Una medaglia a due facce. Così si può sintetizzare la fotografia scattata dal rapporto “Il Biologico nel 2021 e il futuro del settore”, anticipazione del rapporto “Bio in cifre 2022”, curato da Ismea e Ciheam Bari. Da un lato, infatti, lo studio rileva che nel 2021 la superficie coltivata secondo logiche bio in Italia è aumentata del 4,4%, arrivando a sfiorare i 2,2 milioni di ettari. E con questo ritmo di crescita, nei prossimi anni il nostro Paese potrebbe raggiungere i 2,7 milioni di ettari al 2027 per arrivare a toccare i 3 milioni al 2030, valore prossimo al target del 25% di superficie bio, indicato dal Farm to Fork dell’Unione europea quale traguardo da raggiungere proprio entro la fine del decennio. 



Positivi sono poi i valori relativi al numero di operatori certificati a bio: qui i dati indicano una crescita di oltre il 5% rispetto al 2020, grazie ai 4.413 nuovi ingressi nel sistema di certificazione che hanno portato a 86.144 il numero complessivo di produttori, preparatori e importatori biologici. Una conferma – nota lo studio di Ismea – della grande vitalità del comparto, nonostante le molte incertezze degli anni di pandemia. 



Dall’altro lato, però, lo stesso report mette in luce che, a fronte di questi dati positivi, il biologico deve incassare una battuta d’arresto sul fronte delle vendite: la spesa per questa tipologia di alimenti e bevande per la prima volta nel 2021 ha registrato una riduzione. Dopo l’ottima performance del 2020, chiuso in crescita del 9,5%, sulle ali di una maggiore propensione delle famiglie italiane all’acquisto di alimenti genuini e salutari e dal confinamento domiciliare indotto dal lockdown, infatti, lo scorso anno il valore delle vendite si è contratto del 4,6%, portandosi a 3,38 miliardi di euro, pur rimanendo invariata l’incidenza del comparto sul totale degli acquisti agroalimentari (3,9%). E anche le prime indicazioni sull’anno in corso non lasciano ben sperare: le evidenze sui primi 5 mesi del 2022, limitate ai soli acquisti presso la Gdo, rimarcano un’ulteriore riduzione dell’1,9% su base annua, peraltro in un contesto di generalizzata crescita dei prezzi. A preoccupare, in questo caso, è soprattutto il confronto con l’agroalimentare convenzionale che segna, nello stesso periodo, un incoraggiante +1,8%. 



Va detto però che in questo scenario, caratterizzato da luci e ombre, c’è un dato indiscutibilmente positivo, che lascia ben sperare per il futuro: Bruxelles ha confermato il pacchetto di iniziative del Green Deal, che vede nello sviluppo dell’agricoltura biologica uno dei cardini della transizione green in agricoltura. E anche Roma si è dotata, dopo un lungo e travagliato iter, di una legge nazionale sull’agricoltura biologica, destinando cospicue risorse al settore nella programmazione 2023-2027 della nuova Pac. “L’Italia conferma e rafforza il proprio impegno sul biologico, stanziando fondi per oltre 2 miliardi di euro – dichiara il sottosegretario al Mipaaf, Francesco Battistoni -. Ciò rappresenta un segno tangibile di quanto il nostro Paese creda nell’agricoltura biologica e di come gli interventi messi in atto, a partire dall’approvazione della legge sul biologico fino al Piano d’Azione Nazionale, rientrino in un quadro organico e complessivo finalizzati alla crescita del settore. Da sottolineare, inoltre, che fra il 2020 e il 2021, la SAU (superficie agricola utilizzata) nazionale a coltivazione biologica è aumentata di oltre il 4%, una tendenza in continua crescita che ci fa ben sperare. Se nei prossimi anni gli incrementi saranno costanti, confido che nel 2025 potremmo raggiungere l’obiettivo del 20% di SAU nazionale a coltivazione biologica e arrivare alla soglia del 25% nel 2027, anticipando così di 3 anni gli obiettivi contenuti nel Green Deal europeo”. 

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