Le stime sull’inflazione di febbraio comunicate da Eurostat e Istat parlano di un rallentamento della crescita tendenziale dei prezzi (+9,2% contro il +10% di gennaio in Italia e +8,5% da +8,6% nell’Eurozona).
Tuttavia, come spiega Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, la situazione non appare rosea. Infatti, nell’area dell’euro, «continua la discesa, seppur lieve, dell’indice generale, ma allo stesso tempo prosegue la crescita dell’inflazione di fondo, al netto, quindi, di energia e cibo. Basti pensare che dal +6% tendenziale di settembre siamo arrivati al +7,4%. E l’aumento di febbraio rispetto a gennaio è stato dello 0,9%».
La riduzione dei prezzi energetici non è quindi sufficiente a cantar vittoria.
È sicuramente una buona notizia il fatto che nell’Eurozona siano scesi dell’1,1% su base mensile. Rispetto al +41,5% tendenziale di ottobre, a febbraio si è arrivati al +13,7%. Il problema è che salgono altre componenti, tra cui i prezzi dei servizi (+0,9% mese su mese). Questo è un dato da non sottovalutare, perché i servizi tipicamente hanno la caratteristica di essere a più elevato contenuto di lavoro. Stiamo, quindi, attraversando un momento non semplice e c’è il rischio che l’inflazione scenda molto lentamente, sempre che nel frattempo non tornino a salire i prezzi energetici.
Perché è così importante il dato relativo ai prezzi dei servizi?
Perché da un lato potrebbe riflettere un aumento dei salari, aspetto certamente positivo per la tenuta del potere d’acquisto dei lavoratori, ma dall’altro potrebbe essere la conseguenza di un aumento delle aspettative degli operatori del settore, che hanno deciso di aumentare i prezzi. Del resto credo che sia esperienza di tutti i cittadini aver toccato con mano un incremento generalizzato dei prezzi.
Restiamo sul dato relativo all’Eurozona. Cosa ci dice rispetto alle decisioni che dovrà prendere la Bce?
Il dato sull’inflazione di fondo in crescita non lascia alternative alla Bce, che dovrà alzare ancora i tassi, con quel che ne consegue per le rate dei mutui, il comparto dell’edilizia, con tutti gli annessi e connessi per l’Italia, vista la vicenda del superbonus.
Se la Bce prosegue con i rialzi dei tassi c’è anche il rischio di un rallentamento economico…
Sì, si parla molto di soft landing, ma purtroppo di atterraggi morbidi non ne ho mai visti. Spero che la Bce si muova comunque con cautela. L’ideale sarebbe riuscire a frenare l’inflazione, a costo di un breve rallentamento dell’economia di pochi mesi, trascorsi i quali vi sarebbe poi una ripresa.
In Italia, intanto, l’Istat segnala che il carrello della spesa a febbraio è salito del 13% su base tendenziale dal +12% di gennaio.
Questo rialzo non è certo positivo e se vi fossero aspettative di ulteriori aumenti nell’immediato futuro allora si allontanerebbe la prospettiva di una discesa dell’inflazione.
Cosa si può fare di fronte a questa situazione?
In una situazione di questo genere quello che può fare il Governo è aumentare i controlli sui prezzi amministrati, soprattutto per quel che riguarda i servizi generali della Pa. Per il resto può cercare di invitare le categorie, a partire dalla grande distribuzione, a non aumentare i prezzi.
Intanto, però, a risentirne è il potere d’acquisto degli italiani.
L’ideale sarebbe riuscire ad avere degli adeguamenti salariali once for all che consentano il recupero del potere d’acquisto rispetto all’inflazione, senza però che questo porti poi a nuovi aumenti dei prezzi. In un quadro di questo genere vi sarebbe il positivo recupero del potere d’acquisto senza correre il rischio di innescare la spirale prezzi-salari che non aiuterebbe certo a far scendere l’inflazione.
(Lorenzo Torrisi)
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