Se i romani costantemente si lamentano per l’invasione dei turisti, attratti dai grandi eventi ma anche e forse soprattutto dall’intramontabile appeal della grande bellezza, il prossimo Giubileo 2025 (che l’altro giorno il Papa, in Campidoglio, ha detto sarà occasione per avvicinare il centro alle periferie, in tutti i sensi) e le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 saranno due catallizzatori turistici davvero globali.
Secondo le stime Isnart, l’Istituto nazionale ricerche turistiche, per entrambi gli eventi emerge il rischio saturazione: per il Giubileo sono previsti 35 milioni di arrivi turistici che genereranno 105 milioni di presenze, con un raddoppio atteso dei flussi per una spesa turistica di 16,7 miliardi di euro. Per le Olimpiadi Milano-Cortina, sono previsti 513 mila arrivi, +34% rispetto allo stesso periodo del 2023, per 1,8 milioni di presenze e una spesa turistica di 281 milioni di euro.
Sono prospettive che rilanciano una volta di più il peso della travel & hospitality industry italiana, che valeva il 13% del Pil, ma che nel futuro prossimo venturo è destinata a raggiungere nuove percentuali. Già i dati del turismo nel 2023 – con 852 milioni di presenze – hanno dimostrato “che l’Italia è riuscita a salire sul secondo gradino del podio, siamo la meta europea più ambita, è un risultato importante – ha commentato il ministro al Turismo Daniela Santanchè -. Nel 2022 l’Italia era in quarta posizione. Questo ci fa capire come il mondo ci vede. Con Giubileo e Olimpiadi abbiamo la possibilità anche di destagionalizzare i flussi ed estenderli a tutta la nazione”.
Bello, ma c’è un però… “Un fattore di debolezza per le nostre imprese è anche quello legato alla disponibilità di personale da collocare in azienda. Su quasi un milione e 146mila entrate di personale programmate nel 2023, il 47,7% era difficile da reperire, nel 31,7% dei casi per mancanza di candidati. Il turismo è uno di quei settori in cui la difficoltà a trovare candidati è diventata quasi di tipo strutturale, considerando che la quota della difficoltà di reperimento nel 2019 era al 24,6%, inferiore quindi alla media 26,4%”, ha dichiarato Andrea Prete, presidente di Unioncamere.
L’Osservatorio terziario e lavoro dell’ufficio studi di Confcommercio informa che nel 2023 il settore del terziario ha raggiunto la quota di oltre il 50% dell’occupazione totale: il comparto dei servizi si è rivelato l’unico in grado di assicurare una crescita occupazionale robusta, in parte “fungendo da ammortizzatore sociale attraverso un parziale riassorbimento della forza lavoro espulsa dal comparto della manifattura industriale”, come riporta l’agenzia Italpress. Secondo l’Osservatorio, il settore dei servizi è stato in grado di sviluppare funzioni nuove all’interno del variegato mondo del terziario di mercato, creando opportunità nel settore della logistica, dei servizi turistici, delle attività professionali, scientifiche e tecniche e dei servizi alle imprese, senza dimenticare l’espansione dei servizi sanitari privati. Nel complesso, quindi, l’occupazione nelle attività terziarie, considerando anche la Pa, è venuta a rappresentare quasi il 73% del totale, con un incremento cumulato, nel trentennio considerato, di oltre 3,3 milioni di unità di lavoro. Dentro i servizi, l’area Confcommercio, cioè il terziario di mercato, è stata ancora più dinamica, creando 3,45 milioni di posti di lavoro.
In particolare, tra giugno 2019 e giugno 2023 si registrano 2,6 milioni di lavoratori in più, con circa il 78% di questo incremento concentrato nei servizi, sfiorando i 2 milioni unità. La crescita si compone per l’87% di lavoratori dipendenti e per il 13% di lavoratori indipendenti; il 98,5% e il 75% rispettivamente degli indipendenti e dei dipendenti appartiene al terziario di mercato. Fondamentale il ruolo della partecipazione femminile. L’Italia soffre di un ritardo strutturale riguardo alla partecipazione femminile al mercato del lavoro, il cui tasso di attività risulta inferiore di oltre dodici punti rispetto alla media europea (49,3% contro 61,8%). Per Confcommercio è dalla crescita del tasso di partecipazione femminile che può giungere il maggiore impulso all’incremento del prodotto potenziale e, quindi, alla crescita del benessere economico nel complesso del sistema Italia.
Resta però qualche ombra anche per quel che riguarda la mancanza di lavoratori in alcuni settori come il turismo. “Nel nostro Paese l’occupazione cresce grazie al terziario di mercato, cioè commercio, turismo, servizi, trasporti. Settori che, complessivamente, garantiscono oltre il 50% del totale degli occupati. Tuttavia mancano 170mila lavoratori, soprattutto nel comparto turistico, per mancanza di competenze specifiche”, ha commentato il Presidente Carlo Sangalli. “Servono più politiche attive, più formazione per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro”, ha aggiunto.
Per Confcommercio certi ritardi dell’Italia sarebbero “attribuibili a un insieme di debolezze e fragilità strutturali – sul piano della diffusione del progresso tecnico, dell’efficienza organizzativa, delle skills e della formazione della forza lavoro, della qualità del management pubblico e delle istituzione e in generale di tutti i fattori propulsivi della crescita – che condannano il nostro sistema produttivo a muoversi su dinamiche marginali e insufficienti, in un’ottica distributiva, a remunerare adeguatamente il fattore lavoro sotto il profilo dei redditi, con ripercussioni negative sulla spesa per consumi, principale componente della produzione di ricchezza”.
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