L’Istat ha pubblicato ieri il periodico rapporto mensile che misura la salute del nostro mercato del lavoro. Quest’ultimo report, che fa riferimento ad aprile 2022, racconta peraltro anche come l’Italia stia affrontando, dopo il Covid-19, le inevitabili ricadute economiche e sociali della guerra in corso ai confini dell’Europa Occidentale.
Ciò premesso, il nostro istituto di statistica ci dice come, dopo due mesi di forte crescita, ad aprile il numero di occupati mostri una lieve flessione, restando comunque superiore ai 23 milioni con un aumento che è trasversale per genere, età e posizione professionale.
Nel confronto annuale poi con l’aprile 2021, la crescita del numero di occupati è pari a 670 mila unità. In oltre la metà dei casi si tratta, tuttavia, di dipendenti a termine, la cui stima supera i 3 milioni 150 mila, raggiungendo, ahimè, il valore più alto dal 1977.
Il tasso di occupazione complessivo rimane, quindi, al 59,9%, il valore record registrato a marzo 2022, mentre quello di disoccupazione si attesta all’8,4% (e al 23,8% tra i giovani dove si segnala un-1,4 punti). Interessante notare in questo quadro come il tasso di inattività, che sale al 34,6% (+0,3%, pari a +34mila unità), torni sui livelli, certamente non entusiasmanti, di prima della pandemia in una dinamica che coinvolge entrambi i sessi e tutte le classi di età.
I numeri sembrano, insomma, e, nonostante tutto, essere abbastanza positivi. Resta, tuttavia, ancora molto da fare per aumentare, ulteriormente, la percentuale delle persone che, attraverso il lavoro, partecipano attivamente allo sviluppo della società. Si pensi, in particolare, al contributo delle donne e, più in generale, dagli uomini e donne che vivono nel Mezzogiorno.
Vi è poi il tema di un sistema in grado di offrire non solo posti di lavoro, ma, possibilmente, opportunità lavorative di sempre maggiore qualità (a partire, ad esempio, dalla stabilità), specialmente guardando alle sfide delle transizioni, economica e digitale, che stiamo attraversando.
In questa prospettiva si inserisce il lancio, all’interno del quadro e delle risorse del Pnrr, della Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori (GOL) che rappresenta il perno di un’azione di riforma ambiziosa e complessiva delle politiche attive del lavoro attraverso un Piano per le nuove competenze, il potenziamento dei Centri per l’impiego e il rafforzamento del sistema duale.
Nelle prossime settimane vedremo, anche numeri alla mano, se le buone intenzioni diventeranno fatti concreti e se, come troppo spesso non accaduto in passato, il nostro sistema-Paese riuscirà cogliere tutte le opportunità che l’Europa ci sta offrendo per rilanciarci e creare nuovo e buon lavoro per i giovani ma non solo.
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