Avaritia pecuniae studium habet. Lo scorso febbraio concludevamo così il nostro consueto approfondimento settimanale. L’argomentare di allora riprendeva le risultanze emerse dal rapporto Analisi & Ricerche di Fabi sul risparmio degli italiani dove, chiaramente, emergeva una verosimile rincorsa a maggiori guadagni («a costo di rischi più elevati») attraverso l’investimento in asset class più rischiose.
Nonostante questa inattesa attitudine, sempre dal rapporto di Fabi, un dato molto significativo era quello riconducibile alla consistenza complessiva della cosiddetta “ricchezza finanziaria degli italiani” che, nell’anno appena concluso (rif. 2023), riportava un saldo a quota 5.216 miliardi di euro pari a una crescita di quasi 80 miliardi rispetto al 2022 e in aumento di 552 miliardi rispetto al 2019. Nella sua interezza tale dinamica ha, di fatto, confermato la bontà di quella caratteristica che ha sempre distinto l’essere italiano ovvero il risparmio.
Ieri, però, sempre Fabi e sempre mediante il suo rapporto Analisi & Ricerche, ha posto sotto la lente una talvolta sottovalutata differenza che, seppur in positivo, denota una profonda disparità e disuguaglianza finanziaria nel Paese Italia e negli stessi italiani. Si legge: «Lombardia ricca, con le famiglie che riescono a risparmiare sempre di più, nonostante l’inflazione e il caro-vita. Ma i prestiti sono diminuiti di oltre 1 miliardo. Nel 2023, la ricchezza finanziaria delle famiglie della regione ha raggiunto un totale di 804,4 miliardi di euro, con un aumento del 12,3% rispetto ai 716,3 miliardi del 2022. Questo incremento, pari a 88,1 miliardi, è stato trainato principalmente dalla crescita nelle azioni, bond e titoli di stato (+23,4%) e nei fondi d’investimento (+21,5%), mentre i depositi hanno registrato una leggera diminuzione del 5,8%».
Di per sé, l’incremento annuale lombardo (88,1 miliardi) denota una progressione significativa in termini assoluti (+12,3% a/a), ma, allo stesso tempo, questo evidente primato incorpora implicitamente quella caratteristica sistemica che, potenzialmente, potrebbe destabilizzare l’intero Paese. Guardando ai numeri, infatti, la sola Lombardia, beneficiando di una ricchezza finanziaria delle famiglie pari a un totale di 804,4 miliardi di euro, inciderebbe di oltre quindici punti percentuali (15,42%) rispetto all’ammontare complessivo italiano diffuso lo scorso febbraio (5.216 miliardi). Finanziariamente parlando potremmo considerare la Lombardia quale socio rilevante dell’intera penisola e, a tale assunto, una sorta di conferma può essere ricavata dalle parole del Segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, che commentando ha dichiarato: «È un segnale positivo per la crescita economica di tutto il Paese: le famiglie e le imprese di territori così ricchi aiutano a costruire, con i propri risparmi, un tessuto di finanziamento “indotto” per l’intera economia».
A far crescere ulteriormente questo mark up lombardo giunge, inoltre, un dato che circoscrive ancor più l’esclusività dell’importante regione settentrionale: «Milano ha registrato l’incremento più marcato, con i risparmi delle famiglie che sono saliti da 304,9 miliardi nel 2022 a 341,3 miliardi nel 2023 (+11,9%, +36,4 miliardi). La crescita è stata guidata dalle azioni, bond e titoli di stato (+23,3%) e dai fondi d’investimento (+20,5%), mentre i depositi hanno visto una leggera diminuzione del 7,6%».
Non solo. Proseguendo nel rapporto di Fabi, si riscontra un ennesimo elemento caratterizzante tutto milanese: «Boom di conti correnti a Milano: la city finanziaria italiana ha registrato, l’anno scorso, una crescita di oltre il 23% del numero dei rapporti bancari delle famiglie e delle imprese. Un aumento vertiginoso che ha trainato l’aumento del dato di tutta la regione. Nel 2023, il numero totale di conti correnti attivi in Lombardia è cresciuto del 15,20% rispetto al 2022: alla fine di dicembre dello scorso anno, c’erano 1.580.138 conti attivi, rispetto a 1.371.614 dell’anno precedente. Si tratta di un aumento complessivo di 208.524 conti che rappresenta un indicatore positivo della crescita economica e dell’attività bancaria nella regione».
Anche in questo caso, sempre le parole del segretario generale Sileoni, non lasciano dubbi sulla peculiarità dell’ormai ritrovato “Milano da bere”: «Che si tratti di propensione al risparmio o di ricchezza in eccesso, è Milano a trainare la ricchezza della Lombardia, nonostante il peso del costo della vita. I dati dimostrano che il risparmio continua a essere considerato uno degli asset più importanti sui quali poggi la ricchezza degli italiani». Ultima nota che, nella redazione di un ottimo bilancio aziendale (in questo caso potremmo definire regionale) non può mancare, è quella concernente le passività: «Sul versante del credito, nel 2023 si è registrata una contrazione, in linea con l’andamento del dato nazionale: i prestiti alle famiglie in Lombardia sono diminuiti dello 0,8%, scendendo a 131,9 miliardi di euro dai 132,9 miliardi del 2022, con una riduzione di circa 1,1 miliardi di euro».
I numeri parlano chiaro. Un bilancio, quello della Lombardia, che evidenzia cifre e tendenze verosimilmente decorrelate se paragonate alle generali difficoltà vissute dall’intero Paese (rif. la recente riduzione della propensione al risparmio rilevata da Istat). Il dato, comunque, rimane. In Italia, la Lombardia, sta rivestendo il ruolo atipico di ricco tra i meno ricchi. Un feudo, raro, come raro è lo stato di ricchezza della maggior parte dei cittadini lombardi che, forse, complice l’avidità, non hanno raggiunto la piena consapevolezza del loro (reale) stato.
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