La Banca d’Italia, in un documento pubblicato lunedì, ha scritto di stimare che alla fine del 2020 circa 350.000 famiglie avevano aderito alla moratorie sui mutui, l’1,5% del totale e il 12% di quelle indebitate. In questa “innocua” statistica si nasconde una realtà ampia: 350 mila famiglie intanto significa che la misura coinvolge una cifra almeno doppia di persone perché i titolari di un mutuo spesso e volentieri hanno consorte e prole.



L’analisi di Banca d’Italia ci spiega che “l’adesione alle moratorie è stata sostanzialmente proporzionale alla distribuzione delle famiglie indebitate in base al reddito familiare” e che “oltre due terzi delle famiglie beneficiarie della misura avrebbero un reddito superiore alla mediana, una quota analoga a quella del totale dei nuclei familiari indebitati in questa classe di reddito”. Significa che la misura colpisce quella classe media che ha deciso e ha potuto fare un mutuo per comprare una casa. I “nuovi poveri” nel caso le moratorie finissero, e ci torniamo dopo, sono veramente nuovi e forse anche veramente poveri.



Aggiungiamo che i titolari di un mutuo sono molto meno comuni più si sale con l’età e quindi la statistica, l’1,5% del totale, è la classica media “stupida” che in questo caso nasconde che il problema è molto più diffuso più si scende con l’età della popolazione. 

Sempre Banca d’Italia avvisa che “se da un lato un prolungamento del periodo di sospensione delle rate potrebbe generare fenomeni di azzardo morale e problemi per le banche connessi ai flussi di pagamento, dall’altro lato la mancata estensione potrebbe generare difficoltà di rimborso da parte delle famiglie con un conseguente incremento dei crediti deteriorati nei bilanci bancari”.



Le stime di ripresa dell’Italia per il 2021 si scontrano con un prolungamento del lockdown che con ogni probabilità si estenderà al secondo trimestre; l’estate del 2020 forse non sarà ripetibile perché quello che è successo a luglio e ad agosto è stato ritenuto causa dei contagi di ottobre. Lo scenario è di immediata comprensione: quando scadrà la moratoria sui mutui si rischia di mandare in grande sofferenza finanziaria tantissime famiglie con un impatto sociale che potrebbe toccare un numero di cittadini compreso tra 500mila e un milione. 

Le nuove regole europee sulla contabilizzazione dei crediti deteriorati unita alla fine della moratoria si farebbe sentire pesantemente sui bilanci bancari e alla fine, inevitabilmente, sulla propensione al credito degli intermediari andando a impattare le prospettive di crescita. Si può ipotizzare un’estensione, ma il numero di calci che si può dare al barattolo non è infinito e alla fine serviranno delle misure e delle decisioni strutturali. La questione “moratoria dei mutui” è sola una delle tante misure impossibili da mantenere nel medio-lungo periodo insieme a quella del blocco dei licenziamenti, a quello degli sfratti e così via. 

La condizione necessaria per poter affrontare il problema senza stravolgere profondamente il sistema economico è la riapertura delle attività economiche, e un approccio collaborativo del fisco e della burocrazia verso quelle categorie di lavoratori che sono state più impattate dalla crisi. Non è solo un’emergenza economica, come accaduto nel 2008/2009 e nel 2011/2012, ma profondamente politica perché i nuovi poveri o, per usare la definizione di Banca d’Italia, le famiglie finanziariamente vulnerabili sono molte di più e senza prospettive per lo stravolgimento che il lockdown ha imposto sull’economia. 

Le moratorie e i blocchi del Governo hanno permesso a milioni di persone di non percepire le conseguenze economiche e sociali del lockdown mentre tutti sono ancora occupati dalle statistiche giornaliere sulla pandemia. Le categorie di cui si parla, ancora pochissimo, sono una frazione di quello che si agita sotto la superficie e in più con problemi contenuti dalle moratorie. È una “magia” riuscitissima che potrebbe finire presto senza interventi organici. L’alternativa alle riaperture e a un approccio diverso verso la “libera impresa” è creare una massa di percettori di reddito di cittadinanza a tempo indefinito con implicazioni sul sistema economico che abbiamo conosciuto imperscrutabili e per nulla rassicuranti. Questo senza considerare la divisione bestiale che si è prodotta tra iper garantiti e lavoratori obbligati dalle norme a chiudere tutto per 18 mesi e lasciati senza niente. Una divisione che la mitica patrimoniale non può ovviamente risolvere strutturalmente senza rimuovere le condizioni che l’hanno prodotta. 

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