In Italia cresce la percentuale di lavoratori ma il nostro Paese resta tra gli ultimi in Europa. La performance è tra le migliori in UE nel 2022 per quanto riguarda l’occupazione, cresciuta di 1,9 punti percentuali, oltre la media dei 27 Paesi della Ue, ferma a 1,5 punti percentuali. Il Belpaese ha fatto addirittura meglio di Germania (+1,7 punti percentuali), Francia (+0,9 punti) o della Spagna (+1,7 punti). In termini numerici, però, questo vuol dire +362mila unità in Italia, +706mila in Germania, +388mila in Francia e +264mila in Spagna.
L‘Italia parte da una base molto più bassa di altri Paesi europei. Nel 2022 la Grecia ha segnato un aumento di lavoro di 3,5 punti percentuali, così il nostro Paese è retrocesso in ultima posizione per numero di occupati. Il mercato del lavoro italiano, infatti, è composto da un numero di lavoratori troppo esiguo. Il tasso di occupazione nella media europea è del 69,9%: in Italia siamo fermi al 60,1% a dicembre 2022, nonostante l’aumento percentuale buono che si è registrato. Il dato resta molto lontano dal 77,2% della Germania, Anche la Spagna fa meglio dell’Italia con un 64,4%.
Italia, i dati sull’occupazione femminile e giovanile preoccupano
L’Italia è ultima anche per occupazione femminile, che al terzo quadrimestre del 2022 si attestava al 52,1%, a 13 punti percentuali dalla media europea, a 65,3%. Male anche il dato relativo ai giovani Under 25. Per loro, a dicembre 2022, il tasso di disoccupazione era al 22,1% contro il 15% della media europea, al quartultimo posto. La Germania ha solamente un numero tra il 5 e il 6% di disoccupazione giovanile, grazie anche al sistema di formazione duale, come sottolinea Il Sole 42 Ore.
Francesco Seghezzi, presidente della Fondazione Adapt, spiega che negli ultimi dodici mesi gli occupati permanenti sono cresciuti dall’82,6% al 83,8% del totale dei dipendenti. Quelli temporanei invece sono diminuiti dal 17,4% al 16,2% (-143mila). “Il tasso di occupazione è cresciuto più rapidamente in Italia rispetto agli altri paesi europei sicuramente per un effetto rimbalzo legato alla fase di ripresa post-Covid nella quale l’Italia aveva vissuto uno stop maggiore a causa degli interventi normativi sia relativi alle chiusure sia al blocco dei licenziamenti. Questo ha portato ad una rincorsa alla ricerca dei profili necessari per la ripartenza anche ampliando gli organici delle imprese, con assunzioni soprattutto a tempo indeterminato, complici anche le assunzioni nella Pa. In tutto questo si aggiunge un dato strutturale ossia che il tasso di occupazione italiano è da sempre più basso, per cui l’effetto prospettico della crescita rapida può trarre in inganno proprio perché l’Italia ha molto da recuperare, e infatti il nostro tasso di occupazione risulta ancora ampiamente sotto gli altri paesi considerati” spiega al Sole 24 Ore.