Ogni anno, il Sole 24 Ore pubblica un’indagine che misura la qualità della vita nelle 107 province italiane. Questo strumento, ormai giunto alla sua 35esima edizione, rappresenta un punto di riferimento per comprendere le dinamiche sociali, economiche e ambientali che caratterizzano il nostro Paese.
Negli ultimi anni, l’indice sulla Qualità della Vita del Sole 24Ore ha subìto un’evoluzione significativa. L’edizione del 2024 si distingue per l’ampliamento e il perfezionamento della metodologia, introducendo nuove categorie e indicatori che riflettono meglio le esigenze e i cambiamenti della società contemporanea.
Uno degli aspetti più evidenti di questa evoluzione è il numero degli indicatori analizzati. Rispetto alle edizioni precedenti, dove i parametri erano più limitati (42 indicatori fino al 2018), l’edizione 2024 si basa su 90 indicatori. Questa espansione consente di analizzare aspetti del benessere che in passato erano meno esplorati o del tutto assenti. Gli indicatori sono suddivisi in sei macrocategorie tematiche: Ricchezza e consumi, Affari e lavoro, Demografia, salute e società, Ambiente e servizi, Giustizia e sicurezza, Cultura e tempo libero. L’ampiezza del quadro mira ad approfondire le varie sfaccettature del benessere, offrendo un’analisi più bilanciata e dettagliata.
Rispetto all’edizione del 2023, vi è stata l’introduzione di ben 27 nuovi indicatori, pensati per cogliere tendenze e dinamiche emergenti. Tra questi si trovano parametri che mettono in evidenza aspetti cruciali come l’accessibilità economica, la sostenibilità e le disuguaglianze sociali. Tra l’altro, l’indagine misura l’incidenza dell’affitto sul reddito medio, offrendo un’indicazione chiara sulla sostenibilità abitativa, e il divario tra i redditi più alti e quelli più bassi, che evidenzia le disuguaglianze economiche all’interno delle province. Inoltre, dà risalto alla qualità della vita per specifici gruppi sociali tramite l’introduzione dell’Indice della qualità della vita femminile, che analizza parametri come l’occupazione e la sicurezza delle donne. Questi cambiamenti indicano che la qualità della vita è un concetto multidimensionale, che non si limita alla ricchezza economica, ma abbraccia anche aspetti sociali e culturali.
L’attenzione alle dinamiche sociali è uno dei punti di forza dell’edizione 2024. Rispetto al passato, l’indagine include, infatti, indicatori che analizzano più in profondità la salute, l’accesso ai servizi e le condizioni sociali delle diverse fasce della popolazione. Per esempio, vengono ora considerate l’incidenza di patologie croniche e la disponibilità di servizi sanitari, che offrono una misura concreta del livello di benessere fisico e mentale nelle province. Questa attenzione alle dinamiche sociali riflette una comprensione più ampia del benessere, che non si limita a indicatori oggettivi, ma considera anche dimensioni più soggettive e qualitative.
Un altro elemento distintivo dell’edizione 2024 è la maggiore attenzione ai temi ambientali e climatici. Mentre in passato il clima e la sostenibilità erano considerati in modo marginale, ora la categoria “Ambiente e servizi” include dati climatici aggiornati, l’incidenza di eventi climatici estremi e la presenza di infrastrutture sostenibili. Questo cambiamento riflette una crescente consapevolezza dei rischi ambientali e del loro impatto diretto sulla qualità della vita.
L’edizione del 2024, inoltre, riserva una particolare attenzione alla personalizzazione territoriale, differenziando le aree metropolitane dalle province più piccole. Le grandi città, come Roma e Milano, vengono analizzate considerando le disuguaglianze interne e il costo della vita, mentre le province minori vengono valorizzate per i loro livelli di vivibilità e accessibilità economica. Questa scelta metodologica permette di rappresentare le peculiarità di ogni territorio, offrendone un quadro più dettagliato e realistico.
I dati dei diversi indicatori sono raccolti da una rete di fonti ufficiali e certificate, tra cui Istat, Banca d’Italia e Legambiente, ma anche da istituti di ricerca privati come Prometeia e Cribis. Questo permette di includere informazioni più aggiornate e granulari rispetto al passato.
La classifica finale basata sui 90 indicatori segue diversi passi. Prima di tutto, ogni indicatore viene standardizzato in modo da assegnare un punteggio pari a 0 per la provincia con il valore peggiore dell’indicatore e 1.000 per la provincia con il valore migliore, con punteggi intermedi calcolati proporzionalmente. Quindi, ciascun indicatore è ponderato equamente all’interno della propria macro-categoria. Ogni categoria include 15 indicatori, e ciascuno contribuisce in misura uguale al punteggio medio della categoria (con un peso pari a 6,67%). Successivamente, le sei macro-categorie vengono combinate con una media aritmetica semplice, in cui ciascuna macro-categoria ha un peso uguale del 16,67% nel punteggio complessivo. Questo approccio garantisce quindi che nessuna dimensione prevalga sulle altre.
