Secondo le statistiche dell’Inps – risalenti al 2022 le ultime disponibili -, sono 701.439 i pensionati di vecchiaia e di anzianità che continuano a lavorare. Gli uomini sono 529.167 e lavorano in media poco più di 41 settimane per un reddito medio annuo lordo di 21.219,37 euro. Le donne sono 172.272 per una media di 43 settimane e un reddito medio lordo di 17.268,8 euro. Hanno un’età pari o superiore a 65 anni 575.422 soggetti in totale.



Molti sono lavoratori autonomi ai quali è riconosciuta la possibilità di cui si avvalgono regolarmente di andare in pensione e proseguire l’attività lavorativa. In totale si tratta di 145.314 persone (uomini e donne) per un periodo medio di 50 settimane e un reddito annuo di 20.791,4 euro. Gli operatori agricoli sono in totale 98.414, lavorano in media 51 settimane per un reddito di 12.988,1 euro. I commercianti mostrano un notevole interesse a tenere aperto il negozio anche dopo il pensionamento. Sono circa 167mila, lavorano una cinquantina di settimane per un reddito annuo di poco inferiore ai 20mila euro. Anche i lavoratori dipendenti non sono da meno: quelli privati sono 126mila per una media di 30 settimane e un reddito di 15.467,3 euro. La situazione è più prospera per i dipendenti pubblici: risultano essere meno di 7mila, lavorano meno di 40 settimane, ma il reddito medio è di tutto riguardo: 55.515,7 euro lordi l’anno. Evidentemente si tratta di personale qualificato che trova il modo di essere impiegato anche se in quiescenza.



Passando alla Gestione separata, i collaboratori già pensionati tuttora al lavoro sono 23mila per 32,5 settimane e un reddito di circa 20mila euro l’anno. È sicuramente interessante, nell’ambito della Gestione separata indicare i titolari di cariche elettive: a stare ai numeri tondi si tratta di 66mila soggetti per 32,5 settimane e 46mila euro. In questo caso è importante soffermarsi sul genere e trarre le conclusioni del caso: 56mila uomini e 13mila donne, con un reddito rispettivamente di 46mila e 37mila euro. Questi dati meriterebbero un approfondimento, perché se è comprensibile (lo diciamo solo per quanto passa il convento) una differenza di numero, non si comprende un divario così netto nel reddito.



Adesso è venuto il momento della sorpresa: i dati illustrati finora riguardano i lavoratori e le lavoratrici comunitari. Capita, infatti, che vi siano pensionati extracomunitari che continuano a lavorare. In verità quelli censiti sono veramente pochi: circa 5mila per 36 settimane e 12,5mila euro di reddito lordo annuo. Sono 1,8mila uomini e 2,3mila donne. In grande prevalenza si tratta di lavoratori domestici. Gli uomini sono un centinaio, le donne circa 2mila: il reddito complessivo non arriva a 8mila euro per poco più di 37 settimane. Le cifre però sembrano troppo basse rispetto alla comune esperienza.

Nel 2022 il numero di pensionati stranieri ammonta a 304.510, con una pensione media annua di 10.644,10 euro. Tra i pensionati prevalgono i percettori di sole pensioni assistenziali: 153.595 soggetti (50,4%), ripartiti tra 114.134 non comunitari (74,3%) e 39.461 comunitari (25,7%), con importi medi annui pari a 6.917,89 euro. Percepiscono una pensione di tipo previdenziale (invalidità, vecchiaia o superstiti o Ivs) 109.824 soggetti, pari al 36,1% del totale dei pensionati stranieri. L’importo di tali ultime prestazioni, legato alla contribuzione, risulta molto diverso tra non comunitari e comunitari. I percettori di pensioni Ivs non comunitari sono 40.125 (36,5%), con un importo medio annuo delle prestazioni pari a 9.755,99 euro, i percettori comunitari dello stesso trattamento pensionistico erano 69.699 (63,5%) e il loro reddito pensionistico annuo è pari a 17.887,92 euro. Marginale poi la quota dei percettori di sole pensioni indennitarie (16.380 soggetti, 5,4%), mentre a percepire più di una prestazione pensionistica sono 24.711 individui, l’8,1%, con un reddito pensionistico annuo di 17.233,88 euro (13.280,78 per i non comunitari e 20.491,08 i comunitari).

Dalle statistiche sulle pensioni c’è sempre qualche cosa da imparare.

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