Interessante il Rapporto del marzo us del servizio attuariale Inps che si è dotato di un Osservatorio per monitorare l’Assegno unico universale (Auu), misura di sostegno alle famiglie introdotta a decorrere dal 1° marzo 2022 dal decreto legislativo 230/2021, e successivamente modificata dal decreto legge 73/2022, con lo scopo di razionalizzare e semplificare le previgenti misure previste per le famiglie con figli.
Beneficiari dell’Auu sono i nuclei familiari con figli minorenni a carico, ovvero maggiorenni ma che non abbiano ancora compiuto i 21 anni di età se studenti o disoccupati, oltre che figli disabili senza limiti di età; per i nuovi nati l’assegno decorre dal settimo mese di gravidanza. Tale prestazione non assorbe, né limita gli importi del bonus asilo nido, mentre assorbe le detrazioni per figli a carico fino a 21 anni e sostituisce le seguenti misure, rimaste valide fino a febbraio 2022: gli assegni ai nuclei familiari con figli e orfani; l’assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli minori; il premio alla nascita o all’adozione (cd. Bonus mamma domani); l’assegno di natalità (cd. Bonus bebè); l’assegno temporaneo (misura “ponte” vigente da luglio 2021 a febbraio 2022).
Il Rapporto pubblicato è dettagliato e provvisto di tabelle e specifica che in merito agli importi erogati per il periodo di competenza marzo 2022-febbraio 2023, la spesa complessiva supera i 15 miliardi di euro, risultando pagamenti per più di 1,2 miliardi di euro al mese nel 2022 e per più di 1,4 miliardi al mese per i primi due mesi del 2023, con riferimento in media a 5,3 milioni di richiedenti e a 8,5 milioni di figli al mese.
L’Osservatorio, costituito con le risorse del Pnrr, permette di poter da quest’anno a chi ne ha fatto domanda riscuotere automaticamente l’Auu senza dover ripetere le operazioni previste grazie al database. Notiamo dai dati forniti di assegno unico adottati, a fronte dell’abolizione (assorbimento) delle detrazioni familiari (circa 11 miliardi fruiti) e degli Anf (circa 6 miliardi annui) il nuovo assegno costerebbe in termini di saldo netto di finanza pubblica circa 3,7 miliardi in più, che rappresenterebbero anche il maggior beneficio aggregato – si dice – da parte delle famiglie.
In termini di finanza pubblica appaiono abbastanza chiare le principali determinanti del saldo complessivo di maggior reddito disponibile aggregato e, per inverso, di costo pubblico. In primo luogo, l’estensione del Cuaf (Cassa unica assegni familiari) allarga il gettito di quel contributo per circa 3 miliardi. La seconda voce di rilievo è osservabile solo indirettamente: l’abolizione delle detrazioni familiari determina un aumento di analogo ammontare (al netto del fenomeno incapienza e della deducibilità del nuovo Cuaf) del gettito Irpef, per circa 10 miliardi annui. Il nuovo assegno ammonterebbe a circa 23 miliardi, ma con assorbimento anche dei circa 6 per gli attuali Anf (Assegno al nucleo famigliare).
I costi sono abbastanza chiari, i benefici un po’ meno, cioè ci chiediamo come vengono sostenute concretamente le famiglie e quali sono gli impatti (se ci sono) redistributivi della spesa sulle famiglie. Uno dei problemi che aggravano la situazione delle famiglie, infatti, è la povertà educativa minorile – nonostante la denatalità – che rimane molto alta appunto in controtendenza alle intenzioni dichiarate di sostenere la povertà familiare e l’occupazione femminile con la riforma Auu. Teniamo conto che la spesa per l’assistenza che non ha contributi di scopo ed è quindi finanziata dalla fiscalità generale nel 2020 è ammontata a 144,758 miliardi: quanto della cd razionalizzazione del carico fiscale promesso nonché della redistribuzione per mitigare le disuguaglianze abbiamo con l’Auu?
Ci aspettiamo dall’Istituto la stessa solerte risposta in merito augurandoci che i monitoraggi degli Osservatori funzionino come strumento di accertamento delle risorse elargite onde evitare il buco nero del Reddito di cittadinanza che ha un passato remoto molto ambiguo. A oggi solo le elaborazioni della Corte dei Conti su dati Istat ci danno la comparazione della spesa per gli assegni famigliari sostenuta negli anni che è comunque progressivamente calata proprio del 7% nel 2020 rispetto al triennio precedente.
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