Poche luci, tante ombre nel più recente bilancio sul turismo organizzato tracciato dalle maggiori associazioni di categoria, ASTOI Confindustria Viaggi, AIDIT-Federturismo Confindustria, Assoviaggi-Confesercenti, Fiavet Confcommercio e Maavi-Conflavoro PMI. Le “luci” si riassumono nei traguardi raggiunti dalle rappresentanze, forse per la prima volta davvero collaborative tra loro nell’azione comune con il Governo.



Tra gli obiettivi raggiunti figurano l’istituzione e la tripla proroga dei voucher (30 mesi); il fondo per tour operator e agenzie di viaggio pari a 625 milioni per i danni subiti nel 2020; la tax credit affitti; l’introduzione e la proroga della cassa Covid e le semplificazioni per l’accesso retroattivo agli ammortizzatori ordinari del primo trimestre 2022 per un totale di 95 settimane dall’inizio della crisi; l’istituzione dei corridoi turistici Covid free per 6 destinazioni (settembre 2021), proroga e loro ampliamento per 12 mete totali (gennaio 2022) ed eliminazione del divieto sui viaggi extra Ue (febbraio 2022).



A fronte di tutto questo, il turismo organizzato è ancora in forte sofferenza: nel 2019 il comparto fatturava 13,3 miliardi, nel biennio 2020/21 ha fatto registrare una perdita di fatturato rispettivamente pari a -76,7% e a -81,2%. Complessivamente, nel 2020 e 2021, il totale fatturato perso ammonta a 21,1 miliardi ai quali si sommeranno, previsionalmente, altri 6 miliardi che verranno persi quest’anno, per un totale di 27,1 miliardi. E il Governo non ha stanziato sostegni per il 2021, anno ancor più duro del precedente. Il Fondo Unico per il Turismo istituito dalla Legge di Bilancio, recentemente incrementato dal Sostegni Ter, si attesta a 225 milioni che verranno ripartiti tra tutti i player della filiera turistica. Ai tour operator ed alle agenzie di viaggi con il Sostegni Ter è stato destinato un budget di 39,3 milioni pari a 1/sedicesimo di quanto stanziato nel 2020.



Ma non c’è solo la pandemia. La ripartenza del settore era stata avviata con l’ordinanza del ministero della Salute (febbraio 2022) che autorizzava gli spostamenti per turismo in qualsiasi parte del mondo. In contemporanea con l’ordinanza, però, la Russia ha iniziato l’invasione dell’Ucraina, che ha generato da un lato un’instabilità geopolitica e dall’altro una significativa diminuzione del potere d’acquisto degli italiani, costretti a fronteggiare significativi aumenti del costo di beni e servizi. “Sul fronte incoming – informano le associazioni -, nel 2019 gli arrivi dalla Russia erano pari a circa 1,8 milioni di persone, 6 milioni di presenze (fonte Istat) e generavano una spesa di 984 milioni di euro (fonte Banca d’Italia). I turisti russi non saranno i soli a non visitare il nostro Paese. Si considerino in particolare gli americani, che nel 2019 avevano fatto registrare oltre 6 milioni di arrivi con oltre 16 milioni di pernottamenti (fonte Istat), per una spesa pari a  5,5 miliardi (fonte Banca d’Italia). I dati Banca d’Italia-Eurosistema indicano nel 2021 ancora -50% sulla spesa complessiva dei turisti stranieri in Italia. Con lo scenario di incertezza internazionale in atto, si attende un ulteriore decremento per il 2022. In vista della Pasqua,  l’allentamento delle restrizioni deciso dal Governo per agevolare l’incoming avrebbe potuto essere più coraggioso per consentire ai turisti di prenotare serenamente le proprie vacanze in Italia, prendendo come esempio  la Francia ed altri Paesi dove tutte le limitazioni sono già state tolte”.

