Nonostante l’impegno profuso dai sindacati per congelare il più a lungo possibile il mercato del lavoro, sia pure con qualche fatica l’incontro della domanda (da parte delle aziende) e l’offerta (di lavoro) dimostra una vitalità significativa e per certi versi inaspettata, se consideriamo che le motivazioni addotte per prolungare oltre ogni ragionevolezza il blocco dei licenziamenti consistono nella minaccia di centinaia di migliaia di posti di lavoro perduti. Intanto ne sono stati persi quasi un milione, in maggior parte come mancate assunzioni o chiusure di attività, in conseguenza della rigidità del blocco e dei problemi attinenti a chiusure non sempre comprensibili, dalle quali stiamo lentamente prendendo le distanze. Ma ciò che tutti i mesi lascia uno strascico di sorpresa è il Rapporto Excelsior pubblicato dalle Camere di Commercio e ricavato dalla consultazione di un congruo numero di imprese disposte a rendere noti i loro programmi di assunzioni e le difficoltà che si incontrano nel reperire il personale di cui hanno bisogno. 



Bisognerà prima o poi venire a capo di una singolare propensione del nostro Paese a combinare insieme persone che cercano un impiego e aziende che non trovano chi assumere, anche quando hanno la necessità di lavoro non particolarmente qualificato. Non mancano soltanto migliaia di tecnici in uscita dalle scuole professionali, ma – come si è letto in questi giorni – vi sono località in cui si lamenta la difficoltà a trovare dei camerieri (si vede che le attività della ristorazione e dintorni hanno resistito a mesi di chiusura e aspettano di ripartire). 



A maggio il Rapporto focalizza l’attenzione sulle entrate programmate nel mese in corso, con uno sguardo sulle tendenze occupazionali per il periodo maggio-luglio 2021. Ovviamente è bene precisare che non si tratta necessariamente di nuovi posti di lavoro, né che le assunzioni siano tutte a tempo indeterminato (il 23% contro il 51% a termine e il 12% in somministrazione). E che hanno espresso l’intenzione di assumere solo il 12% delle aziende contattate. Ma i numeri sono egualmente interessanti. A maggio sono programmate circa 390mila assunzioni, di cui 108mila per giovani under 29 anni. Da maggio a luglio si arriva a circa 1,3 milioni di entrate programmate, ma si lamenta una difficoltà di reperimento pari al 31% del fabbisogno. La scheda mette in evidenza sia la ripartizione del fabbisogno sia le percentuali di difficoltà di reperimento. Quest’ultimo dato è lo specchio delle contraddizioni del mercato del lavoro e del sistema formativo.



Scheda

Operai specializzati: 72.440 con difficoltà di reperimento del 45,3%

Dirigenti e professioni intellettuali: 20.830 con difficoltà di reperimento del 43,4%

Professioni tecniche: 44.990 con difficoltà di reperimento del 40,2%

Conduttori di impianti: 56.420 con difficoltà di reperimento del 30,2%

Professioni qualificate: 106.260 con difficoltà di reperimento del 26%

Impiegati: 34.330 con difficoltà di reperimento del 20,1%

Professioni non qualificate: 54.350 con difficoltà di reperimento del 16,5%

Un altro segno di ritorno alla normalità è dato dalla ripresa dell’attività contrattuale; nel primo trimestre del 2021, sono ben otto i contratti ratificati. È stata inoltre siglata l’ipotesi di accordo per i dipendenti dell’industria metalmeccanica – la cui riserva è stata appena sciolta – che da sempre ha assunto un ruolo di guida nella stagione dei rinnovi contrattuali. Da gennaio 2021 riprende a diminuire con continuità, seppur lentamente, la quota dei dipendenti con contratto scaduto. La dinamica salariale rimane comunque molto contenuta, a causa dell’elevato numero di contratti in attesa di rinnovo e del fatto che molti degli incrementi, negli accordi di rinnovo, sono previsti a partire dal prossimo anno. 

I contratti che a fine marzo 2021 sono in attesa di rinnovo ammontano a 43 e interessano circa 9,7 milioni di dipendenti – il 78,5% del totale – con un monte retributivo pari al 77,7%, si tratta di 300 mila lavoratori in meno rispetto al dato di fine dicembre.

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