La pandemia da Covid-19 ha influito in modo rilevante sulla salute mentale e il benessere degli adolescenti in tutto il mondo. Le misure di restrizione adottate per contrastare la diffusione del virus hanno generato una serie di impatti negativi per questa fascia di età che vanno al di là delle conseguenze fisiche dirette del virus stesso.
Le restrizioni hanno privato gli adolescenti dei loro spazi educativi, scolastici, ricreativi e sportivi, alterando le loro routine quotidiane e impedendo loro di partecipare ad attività sociali fondamentali per il loro sviluppo. Questo ha provocato sentimenti di disorientamento e frustrazione, spesso trascurati o ignorati dalle autorità e dalla società in generale.
L’indagine PISA (dall’inglese Programme for International Student Assessment: Programma Internazionale di Valutazione degli Studenti), condotto dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), nata nel 2000 per valutare e confrontare ogni 3 anni a livello internazionale le competenze degli studenti di 15 anni, nella versione del 2022, ha introdotto una serie di domande con lo scopo di cercare di descrivere l’esperienza di isolamento degli studenti dovuta alla pandemia.
Innanzitutto, l’indagine ha evidenziato che due Paesi su tre partecipanti all’indagine hanno chiuso le loro scuole per più di tre mesi per la maggior parte dei loro studenti durante la pandemia di Covid-19. Ma cosa hanno provato realmente gli adolescenti durante la pandemia ed esistono differenze tra gli studenti italiani e quelli degli alti Paesi partecipanti all’indagine? Durante il periodo di chiusura causato dalla pandemia, gli studenti in Italia hanno infatti sperimentato alcune differenze significative rispetto ai loro coetanei in altri Paesi in termini di approcci educativi, supporto ricevuto e benessere emotivo.
Mentre non si rilevano differenze per quel che riguarda il materiale didattico ricevuto per studiare autonomamente, la percentuale di studenti a cui sono stati assegnati compiti a casa è stata significativamente più bassa in Italia (62,4%) rispetto alla media totale (69,9%). In Italia l’adozione di piattaforme di gestione dell’apprendimento è stata impressionante, con il 72,4% degli studenti che ha caricato i propri materiali su tali piattaforme, rispetto al 67% degli altri Paesi. Inoltre, la percentuale di studenti che ha partecipato a lezioni virtuali in tempo reale è stata più alta in Italia (74,0%) rispetto alla media degli altri Paesi (68,6%), con ciò indicando un’efficace transizione verso l’apprendimento online.
Tuttavia, il supporto familiare è risultato leggermente inferiore in Italia rispetto alla media totale. Meno studenti italiani hanno ricevuto aiuto dai membri della famiglia per i compiti scolastici (26,5% versus 35,7% della media totale) e nel creare programmi di apprendimento (24,5% vs 30,1% della media totale). Infine, gli studenti italiani hanno riportato un maggiore senso di solitudine (48,9% vs 39,1% della media totale) e una leggera diminuzione dell’apprezzamento per l’apprendimento autonomo (51,3% vs 56,8% della media totale) durante le chiusure.
Ma quanto è vera l’idea comune che vi sia stato un effetto negativo della pandemia sulle competenze scolastiche, e in modo particolare di quelle matematiche, degli studenti? Analizziamo, pertanto, come siano cambiate tali competenze dalla rilevazione dell’indagine PISA nel 2018 con quelle del 2022. La Figura 1 riporta il tasso di variazione percentuale dei Paesi coinvolti nell’indagine per le competenze matematiche tra l’indagine PISA del 2018 e quella del 2022 rispetto alla percentuale di studenti che sono rimasti a casa da scuola almeno tre mesi per l’isolamento da Covid-19. Il tasso di variazione nelle competenze matematiche tra l’indagine del 2018 e quella del 2022 rappresenta quanto le abilità matematiche degli studenti siano cambiate nel tempo. Se il tasso di variazione è positivo, significa che le competenze matematiche sono migliorate nel tempo, mentre se è negativo, indica un peggioramento delle competenze.
Figura 1: Tasso di variazione percentuale dei paesi coinvolti nell’indagine per le competenze matematiche tra l’indagine PISA del 2018 e quella del 2022 (valori in colonna) rispetto alla percentuale di studenti che sono rimasti a casa da scuola almeno tre mesi per l’isolamento da COVID-19 (valori in riga) (Fonte: Indagine PISA)
Si può dire che esiste una tendenza lieve negativa (pari a -0.12) per cui un aumento della percentuale di studenti che sono rimasti a casa per più di 3 mesi è associato a una lieve diminuzione nel tasso di variazione delle competenze matematiche. Analizzando i dati rappresentati nella figura 1, possiamo osservare che ci sono variazioni notevoli nelle competenze matematiche dei Paesi in relazione alla percentuale di studenti che sono rimasti a casa per più di 3 mesi durante la pandemia. Paesi con una percentuale più elevata di studenti isolati, come Irlanda, Guatemala e Palestina, mostrano tendenze negative nelle competenze matematiche, con variazioni significativamente negative rispetto al periodo precedente. Questo suggerisce che lunghi periodi di assenza dalle lezioni abbiano avuto un impatto negativo sull’apprendimento degli studenti in questi contesti. Anche l’Italia, con il 58,43% degli studenti rimasti a casa per più di 3 mesi, ha sperimentato una variazione negativa del -4,25% nelle competenze matematiche, evidenziando le sfide incontrate nel mantenere gli standard educativi durante la pandemia. C’è da segnalare il caso del Vietnam, dove nonostante un alto tasso di isolamento, si è registrato un notevole miglioramento nelle competenze matematiche.
D’altra parte, Paesi con una percentuale inferiore alla media di studenti rimasti a casa per più di 3 mesi, come Cina, Giappone, Corea, Svizzera, Svezia e Islanda, mostrano una varietà di variazioni nelle competenze matematiche, sia positive che negative. Questo suggerisce che altri fattori oltre all’isolamento hanno influenzato le abilità matematiche degli studenti durante la pandemia. Questa analisi fornisce informazioni preziose sull’effetto della pandemia sull’istruzione e sulle competenze degli studenti a livello internazionale. Tuttavia questi risultati sottolineano l’importanza di studiare più in profondità le motivazioni delle differenze educative adottate durante la pandemia anche alla luce dei risultati legati alle competenze acquisite.
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