Il turismo è un settore fondamentale per l’economia globale. Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO), il turismo nel 2023 ha generato circa 3,3 trilioni di dollari, pari al 3% del Pil mondiale. In Italia, Paese da sempre meta ambita per i viaggiatori, il turismo contribuisce direttamente al 5% del PIL e indirettamente al 13%, sostenendo circa il 15% dell’occupazione complessiva. Tuttavia, nonostante i suoi indiscutibili benefici economici, il turismo porta con sé anche alcune problematiche sociali, tra cui l’aumento della criminalità.



Diverse ricerche hanno indagato la relazione tra turismo e criminalità, scoprendo che si tratta di un fenomeno complesso e bidirezionale. Da un lato, il turismo genera ricchezza e posti di lavoro, ma dall’altro può favorire l’aumento dei reati: infatti, gli individui commettono reati quando i benefici attesi superano i costi potenziali, una dinamica spesso evidente nelle aree a forte afflusso turistico, dove i visitatori sono visti come facili bersagli per attività illecite.



Alcune analisi hanno confermato che le aree con un alto numero di turisti tendono a registrare tassi di criminalità più elevati. Questo perché i turisti, spesso portatori di oggetti di valore e meno familiari con l’ambiente circostante, sono percepiti dai criminali come prede facili. Tuttavia, i reati non riguardano solo i visitatori: anche i residenti possono essere vittime indirette di questo aumento della criminalità.

La criminalità non ha solo un impatto diretto sui turisti, ma può anche influire sull’economia nel lungo periodo: l’incertezza creata dalla criminalità distoglie risorse dalle attività produttive, rallentando la crescita economica. Per le destinazioni turistiche, la percezione di insicurezza può scoraggiare i potenziali visitatori, riducendo così i benefici economici del turismo.



Il contesto italiano è ulteriormente complicato dalla presenza della criminalità organizzata, soprattutto nel sud del Paese. Sebbene i turisti non siano generalmente i bersagli diretti di queste organizzazioni, il clima generale di insicurezza può avere un effetto negativo sull’afflusso turistico.

Attrattività a rischio

La relazione tra turismo e criminalità è bidirezionale: se da un lato il turismo può favorire l’aumento della criminalità, dall’altro una criminalità elevata può scoraggiare i turisti. Questo circolo vizioso è più evidente in occasione di grandi eventi, come è stato dimostrato per i campionati mondiali di calcio del 1990 svoltisi in Italia, dove è stato riscontrato un aumento significativo dei furti durante il torneo.

La paura del crimine può anche influenzare la percezione dei turisti su una destinazione, riducendo l’attrattiva di alcune aree e compromettendo l’economia locale. In Italia, è essenziale gestire con attenzione il rapporto tra turismo e criminalità per preservare l’immagine di sicurezza del paese e garantire la sostenibilità del settore turistico.

Inoltre, il legame tra turismo e criminalità varia anche a seconda della stagione e del tipo di reato: i tassi di criminalità tendono ad aumentare durante i periodi di picco turistico. I reati più comuni nelle aree turistiche sono spesso di natura minore, come i borseggi, mentre crimini più gravi tendono a verificarsi in aree meno turistiche ma influenzate dalla criminalità organizzata.

Quale misurazione?

Un tentativo di misurare direttamente la relazione tra criminalità e turismo potrebbe essere quello di utilizzare indici sintetici di misura dei due fenomeni. Vengono in aiuto l’indice di criminalità (prodotto dal Sole 24 Ore ogni anno per le province italiane, come rapporto tra il numero di reati denunciati e la popolazione residente) e l’indice di “turisticità” (prodotto dall’Istat, come rapporto tra il numero di presenze turistiche e la popolazione residente).

Da una prima analisi condotta sui dati del 2022 appare che esiste una bassa relazione positiva tra i due indici, cioè al crescere dell’indice di turisticità si osserva un aumento dell’indice di criminalità.

La figura seguente riporta la relazione tra l’indice di turisticità e l’indice di criminalità per i capoluoghi di regione (dati riferiti al 2022). Gli indici sono stati rimodulati in modo che la media di entrambi sia pari a 100.

 

Nella figura si osservano capoluoghi con alta criminalità e bassa turisticità (in particolar modo Roma, Bologna, Torino, Firenze e Napoli, che si trovano nell’area in basso a destra del grafico), capoluoghi con medio-bassa criminalità e alta turisticità (Bolzano/Bozen, Trento e Aosta, posizionati nell’area in alto a sinistra), capoluoghi con bassa criminalità e bassa turisticità (Cagliari, Campobasso, Ancona, L’Aquila e Potenza, che si trovano nell’area in basso a sinistra) e infine un capoluogo con alta turisticità e medio-alta criminalità (Venezia, che si trova nell’area a destra in alto).

Nonostante queste indicazioni generali siano interessanti, il grafico evidenzia alcune distorsioni legate alle criticità dei due indici. Queste criticità derivano principalmente dalle modalità di calcolo e dai dati utilizzati, rendendo necessaria un’interpretazione cauta degli indicatori.

L’indice di criminalità si basa unicamente sui reati denunciati alle forze di polizia, il che significa che esclude i reati che non vengono denunciati. Questo può portare a una distorsione dei dati, poiché non tutte le province hanno la stessa propensione alla denuncia. In alcune aree, la criminalità organizzata o la mancanza di fiducia nelle forze dell’ordine possono scoraggiare la denuncia dei crimini, sottostimando così la reale portata del fenomeno.

Un’altra limitazione dell’indice di criminalità riguarda l’effetto delle fluttuazioni stagionali: in località turistiche, il numero di persone presenti aumenta notevolmente durante l’alta stagione, ma l’indice di criminalità non tiene conto di questo aumento temporaneo della popolazione. Questo significa che i tassi di criminalità possono sembrare più alti rispetto alla realtà, dato che i crimini sono rapportati solo alla popolazione residente e non al numero effettivo di persone presenti.

Anche l’indice di turisticità presenta alcune criticità. In primo luogo, non tiene conto del turismo informale, ossia quei turisti che soggiornano in seconde case o presso amici e parenti. Questo può portare a una sottostima del flusso turistico reale, soprattutto in aree dove il turismo non avviene tramite strutture ricettive tradizionali. Inoltre, l’indice considera solo il numero di presenze turistiche senza prendere in esame i turisti “mordi e fuggi”.

Scegliere gli indicatori

L’analisi della relazione tra turismo e criminalità in Italia evidenzia quanto sia complesso misurare con precisione tali fenomeni e le loro interazioni. Sebbene i dati suggeriscano una lieve relazione positiva tra l’aumento della turisticità e l’incremento della criminalità, questa relazione rimane non del tutto chiara. Il quadro che emerge dimostra come alcuni capoluoghi riescano a mantenere livelli di criminalità relativamente bassi nonostante un’alta turisticità, mentre altri, con un afflusso turistico inferiore, mostrano tassi di criminalità preoccupanti.

In definitiva, una delle principali lezioni di questa analisi risiede nell’importanza della scelta degli indicatori. Gli indici utilizzati, come quello di criminalità e quello di turisticità, pur offrendo indicazioni utili, presentano diverse criticità. Pertanto, per gestire efficacemente il rapporto tra turismo e criminalità e garantire la sostenibilità del settore turistico, è essenziale sviluppare strumenti di misurazione più raffinati e completi. Indicatori che tengano conto della tipologia di turismo, della stagionalità e della propensione a denunciare sarebbero di grande aiuto per fornire un quadro più accurato e supportare interventi mirati.

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