Come noto l’Unione europea si era posta, con la definizione della Strategia Europa 2020, cinque ambiziosi obiettivi in materia di occupazione, innovazione, clima/energia, istruzione e integrazione sociale, da raggiungere, appunto, entro quest’anno. Ogni Stato membro ha declinato, in questi anni, per ciascuno di questi ambiti, i propri obiettivi nazionali andando a delineare precisi interventi a livello nazionale che, assieme a quelli continentali, andassero a consolidare la strategia nel suo complesso.



Ad esempio, si auspicava, con riferimento alla lotta alla povertà e all’emarginazione, di avere al termine del decennio almeno 20 milioni di persone a rischio o in situazione di povertà ed emarginazione in meno. A tal fine anche in Italia, come in altri paesi, sono stati attivati meccanismi contro la povertà che si sono concretizzati nell’implementazione del reddito d’inclusione prima e quello di cittadinanza poi.



Ci si proponeva poi di innalzare al 75% del tasso di occupazione per la fascia di età compresa tra i 20 e i 64 anni, ridurre i tassi di abbandono scolastico precoce al di sotto del 10%  e di aumentare, altresì, al 40% il tasso dei cittadini (giovani?) di età 30-34 anni con un’istruzione universitaria. In tal senso l’Italia, come molti altri Paesi, ha avviato, in particolare, un percorso che ha portato all’attivazione di una serie di misure a favore degli under 30 denominate, in ossequio ad alcune best practices, Garanzia Giovani.

L’Anpal, con la pubblicazione di periodici monitoraggi (l’ultimo proprio di pochi giorni fa), ci aiuta a riflettere sullo stato dell’arte e l’efficacia di tali misure nel nostro Paese anche al fine di immaginare correttivi e modifiche. Scopriamo così che sono, a novembre 2019, oltre 1,5 milioni i Neet (giovani che non studiano e non lavorano) registrati al programma Garanzia Giovani, oltre 12 mila in più rispetto al mese precedente.



Ben il 78% di loro è stato preso in carico dai Servizi per l’impiego. Nella maggior parte dei casi poi (il 79,5%) si tratta di giovani con una maggiore difficoltà a inserirsi nel mercato del lavoro (caratterizzati per un indice di profiling medio-alto e/o alto). Per quanto riguarda, nello specifico, l’offerta di politiche attive, il 59,6% dei giovani presi in carico dai servizi è stato avviato a un percorso. Il tirocinio extra-curriculare è, come noto, la misura maggiormente erogata (56,9%), seguito dagli incentivi occupazionali (25,6%) e dalla formazione (13,3%).

Sul piano lavorativo, dei 676 mila giovani che hanno completato un percorso di politica attiva sono circa 371 mila gli occupati (54,9%). Il tasso di inserimento occupazionale rilevato da Anpal a 1, 3, 6 mesi dalla conclusione dell’intervento in Garanzia Giovani passa, quindi, dal 46,7% (1 mese) al 54,8% (6 mesi). Il primo ingresso nel mercato del lavoro entro il mese successivo alla conclusione del percorso riguarda poi ben il 45,4% dei Neet, percentuale che sale al 61,5% se si guarda a un lasso temporale più lungo (entro 6 mesi).

I dati, insomma, sembrano essere abbastanza incoraggianti tanto da poter dire che, almeno in questo caso, l’Europa riesce a incidere positivamente nella nostra vita quotidiana. Resta, tuttavia, molto da lavorare per ridurre le storiche differenze tra i diversi territori del nostro Paese, in particolare l’asse nord-sud, sulla qualità del lavoro per i giovani (ma non solo) e immaginare, probabilmente, anche all’interno del target Neet, bacini specifici di giovani particolarmente difficili da collocare, ma anche da coinvolgere in percorsi come quelli di Garanzia Giovani, in possesso di titoli di studio meno qualificanti o provenienti da contesti sociali-familiari particolarmente complessi.