L’invasione russa dell’Ucraina alla fine dello scorso febbraio e i correlati incrementi dei prezzi energetici che si sono manifestati nella generalità dei Paesi occidentali per poi estendersi al di fuori dei comparti energetici hanno creato ragionevoli timori di future tendenze recessive nei nostri sistemi economici. Queste preoccupazioni non si sono attenuate, ma occorre segnalare che non stanno trovando al momento riscontro nei dati macroeconomici relativi al nostro Paese.
Due segnali al riguardo sono dati dalla revisione in senso favorevole che l’Istat ha effettuato a fine maggio della stima dell’andamento del nostro Pil nel primo trimestre dell’anno e dalla dinamica complessivamente ancora positiva della produzione industriale nei mesi più recenti.
Per quanto riguarda la stima del Pil, alla fine dello scorso aprile l’Istat aveva segnalato una riduzione congiunturale dello 0,2% sull’ultimo trimestre del 2021 e una conseguente attenuazione della crescita tendenziale sullo stesso trimestre del 2021 al 5,8%, numeri che andavano nella direzione di una conferma dei timori recessivi prodotti dalla crisi internazionale. A distanza di un mese ha tuttavia dovuto provvedere a una correzione al rialzo di ben tre decimi di punto, portando la variazione congiunturale dal -0,2 al +0,1% e quella tendenziale dal 5,8 al 6,2%, una revisione non trascurabile soprattutto per il cambiamento di segno che ha comportato.
Sembra che l’aggiornamento sia stato determinato dai dati più favorevoli raccolti dopo la prima stima in relazione alla produzione nel settore dei servizi e in quello delle costruzioni. La crescita acquisita per il 2022 è a questo punto pari al 2,6%. Dal lato della domanda il traino è avvenuto principalmente dal comparto dei beni d’investimento (+3,9%) a fronte invece di una riduzione dei consumi finali privati e di una stazionarietà di quelli pubblici oltre che di una dinamica dell’import (+4,3%) più consistente rispetto a quella dell’export (+3,5%).
Riguardo invece alla produzione industriale è stato appena pubblicato il dato del mese di maggio il quale evidenzia un rallentamento, calcolato sui dati destagionalizzati, dell’1,1% sul mese precedente, tuttavia dopo tre aumenti mensili consecutivi. Sempre in termini destagionalizzati il livello della produzione industriale risulta del 3,3% più elevato del livello pre-Covid di febbraio 2020.
Anche se il dato di maggio non è favorevole come i precedenti, le previsioni degli esperti vedono un secondo trimestre complessivamente positivo, con giugno nuovamente con segno più e una crescita nelle media del trimestre comunque superiore ai due punti percentuali e che potrebbe raggiungere i due punti e mezzo. Per ora, calcolata sul trimestre marzo-maggio, si attesta al 2,3%. Questo implicherebbe un contributo positivo del settore industriale al Pil del secondo trimestre, migliore rispetto a quello del primo.
Corretto per gli effetti di calendario in maggio l’indice risulta più elevato del 3,4% rispetto a 12 mesi prima, con incrementi rilevanti per i beni di consumo (+7,8%) e l’energia (+3,5%), minori invece per i beni strumentali (+2,7%) e i beni intermedi (+1,0%). Tra i settori di attività economica registrano gli incrementi più ampi rispetto a 12 mesi quello del tessile, abbigliamento, pelli e accessori (+18,0%), seguito dalla fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+16,4%) e quella di computer e prodotti di elettronica e ottica (+13,1%).
Grafico 1 – Indice destagionalizzato della produzione industriale (Anno 2015=100)
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