L’Italia non cambierà mai. Inutile sperare in un cambiamento facendo affidamento alle giovani leve. Loro hanno altro in testa. Continueremo a lamentarci di questo consueto vivere che, purtroppo, ci contraddistingue agli occhi di coloro che si trovano al di là dei nostri confini come un “Paese particolare”. Una nazione che, in vari scenari, occupa i primi gradini di un podio quasi sempre identitario di un malessere. Debito pubblico elevato, evasione fiscale costante e a livelli di vera e propria economia parallela, scarsa propensione alla meritocrazia e, ovviamente, tutto quello che può venire in mente a chi legge. Come detto, fare affidamento sui giovani, può essere vano.



Questa conclusione potrebbe essere ritenuta generica, qualunquista, priva di ogni fondamento, ma, alcuni elementi a favore di questa avventata ipotesi sono emersi questa settimana. Consultando il paperIndagini sull’alfabetizzazione finanziaria e le competenze di finanza digitale in Italia: giovani” diffuso da Banca d’Italia ciò che ha attirato la nostra attenzione è stata essenzialmente una sola tabella che, innocuamente, ha svelato il potenziale scenario al quale abbiamo fatto cenno. Prima, però, è doveroso riportare le risultanze dello specifico ambito dell’indagine condotta: l’alfabetizzazione finanziaria e le competenze di finanza digitale.



Il campione «ha coinvolto un campione di quasi 5.400 giovani tra i 18 e i 34 anni, intervistati online (Computer Assisted Web Interview). Gli intervistati sono selezionati mediante un campionamento per quote che rispetta le proporzioni della popolazione ripartita per età e area geografica. L’età media degli intervistati è 26 anni. Il 45 per cento dei giovani risiede nelle regioni del Nord; il 19, il 25 e l’11 in quelle del Centro, del Sud e delle isole, rispettivamente». Questa segmentata platea è certamente rappresentativa e coerente con i destinatari del nostro preambolo. I giovani. E proprio ai giovani si possono attribuire i seguenti risultati: «Alle domande sui principali concetti economici – inflazione, tasso di interesse e diversificazione del rischio – risponde correttamente il 35 per cento degli intervistati. La cultura finanziaria dei giovani è disomogenea lungo diverse dimensioni. Le conoscenze finanziarie sono più alte tra gli studenti, rispetto a chi già lavora o è in cerca di occupazione».



Visto l’ampio spettro anagrafico potremmo ritenere soddisfacente queste conclusioni. Ovvio, c’è molto da fare, ma, l’età con le sue distrazioni annesse potevano arrecare maggior danno. Continuando, emerge come «i giovani sono attenti alla sostenibilità delle spese correnti e al rispetto delle scadenze di pagamento, ma hanno una bassa propensione a pianificare il futuro». Ecco, il futuro. Ricordiamoci questo passaggio perché sarà fondamentale più avanti: un’anticipazione alle amare conclusioni che abbiamo introdotto. Altri buoni elementi a favore dei giovani sono: «Più dell’80 per cento dei giovani intervistati si tiene aggiornato sui temi economici e finanziari principalmente attraverso i social media, la televisione, siti web o riviste specializzate». Il sapere fa sempre bene e non è mai troppo. Inoltre, «con riferimento alle opinioni e alle prospettive dei giovani intervistati, la protezione dell’ambiente emerge come il tema più urgente su cui dovrebbero concentrarsi le politiche economiche».

Come? Ripetiamolo. L’ambiente rappresenta il tema più urgente su cui dovrebbero concentrarsi le politiche economiche? Sì, abbiamo (avete) letto bene. E questo (forse) è male. Proseguendo, infatti, allo specifico paragrafo “Opinioni e prospettive dei giovani; l’interesse per i temi economico-finanziari” si legge: «Secondo i giovani, il tema più urgente su cui dovrebbero concentrarsi le politiche economiche riguarda la protezione dell’ambiente (54 per cento, tavola 6). Tra le altre priorità, rientrano il contrasto alla disoccupazione e alla povertà e il miglioramento del sistema di istruzione/formazione». E tutto il resto? Nulla? Non è possibile.

Vediamo come si è giunti a queste risposte. La domanda ha interessato un campione di 5.372 individui di età compresa tra i 18 e i 34 anni e distribuiti in tre gruppi (18-23, 24-29, 30-34 anni). Il quesito a scelta multipla (con un massimo di tre risposte possibili) è stato: “Quali tra i seguenti obiettivi ritieni più urgenti in questo momento?” Le opzioni previste: «cambiamento climatico, migliore istruzione/formazione, contrastare povertà, contrastare disoccupazione, affrontare sfide dell’immigrazione, contrastare corruzione finanziaria e politica, contrastare discriminazioni di genere, valorizzare i talenti del nostro Paese, contrastare effetti della guerra». Noi stessi, riprendendo ciascuna risposta e procedendo attraverso un semplice calcolo (media dei valori percentuali riscontrati), abbiamo preso atto di questa inaspettata realtà. Oltre la metà dei giovani vive come priorità il cambiamento climatico (53,7%) e il contrasto alla disoccupazione (50,7%). A seguire, con oltre il trenta per cento degli intervistati, ci sono il contrasto alla povertà (32,1%) e una migliore istruzione/formazione (31,5%). Solamente a un quarto (24%) della gioventù interessa contrastare la corruzione finanziaria e politica, mentre, a circa un 16% preme quanto può accadere alle discriminazioni di genere, agli effetti della guerra e, da non credere, al “valorizzare i talenti del nostro Paese”. Infine, poco meno del dieci per cento dei “ragazzi”, sente come urgente il tema delle sfide dell’immigrazione.

Questa è la realtà giovanile di oggi. Queste sono le speranze nel domani. Non possiamo negarlo: in noi, in voi lettori, in tutti (tranne i giovani) qualche perplessità (per non dire altro) c’è. Guardando al passato, come al presente, le precedenti generazioni hanno certamente sbagliato qualcosa. Erano tempi diversi, certo. C’erano bisogni diversi, certo. I mezzi erano altri. Ma oggi, nel 2024, con tutto quello che abbiamo davanti agli occhi e viviamo (talvolta sopravviviamo) quotidianamente è così prioritario l’aspetto climatico? Meglio affrontare (prima) il clima anziché il contrasto alla povertà? E la sempre più importante (importantissima!) discriminazione di genere? Praticamente relegata in un cassetto ben chiuso. La guerra? Idem. L’immigrazione? Non pervenuta. E, poi, il tema che probabilmente ha contraddistinto i decenni passati che, molto spesso, fa scrivere di sé: la corruzione finanziaria, politica, dove trova posto nei vostri lucenti e costantemente aggiornati smartphone? Decisamente un file cancellato. E ancora, ma, questa volta riguarda voi, proprio voi: la valorizzazione dei talenti. Questo siete voi. Anzi, proprio no. Questo non potete essere voi. Perché a voi questo non interessa. Per voi “fa più figo” appartenere ai cosiddetti “cervelli in fuga”: di questi, però, quelli veri sono veramente pochi. Molto pochi. Secondo Hugo von Hofmannsthal, “in gioventù ci attira il cosiddetto interessante, in età più matura il buono”: era il 1922. Oggi, nel 2024, quello che vi attira sarà sicuramente interessante, ma, lasciatevelo dire: la realtà, la vostra realtà, è una realtà solo vostra. Il mondo, l’Italia, invece, sono molto diversi. Alla vostra età, essere “cringe” perché vittima del “fomo”, comporterà il “dissare” dei vostri amici. Continuate così. Rimanente virtuali. Come la vostra realtà.

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