Ma cosa raccontano i dati del 2024? Per illustrare sinteticamente i risultati delle province in base al loro indice di qualità della vita, nella mappa ogni provincia è stata colorata in modo graduale. I colori utilizzati indicano il punteggio complessivo: le province con un punteggio più alto sono evidenziate con toni più chiari, mentre quelle con punteggi più bassi sono colorate con toni più scuri. La mappa offre quindi una sintetica rappresentazione delle differenze territoriali rispetto all’indice della qualità della vita per il 2024.
Si evidenzia una netta polarizzazione geografica: le province del Nord Italia, in particolare quelle della Lombardia, del Trentino-Alto Adige e del Veneto, mostrano generalmente punteggi più alti, rappresentati dai toni chiari, che indicano una qualità della vita mediamente migliore. Al contrario, le province del Sud e delle Isole, in particolare quelle di Calabria, Sicilia e alcune aree della Campania, si distinguono per punteggi più bassi, rappresentati dai toni scuri, segnalando una qualità della vita mediamente inferiore. Nonostante il persistente divario tra Nord e Sud del Paese, emergono alcune diversità interne a ciascuna area geografica: ad esempio, alcune province meridionali riescono a distinguersi positivamente, mentre alcune province settentrionali, al contrario, mostrano criticità.
Dal punto di vista della classifica finale (riportata nella Tabella 1), Bergamo è risultata la provincia migliore nel 2024, scalando la classifica generale dalla 52ª posizione del 2020 alla 1ª. A seguire troviamo le province autonome di Trento e Bolzano. Trento ha migliorato la propria posizione rispetto al 2023, salendo alla 2ª posizione, mentre Bolzano è avanzata di dieci posizioni rispetto all’anno precedente. La top 10 del 2024 evidenzia una prevalenza di province del Nord Italia, con regioni come Trentino-Alto Adige, Lombardia e Veneto che occupano gran parte delle posizioni di vertice. Oltre a Bergamo, Trento e Bolzano, nella top 10 troviamo Monza e Brianza (4ª posizione), Cremona (5ª), Udine (6ª), Verona (7ª), Vicenza (8ª), Bologna (9ª) e Ascoli Piceno (10ª).
Tabella 1: Punteggi dell’indice della qualità della vita (anno 2024) e posizione delle 107 province italiane
Nelle posizioni più basse della classifica si collocano principalmente province del Mezzogiorno e delle Isole. Le ultime dieci posizioni del ranking, dalla 98ª alla 107ª, sono occupate esclusivamente da province meridionali, con Reggio Calabria in 107ª posizione. Tra queste province figurano Caltanissetta (98ª posizione), Palermo (104ª) e Siracusa (104ª), appartenenti alla Sicilia, Cosenza (102ª), Vibo Valentia (103ª) e Crotone (103ª), appartenenti alla Calabria. Napoli si colloca in 106ª posizione.
Se, da un lato si conferma il persistente divario Nord–Sud, dall’altro emerge che le province di minori dimensioni sembrano garantire una qualità della vita migliore rispetto alle grandi città metropolitane. Quantunque Bologna resti tra le prime dieci province, registra un peggioramento rispetto al 2023, così come altre città importanti: Milano (12ª), Firenze (36ª), Cagliari (44ª), Venezia (46ª), Genova (54ª), Torino (58ª) e Roma (59ª). La situazione appare particolarmente critica ancora nel Sud Italia, dove le città metropolitane si concentrano nelle ultime posizioni della classifica: Bari (65ª) è la migliore tra le grandi città meridionali, seguita da Catania (83ª), Messina (91ª), Palermo (100ª).
L’Indice della qualità della vita del 2024 rappresenta quindi un’analisi articolata delle diverse sfaccettature che caratterizzano il benessere nelle province italiane. Si tratta di un esercizio che si aggiunge ai preesistenti promossi da giornali e istituzioni. Ci sembra che gli indici siano strumenti utili per comprendere le peculiarità dei territori e le loro dinamiche storiche per quanto concerne la qualità della vita della gente.
Naturalmente, le differenze tra le classifiche originate dai vari indici dipendono dagli indicatori su cui si basano. Pertanto, invece che prendere per oro colato le varie classifiche, auspichiamo una convergenza tra indici, così che le classifiche diventino uno stimolo per gli amministratori e i gruppi di pressione interessati al miglioramento delle situazioni locali.
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