Per l’outgoing, dopo i primi positivi segnali di ripresa, si sta assistendo ad un raffreddamento delle prenotazioni sui viaggi internazionali, dovuto al clima di timore e di incertezza generato dal conflitto. L’andamento delle prenotazioni relativo ai primi trimestri del 2021 e 2022 rispetto al 2019 (dati ASTOI Confindustria Viaggi) evidenzia un calo medio rispettivamente del 95% nel 2021 e del 53% nel 2022. ISTAT ha rilevato in febbraio un + 5,7% di inflazione, dato che non si vedeva dal 1995. Secondo un’indagine di Confesercenti, l’effetto della corsa dei prezzi di energia, gas e carburanti, esasperata dalla crisi ucraina, rischia di portare nel 2022 il tasso di inflazione all’8%, il che potrebbe costare quest’anno 26,1 miliardi di euro in minori consumi e 41,3 miliardi in meno sul previsto aumento del Pil. Il prezzo del jet fuel è più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: un incremento così significativo del costo del carburante non può non ripercuotersi sui prezzi dei pacchetti turistici e, conseguentemente, sulla domanda.

A sottolineare la gravità della crisi, concorrono i numeri sull’occupazione. Secondo il rapporto Cerved 2020 sulle PMI, gli occupati del comparto nel 2019 erano oltre 86.000. Il numero di addetti, in questi due ultimi anni, non ha subito variazioni notevoli in quanto “mantenuto in vita” dagli ammortizzatori sociali. Ma secondo il WTTC (World Travel & Tourism Council), nel 2020 il settore dei viaggi e del turismo italiano ha registrato una riduzione del 12,4% dell’occupazione, nonostante la riduzione dei livelli occupazionali sia stata anche frenata dal blocco dei licenziamenti in essere fino al 31 dicembre 2021. Nel 2022, una volta esaurita la possibilità di accedere agli ammortizzatori e considerata la forte riduzione dei volumi, sempre in base a stime elaborate dal Cerved, si potrebbe arrivare ad una possibile riduzione dell’organico pari al 34%. 

“Dall’inizio della pandemia – sostengono le associazioni – il turismo organizzato ha fatto uso massiccio degli ammortizzatori sociali. Purtroppo, data la situazione, le imprese sono già coscienti del fatto che l’uso di questi strumenti si dovrà protrarre almeno fino a giugno e per tale ragione le Associazioni chiedono che non vengano conteggiati i periodi di integrazione salariale fruiti da gennaio a marzo 2022 e che il contatore venga azzerato ad aprile, per evitare che le aziende rimangano senza ammortizzatori, avendo consumato tutto il montante a loro disposizione”. Va poi considerato il saldo negativo aziendale tra nati/morti. Il numero delle imprese attive nel 2019 era pari a circa 13.000. Rispetto ai dati pre-pandemia circa il 20% delle imprese del turismo organizzato ha effettivamente cessato l’attività. Per la fine 2022 si stima la chiusura del 35% delle imprese del comparto.

Da tutte queste “ombre” nasce un pacchetto di richieste e proposte. “Per sostenere la domanda sarebbe importante attivare un meccanismo di detraibilità fiscale delle spese per vacanza -sul modello di quelle sanitarie – sostenute dai consumatori per l’acquisto di pacchetti o servizi turistici presso agenzie e to, prevedendo un triennio di sperimentazione. Ma il mancato prolungamento della moratoria sui finanziamenti, mutui e prestiti comporterà per le imprese anche pesanti conseguenze. Le banche stanno chiedendo il rientro e le imprese non sono in grado di adempiere. Perfino l’ABI ha chiesto che il Governo confermi i sostegni per la liquidità delle PMI e solleciti le istituzioni europee a ripristinare la flessibilità sul trattamento dei crediti. Urge quindi un intervento volto a disporre la proroga della moratoria sui finanziamenti (sia quota capitale sia interessi), pena la chiusura di migliaia di imprese”.

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