Tra Italia e Ucraina insistono legami forti, che si stanno traducendo anche in concreta solidarietà. Nel fine settimana, nei mercati di Campagna Amica di tutta Italia, è scattata l’operazione “Spesa sospesa per l’Ucraina”: tutti i produttori di Coldiretti (soprattutto in Veneto) sono impegnati nell’iniziativa che sta interessando gli spazi dedicati alla vendita diretta, dove cittadini e consumatori potranno offrire olio extra vergine d’oliva, pasta, passata di pomodoro, legumi, prodotti da forno, farina, zucchero, formaggi, salumi e carne in scatola da inviare ai civili del Paese invaso, dove iniziano a scarseggiare le scorte alimentari, o da donare alle decine migliaia di profughi che stanno arrivando sul territorio nazionale. Coldiretti ha anche annunciato che quattro tonnellate di cibo made in Italy raccolte dagli agricoltori italiani sono già in viaggio per l’Ucraina.
L’Italia è il principale Paese europeo per presenza di cittadini ucraini. Una presenza in rapida crescita, visti gli arrivi dei profughi, molti in destinazione finale, anche per ricongiungimenti proprio con parenti o amici già da tempo in regione, o anche solo in transito. La presenza degli ucraini in Veneto – secondo i dati dell’Osservatorio regionale immigrazione, gestito da Veneto Lavoro – è di lunga data, intensificatasi nel corso degli anni soprattutto per la crescente domanda di lavoro domestico e assistenza da parte delle famiglie italiane. In effetti, la presenza degli ucraini in Italia è prevalentemente femminile, una caratteristica cresciuta nel corso degli anni ma gradualmente stabilizzatasi. I nuovi ingressi, quasi solo attraverso il canale dei ricongiungimenti familiari, fino all’invasione della scorsa settimana, erano via via diminuiti riducendosi a poche centinaia l’anno.
Secondo gli ultimi dati censuari, al 1° gennaio 2021 i cittadini ucraini regolarmente residenti nel territorio nazionale erano circa 260.000. La regione italiana con il maggior numero di residenti ucraini è la Lombardia (con il 23% del totale nazionale). Seguono Campania, Emilia-Romagna e Lazio; insieme, le prime 4 regioni della graduatoria nazionale accolgono il 65% della complessiva popolazione ucraina residente in Italia. In Veneto, i cittadini ucraini regolarmente residenti al 1° gennaio 2021 erano circa 16.800, pari al 7% del totale nazionale. Il peso delle donne, come si diceva, è particolarmente rilevante: al 1° gennaio 2021 rappresentano il 79% del totale dei residenti ucraini in Veneto (il 78% in Italia). Il peso mediamente rilevato per la totalità degli stranieri è invece di poco superiore al 50%.
In Veneto, le maggiori concentrazioni di residenti ucraini si registrano nella provincia di Venezia (circa 5mila residenti, pari al 30% del totale) e in quella di Treviso (3.650, circa il 22%). Seguono le province di Vicenza e Padova (entrambe con oltre 2mila residenti) e Verona (circa 1.700). La provincia di Belluno, nella quale risiedono poco meno di 1.400 cittadini ucraini si caratterizza per essere il territorio regionale in cui il peso di questa comunità sul totale degli stranieri è più elevato. Se nel complessivo contesto regionale l’incidenza dei cittadini ucraini sul totale degli stranieri è del 3,3%, in provincia di Belluno essa raggiunge l’11,2%. Al di sopra della media regionale si collocano anche i valori registrati nelle province di Venezia (5,5%), Rovigo (5,1%) e Treviso (4%).
