Molte piogge e meno sole hanno trascinato su la produzione idroelettrica e giù quella degli impianti fotovoltaici. Per il quinto anno consecutivo l’Italia ha superato gli obiettivi europei in anticipo rispetto al traguardo del 2020. Ecco uno dei diversi risultati incoraggianti contenuti nella relazione del Gse, il Gestore dei servizi energetico, che fotografa l’evoluzione del sistema ai decisori politici, agli operatori privati e al pubblico.



Il 18,1% dei consumi energetici (comprendente il settore elettrico, termico e trasporti) è stato soddisfatto da fonti rinnovabili, mentre la porzione sale al 34,4% relativamente ai consumi di energia elettrica. L’incremento della produzione da rinnovabili (+11TWh in più rispetto all’anno precedente) è dovuto principalmente alle abbondanti precipitazioni che hanno trascinato la produzione idroelettrica (+13 TWh) e tamponato il calo della produzione fotovoltaica (-1,7TWh) dovuto al minore irraggiamento nel 2018. A memento che le rinnovabili usano fonti la cui continuità di flusso e disponibilità non è soggetto a preventiva decisione e programmazione da parte dell’uomo. Una limitazione pregiudizievole fintanto che i sistemi di accumulo e batterie non avranno compiuto quel salto tecnologico dirompente che permetterà di stoccare l’energia senza restrizioni. Soprattutto in considerazione degli obiettivi più che ambiziosi indicati nella proposta del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima, Pniec, inviato alla Commissione europea, che fissa al 30% la copertura dei consumi mediante rinnovabili al 2030.



A spingere in alto l’asticella saranno, nelle intenzioni del Governo che ci ha lavorato assieme al Gse, i contributi attesi dal fotovoltaico, dalle pompe di calore e dal biometano. Fondamentale per la riuscita del processo di transizione energetica anche l’impegno sul fronte delle politiche attive finalizzate all’efficienza energetica. Pur avendo registrato per il 2018 dei risparmi energetici inferiori alle attese, si prevede che, cumulato sull’arco temporale 2014-2018, i 11,8 Mtep di risparmio raggiungeranno nel 2020 i 25,5 Mtep pianificati della Direttiva Ue. In particolare, nell’anno concluso il Gse, ha fornito supporto tecnico per l’esecuzione del Programma di riqualificazione energetica della Pubblica amministrazione centrale (programma Prepac), nell’ambito del quale sono state presentate 100 proposte progettuali per una spesa totale di oltre 177 milioni di euro.



Per l’anno scorso sono stati erogati alla promozione della sostenibilità circa 15,4 miliardi di euro, di cui 11,6 miliardi per l’incentivazione dell’energia elettrica da fonti rinnovabili, 1,7 miliardi ascrivibili all’efficienza energetica e alle rinnovabili termiche, 600 milioni relativi ai biocarburanti e 1,5 miliardi riconducibili ai proventi derivanti dall’Emission Trading Scheme. Una specie di Borsa di scambio di quei “diritti a inquinare” come vengono chiamati in modo sbrigativo le autorizzazioni a emettere una tonnellata equivalente di CO2. Nel piano di lotta ai cambiamenti climatici, è stato deciso in Europa che le centrali elettriche e le aziende energivore che non riuscissero a riconvertire subito la loro produzione per stare sotto i limiti di emissione fissati, possano continuare -temporaneamente – a produrre, acquistando certificati Ets da aziende più virtuose, con conseguente aggravio del costo di produzione. Attualmente la quotazione viaggi intorno ai 15 euro a tonnellata.

L’energia rinnovabile e i risparmi energetici promossi dal Gse nel 2018 hanno evitato l’emissione in atmosfera i 45 milioni di tonnellate di Co2 e il consumo di 117 milioni di barili di petrolio; mentre grazie all’attività del Gse in chiave di sostenibilità si registra l’attivazione di investimenti green per 2,6 miliardi di euro che portano all’impiego di 45mila occupati a tempo pieno.