I dati provvisori comunicati dall’Istat sull’inflazione di aprile ci mostrano un calice non così amaro come nei mesi precedenti. Alcuni aspetti del fenomeno hanno segno favorevoli, altri continuano a essere negativi. Iniziamo dai primi: 

1) Nel mese di aprile l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale, il NIC, è cresciuto dello 0,2%, un dato che è solo un quinto dell’1% tondo di crescita che era avvenuta in marzo ed è invece la metà dello 0,4% che si verificò ad aprile 2021. 



2) Poiché nel mese la crescita è stata più bassa dello stesso mese dello scorso anno, il tasso tendenziale, misurato sui 12 mesi, si è ridotto in aprile al 6,2% rispetto al 6,5% di marzo. 

Sembrerebbe dunque essere in atto un’attenuazione della febbre dei prezzi e questo è il primo mese a vedere una riduzione del tendenziale dal lontano settembre 2020. Un anno fa il tendenziale era tuttavia ancora all’1,1%, pertanto nei dodici mesi trascorsi si è moltiplicato per più di cinque volte. Come già ricordato un mese fa, tassi tendenziali così elevati non si vedevano in Italia dai primi anni ’90, dunque un trentennio or sono, ma all’epoca l’inflazione restava un problema per l’Italia mentre non lo era più per gli altri principali paesi dell’Unione europea. Ora invece è un guaio comune, essendo originato dalla medesima causa del boom internazionale dei prezzi energetici, ed è uso dire in questi casi “mal comune, mezzo gaudio”, dato che non stiamo relativamente peggio degli altri. 



Nell’area dell’Euro, infatti, come ha comunicato l’Eurostat, il tasso tendenziale in aprile è stimato al 7,5%, dunque superiore a quello italiano (anche se per l’Italia l’indice con cui effettuare il confronto corretto non è il NIC, che usiamo di solito, ma l’indice armonizzato europeo IPCA il cui tendenziale è al 6,6%). Sopra il dato italiano si collocano l’Austria col 7,2%, il Portogallo col 7,4%, la Germania col 7,8% e, soprattutto, la Spagna con l’8,3%, il Lussemburgo col 9%, il Belgio col 9,3% e l’Olanda addirittura con l’11,2%. Tra i Paesi occidentali dell’Unione europea solo la Francia e la Finlandia registrano dinamiche più contenute della nostra, con un tendenziale rispettivamente al 5,4% e 5,6%.



Grafico 1 – Prezzi al consumo in Europa (Tassi di variazione % aprile 2022 rispetto ad aprile 2021)

Ritornando all’inflazione italiana è opportuno esaminare le dinamiche dei singoli comparti per vedere in che modo hanno contribuito al dato complessivo. Come atteso sono ancora una volta i prezzi dei beni energetici, pur con tendenziali in rallentamento, ad aver trainato il dato complessivo: gli energetici con prezzo non regolamentato sono diminuiti nel mese del 2,5%, ma sono cresciuti nei 12 mesi del 31,7% (era il 38,7% in marzo); gli energetici regolamentati sono diminuiti nel mese dell’8,8%, ma sono cresciuti nei 12 mesi del 71,4% (era il 94,6% in marzo). Mettendo assieme sia i regolamentati che gli altri vediamo che il complesso degli energetici registra nel mese un calo del 3,9% e nell’anno un aumento del 42,4% (era il 52,9% in marzo).

Al di fuori dell’energia tutti gli altri comparti conservano tassi annui di crescita a una sola cifra, ma quasi tutti con valori in aumento, segno che l’inflazione energetica sta diffondendo i suoi effetti:

– Gli alimentari lavorati vedono un tendenziale in salita al 5,4% dal 3,9% di marzo, mentre gli alimentari non lavorati attenuano il tendenziale al 7,8% dall’8,0% precedente; nell’insieme salgono al 6,3% dal 5,5% precedente.

– Gli altri beni, dunque non alimentari né energetici, sono meno dinamici, ma anch’essi si caratterizzano per tassi in crescita: quelli durevoli salgono al 2,2% dall’1,6% precedente, i non durevoli al 2,1% dall’1,3% di marzo, infine i semidurevoli restano fermi all’1,5%; nel loro insieme i beni non alimentari né energetici salgono al 2% dall’1,4% precedente.

– Infine i servizi salgono al 2,1% tendenziale dall’1,8% registrato in marzo. Al loro interno i più dinamici sono i servizi di trasporto col 5,1%, in crescita dall’1,0% precedente, seguiti dai servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona con il +2,4%. Tutti le altre tipologie di servizi hanno tassi tendenziali inferiori al punto e mezzo percentuale.

Ritornando a considerazioni di carattere generale la cosiddetta “inflazione di fondo”, che esclude le due componenti più volatili degli energetici e degli alimentari freschi, è salita al 2,5% in aprile dall’1,9% di marzo. Infine l’inflazione già acquisita per il 2022, quella che si avrebbe in media d’anno se i prezzi restassero fermo sui livelli di aprile per tutti i restanti otto mesi dell’anno, resta ferma al +5,3% per l’indice generale dei prezzi al consumo mentre per la componente di fondo sale al 2,1%. 

Grafico 2 – Inflazione al consumo (Tassi di variazione % marzo 2022 rispetto a marzo 2021)

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