Secondo le informazioni sul numero dei permessi di soggiorno rilasciati, nel corso del 2020 (ultimo aggiornamento disponibile) gli ingressi in Italia di cittadini ucraini nel corso dell’anno sono stati circa 3.200, pressoché dimezzati rispetto all’anno precedente, complice l’emergenza sanitaria. Il trend rilevato nel corso dell’ultimo decennio mostra una graduale contrazione degli arrivi regolari nel corso degli anni. Le regioni italiane in cui si concentra il numero più elevato di rilasci di permessi di soggiorno sono la Lombardia e la Campania, principali territori di primo arrivo per questo gruppo di connazionali. Seguono il Lazio e l’Emilia-Romagna. Il Veneto con 228 ingressi nel 2020 si colloca in quinta posizione. Nel 2013, anno al top per numero di ingressi, i permessi rilasciati in Veneto a cittadini ucraini sono stati 1.139. A motivare il rilascio del permesso di soggiorno nel corso degli ultimi anni sono stati soprattutto ragioni familiari. In passato, il principale canale di ingresso era rappresentato dai motivi di lavoro. Da segnalare, il crescente peso nel corso degli ultimi anni degli ingessi in Italia per ragioni umanitarie e richieste di asilo politico.
Nell’insieme, i permessi di soggiorno al 1° gennaio 2021 rilasciati in Italia a cittadini ucraini risultano 223 mila (79% a donne). Di questi circa 50mila sono permessi di soggiorno con scadenza (il 22%) e circa 170 mila di lungo periodo.
La presenza complessiva di ucraini nel territorio nazionale risulta particolarmente numerosa in Lombardia e in Campania (rispettivamente 50 mila e 39 mila permessi ad inizio 2021). L’Emilia Romagna si colloca in terza posizione (31 mila), seguita dal Lazio (24 mila). Il Veneto, con oltre 16 mila permessi (7% del totale nazionale), si colloca al quinto posto. Secondo dati Inps del 2020, i lavoratori ucraini in Veneto sono risultati complessivamente 11.700. Nel 96% dei casi si tratta di lavoratori dipendenti del settore privato; di questi circa la metà impiegati nel lavoro domestico. I lavoratori domestici – nella quasi totalità donne – sono passati dagli oltre 8 mila del 2011 ai poco più di seimila del 2020. Nel corso degli ultimi anni, in circa il 77% dei casi si è trattato di badanti, nel 23% di colf.
Rispetto al totale dei lavoratori domestici stranieri, i lavoratori (lavoratrici) con cittadinanza ucraina rappresentano circa il 13% del totale; il loro peso rispetto al numero complessivo di lavoratori domestici è pari a circa il 10%. Nel lavoro dipendente (escluso quindi il domestico), l’ambito settoriale di riferimento per i cittadini ucraini risulta essere prevalentemente il terziario, contesto nel quale nel corso degli ultimi anni sono state realizzate circa i 2/3 delle assunzioni complessive. Nel corso del 2020, complici le restrizioni legate all’emergenza sanitaria e il crollo della domanda in molti comparti dei servizi, si è registrata una temporanea crescita delle assunzioni in agricoltura. Nell’ambito del terziario l’impiego di lavoratori e lavoratrici ucraine interessa in particolar modo il comparto turistico-alberghiero: qui si concentra oltre 1/3 delle assunzioni complessive. Altre concentrazioni importanti si possono osservare nell’ingrosso e nella logistica e nell’ambito (residuale) degli altri servizi (in particolare nelle attività di pulizia).
Mentre le assunzioni di uomini si distribuiscono equamente tra agricoltura/industria da un lato e servizi dall’altro, le nuove attivazioni contrattuali relative alle donne ci concentrano soprattutto nel terziario, in particolare nell’ambito dei servizi turistici. Le qualifiche professionali dei lavoratori ucraini nel lavoro dipendente si distribuiscono equamente tra figure qualificate nell’ambito dei servizi (soprattutto turistici, come nel caso dei cuochi e camerieri), operai specializzati-conduttori e personale di basso livello. Il peso delle assunzioni relative a profili professionali tecnico-impiegatizi si attesta attorno al 10% del totale. Al netto delle cessazioni e delle trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato, il flusso delle assunzioni che dal 2009 al 2021 ha interessato i lavoratori ucraini ha generato circa 1.800 nuove posizioni di lavoro.
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