L’inflazione era stata messa in conto, il caro-vacanza pure, però forse non era stato previsto l’effetto del meteo estremo e degli incendi, fattori che hanno trovato più che disponibile l’enfasi dei media e che hanno offerto spunti agli immancabili detrattori del turismo italiano. Così, a fronte di risultati più che positivi in buona parte delle regioni, sia nelle destinazioni vocate, quali mare, monti, laghi, sia nelle città d’arte, vi sono almeno due zone in sofferenza. Sono le nostre isole maggiori, che si sono trovate in balìa delle alte temperature e degli incendi, per di più vittime dei più clamorosi rincari dei trasporti di quest’estate già di suo record dei prezzi, in barba a qualsiasi policy di continuità territoriale.
In Sicilia l’effetto complessivo di questo perverso combinato disposto tra caldo e fuoco, con l’aggiunta del parziale ko dell’aeroporto di Catania, è già calcolabile in svariate centinaia di milioni di euro, suddivisibili tra agricoltura e turismo. Proprio nel turismo il calcolo dei danni è in salita giorno dopo giorno, al pari delle disdette. E in Sardegna si varano i saldi da alta stagione, sia per le strutture ricettive, sia, soprattutto, per quanto riguarda i trasporti. Un’indagine pubblicata da Il Riformista informa di compagnie aeree e navali che offrono biglietti a prezzi dimezzati rispetto a giugno. Se un biglietto per 4 persone e auto da Civitavecchia a Olbia a giugno costava 1.200 euro, oggi ne costa 700; sulla tratta Livorno-Olbia si passa da 890 a 540 euro, sulla Genova-Porto Torres da 1.251 a 719. Al ribasso anche i prezzi dei biglietti aerei, che comunque restano a livelli assurdi.
“Sulla carta si preannunciava un’estate da tutto esaurito – commenta Marina Lalli, Presidente di Federturismo – e anche se le avversità meteorologiche e gli incendi divampati negli ultimi giorni non comprometteranno le vacanze, preoccupano le ripercussioni sulla pianificazione dei viaggi di agosto di italiani e stranieri in quelle che da sempre sono state tra le destinazioni mare preferite per l’estate, che potrebbero condizionare le prenotazioni di chi non si era ancora organizzato”.
Nonostante l’inflazione e il rincaro dei prezzi, luglio, a parte qualche regione che ha registrato una significativa contrazione, si è comunque chiuso il linea con lo stesso periodo dello scorso anno e per il mese di agosto si prevede nelle principali città d’arte (Roma, Firenze, Venezia e Napoli) un’occupazione camere dell’85%, in prevalenza da parte di turisti stranieri: tedeschi, francesi e americani. La vacanza balneare rimane sempre la prima scelta degli italiani, ma il caldo record ha fatto registrare un’impennata di richieste anche per la montagna, che registra un +2% rispetto al 2022. Si continuano a preferire le mete nazionali, solo un italiano su tre sceglie l’estero, a volte perché più competitivo come nel caso dell’Egitto o della Tunisia o per affezione verso le isole spagnole e greche. Ma i rincari, che trascinano al rialzo le tariffe degli aerei, hanno rallentato la scelta da parte di molti di destinazioni a lungo raggio come Stati Uniti, Caraibi o Seychelles.
“Un elemento da sottolineare – continua Lalli – rimane comunque che il caro vita ha comportato per i nostri connazionali la riduzione della durata del soggiorno a una settimana, la compressione della spesa facendo tornare in auge la vecchia vacanza last minute. Quanto successo quest’estate è un campanello d’allarme che impone a tutti noi una riflessione perché ondate di calore sempre più frequenti e intense potrebbero portare nei prossimi anni a cambiare le abitudini dei turisti, modificando la geografia delle vacanze verso destinazioni più fresche rispetto al sud Europa o a far slittare, soprattutto nel caso della clientela straniera, le vacanze in primavera- autunno”.
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