Veritas filia temporis. Ancora loro, sempre e solo loro che, nella loro impercettibile sostanza, impongono una maggiore attenzione soprattutto nei commenti. Un sottile confine, una leggera presenza al pari di un alito di vento e, infatti, alcuni potrebbero identificarli come un “soffio”: «Abbiamo evitato per un soffio la recessione e iniziato il 2023 su una base più ottimistica di quanto atteso».
E proprio “quel soffio” richiama alla memoria il nostro recente zero-virgola che, abituandoci al suo ormai più frequente assistere (e udire), ci vede oggi in prima linea a obiettare su alcune dichiarazioni. Sulla principale, ovvero, quella che abbiamo già riportato e che vede professare tale scampato pericolo nelle parole del vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis a seguito della pubblicazione di Eurostat sul Pil del quarto trimestre 2022.
Il dato riporta una variazione positiva su base tendenziale (annua) dell’1,8% rispetto al precedente 1,9%, mentre su base trimestrale lo scostamento è stato rivisto al ribasso a quota zero anziché al +0,1% (valore atteso): queste le rilevazioni riconducibili all’Eurozona (rif. Paesi dell'”Euro area 19″). A fare meglio, però, è l’aggregato che, includendo un Paese in più (Croazia), vede la percentuale dei venti Paesi giungere all’1,9%: il tutto confermando la parità (soglia zero) sull’ultima variazione trimestrale del 2022.
A noi, purtroppo, il solo argomentare così non basta e, oggettivamente, possiamo immaginare come neppure allo stesso Eurostat tale “unica” interpretazione su base europea potrebbe soddisfare.
Effettivamente, dalla consultazione del comunicato ufficiale emerge un’altra e ulteriore verità: il dato (negativo) trimestrale messo a segno dall’intero Vecchio continente o più propriamente individuabile attraverso le due lettere “EU”. Per l’Europa, quindi, la sorte non è delle migliori: -0,1% la variazione dell’ultimo trimestre 2022 e soglia 1,7% quale livello su base annua. Consapevoli di ciò, ed estendendo pertanto l’analisi al più ampio e completo territorio europeo, la negatività riscontrata evidenzia un miglior ricalco sull’effettiva realtà economica appartenente al IV trimestre dello scorso anno.
Sostanzialmente, e senza alcuna possibilità di poter obiettare, guardando a quest’ultima e più significativa osservazione, l’andamento del trimestre in corso sarà fondamentale ai fini di un potenziale approdo recessivo (rif. recessione tecnica). A sostegno di questo nostro plausibile rilievo anche il vicepresidente Dombrovskis ne sottolinea seppur lontanamente i suoi timori: «nel complesso, per il 2023, p probabile che la crescita rimanga contenuta», ma, non solo, infatti, è opportuno riportare come «il Pil è atteso diminuire nel primo trimestre 2023, con gli economisti che prevedono una contrazione dello 0,2% nel primo trimestre, poi una leggera espansione nel secondo» (fonte Radiocor).
All’orizzonte appaiono nubi che neppure un forte vento sembra poter diradare al pari dell’impotenza di un soffio nell’allontanare quei piccoli granelli di polvere che (come i decimali) comportano una fastidiosa e pericolosa presenza. Respice finem.
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