La disabilità delle studentesse e studenti nelle nostre Università non è più invisibile: c’è ed è una realtà importante per i nostri atenei che si stanno organizzando per i percorsi di studio e di sostegno ai nostri ragazzi iscritti. È ciò che leggiamo nel Rapporto dell’Agenzia Nazionale per la Valutazione del Sistema universitario e della Ricerca (Anvur) “Gli studenti con Disabilità e DSA nelle Università Italiane” illustrato a Roma, presente la Ministra Maria Cristina Messa, il Presidente e il Direttore di Anvur, docenti delegati della Conferenza Nazionale Universitaria della Disabilità (Cnudd), docenti universitari di sedi del territorio, assente Erika Stefani ministra per la Disabilità. Un gruppo di lavoro coeso che ha restituito concretamente, con impegno metodico e scientifico, lo stato dei servizi di cui necessitano gli studenti con disabilità e con disturbi specifici dell’apprendimento, come strumenti fondamentali per promuovere la cultura dell’inclusione e l’effettività del diritto allo studio. Un Rapporto dettagliato sul miglioramento dei servizi e ausili di supporto alla didattica, l’accessibilità e l’adeguamento degli atenei, il trasporto, il tutoraggio, il counseling e l’orientamento, numeri dettagliati ed emersi ora evidenziando quanto la disabilità colpisca un numero sempre maggiore di giovani.



Questo primo rapporto è estremamente utile a guidare la definizione e l’aggiornamento delle politiche in materia di diritto allo studio. E restituisce la fotografia di un sistema universitario che su questo fronte è attento, attivo e realmente impegnato nell’estendere, anche al di fuori delle mura degli atenei, la cultura dell’inclusione e la personalizzazione dei servizi. Lo scorso anno il ministero dell’Università e ricerca ha destinato ulteriori 50 milioni di euro per il co-finanziamento di attività di orientamento e tutorato a beneficio degli studenti che necessitano di azioni specifiche per promuovere l’accesso ai corsi della formazione superiore e alle azioni di recupero e inclusione. Le risorse che il sistema universitario impiega per i servizi a studenti con disabilità e DSA ammontano a 11.364.536 euro. Le entrate prevalenti derivano dalla Quota FFO legge 17/1999 (65,84%) e dal finanziamento diretto dell’ateneo (33,24%) . Pochi i finanziamenti da bandi e di enti privati che riguardano quasi esclusivamente le università grandi e medie. 



È emersa l’esigenza di aggiornare il quadro normativo e finanziario di riferimento non più attuale, l’attenzione che deve essere dedicata alle attività di orientamento specifico nel rapporto tra Scuole Superiori e Università, la necessità che si attivino forme di collaborazione strutturata e permanenti tra atenei collocati nelle stesse regioni e che le rilevazioni dei dati siano permanenti ed estese al settore Alta formazione artistica, così come l’impegno che l’Agenzia dedicherà al tema della disabilità e DSA (disturbi specifici dell’apprendimento) nell’ambito del nuovo modello di valutazione e accreditamento periodico delle università. 



La rilevazione ha coinvolto 90 atenei statali, non statali e telematici su un totale di 98 e costituisce la fonte di informazioni più aggiornata e dettagliata per conoscere non solo le dimensioni del fenomeno, ma il profilo degli iscritti, i servizi attivati, le risorse economiche e umane mobilitate per accompagnarli durante il loro percorso e promuoverne la partecipazione alla vita accademica. 

Sono 36.816 gli studenti con disabilità o con DSA nell’a.a. 2019-20 iscritti ai corsi di laurea e post-laurea: il 2% del totale degli studenti. Il 71% è iscritto ai corsi triennali, il 15% ai corsi magistrali e l’11,6% ai corsi magistrali a ciclo unico. Tra coloro che proseguono nei corsi post-laurea, 94 sono iscritti al dottorato. La componente femminile è maggioritaria (52%) e la sua incidenza cresce man mano che si innalza il livello di studio, passando dal 51,7% nei corsi triennali, al 58,6% nei corsi magistrali a ciclo unico, al 70,3% nei master di primo e secondo livello. Soltanto nei corsi di dottorato prevale la componente maschile, che è del 55,3%. La maggior parte delle studentesse e studenti è iscritta ai corsi di area sociale (35,4%) e di area scientifica (30,1%). Più indietro l’area umanistica (22,9%) e quella sanitaria (10%). Coloro che hanno completato il percorso di studi (triennale, magistrale o magistrale a ciclo unico) sono stati 3.589. Il 38% si è laureato in corsi di area sociale, il 29,7% di area scientifica, il 20 di area umanistica e l’11,2% di area sanitaria. 

Tra gli immatricolati si manifestano i segnali di cambiamento più significativo in atto nelle università italiane: la rapida crescita degli studenti con DSA che, in termini quantitativi, hanno ormai superato gli studenti con disabilità. La domanda di servizi è crescente e ha indotto numerosi atenei a esternalizzarli, in carenza di persone e strutture idonee. Significativo è il numero di accordi e partnership che gli atenei sottoscrivono con aziende e istituzioni pubbliche (146), con organizzazioni del Terzo settore (98) e con aziende private (55). Sono invece limitate le partnership con altri soggetti.

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