vendite per 412 milioni di euro. Le altre città hanno rappresentato il 16%. La quota maggiore è appannaggio delle destinazioni turistiche (46%). È l’upper scale, il segmento lusso, però, ad alimentare il volume degli investimenti (43%), nonostante rappresenti solo il 7% delle camere.
“Ci aspettiamo una conferma dell’interesse da parte degli investitori verso il mercato resort (sia mare, montagna, laghi) che ha avuto negli ultimi anni significativi incrementi di performance e presenta maggiori opportunità di riposizionamento verso 5 stelle e lusso”, ha commentato ancora Zalamena.
Nel 2023 il settore alberghiero ha complessivamente dimostrato una consistente resilienza, con il RevPar giunto a superare del 41% i livelli del 2019. In ripresa anche le strutture urban, spinte dalla ripresa dei viaggi d’affari. Sulla scorta del trend dimostrato l’anno scorso, le aspettative per questo 2024 sono piuttosto positive, così come l’interesse degli investitori, motivato dall’attesa della riduzione prevista del costo del denaro. Certo è che l’Italia attira attenzioni, volte soprattutto ad asset importanti, specie nei segmenti d’alta gamma e nelle destinazioni con più appeal.
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