La guerra in Ucraina conferma che la nuova configurazione geopolitica è caratterizzata da una lotta per la distribuzione degli spazi geopolitici tra grandi potenze. Su scala globale, questo conflitto fa parte dell’equilibrio geopolitico mondiale e quindi della sua nuova configurazione nel XXI secolo, dominata da tre poli principali, Stati Uniti, Cina e Russia; e in Europa dalla rivalità geopolitica tra Stati Uniti e Russia.



Dopo il rifiuto da parte degli Stati Uniti di avviare una sostanziale negoziazione su una nuova architettura di sicurezza europea richiesta dalla Russia, ovvero un arresto dell’allargamento della Nato, la Russia ha deciso di intervenire militarmente sul territorio ucraino per forzare la negoziazione sulla neutralizzazione dell’Ucraina, sostenere le rivendicazioni territoriali delle repubbliche indipendenti del Donbass e garantire l’annessione della Crimea.



La nuova divisione delle zone di influenza si svolge così in occasione di questo conflitto: l’intervento militare della Russia è un’opportunità per gli Stati Uniti di cercare di indebolire Mosca con massicce consegne di armi all’Ucraina, attraverso la quale conduce una guerra per procura contro la Russia e allo stesso tempo spinge alla “otanizzazione” dell’Unione Europea, destinata a diventare un’appendice della Nato.

L’operazione di neutralizzazione dell’Ucraina farà oscillare parte di essa nel grembo russo, ma se l’Ue affronta nel tempo con Kiev la Russia, ciò consentirà agli Stati Uniti di concentrarsi in futuro sulla Cina. In effetti, Washington non può combattere su due fronti, contro la Cina e la Russia.



Con l’aggravarsi del conflitto, gli Stati Uniti fanno della Russia un nemico dello spazio euro-atlantico, che possono mantenere sotto la loro egemonia nella Nato, la quale ritrova in questo modo un ruolo difensivo. Delegando il fronte agli Stati membri dell’Unione Europea, gli Usa evitano così un riavvicinamento tra l’Ue e la Russia, in particolare un asse tedesco-russo, e mantengono la loro leadership in Europa. L’Ue, senza una strategia geopolitica indipendente, si trova de facto bloccata tra due archi di crisi (est e sud). Diventa un campo di manovra tra Russia e Stati Uniti, un semplice Rimland integrato nella strategia globale di Washington, il cui obiettivo è l’avvolgimento dell’Eurasia contro la Russia e la Cina.

Con le sanzioni massicce, le consegne di armi degli Stati membri dell’Ue e della Nato contro la Russia, si parla di una rinascita della Nato, di un risveglio strategico dell’Ue e dell’emergere di una nuova Guerra fredda. Tuttavia l’unità di facciata tra gli Stati membri dell’Ue sulla guerra in Ucraina maschera temporaneamente le principali tendenze alla frammentazione geopolitica all’interno dell’Unione, che erano già in movimento. Più il conflitto dura e peggiora, maggiore sarà il rischio di fratturazione dell’Ue in più blocchi.

Due grandi tendenze stanno emergendo sull’Ucraina. Da un lato, ci sono gli Stati più atlantisti, in particolare la Polonia e i Paesi baltici, promotori di una linea molto aggressiva, allineati con gli Stati Uniti, che cercano una vittoria militare ucraina, una sconfitta strategica e un indebolimento della Russia. Dall’altra parte, ci sono gli Stati più vicini al realismo geopolitico, in particolare Francia, Italia e Germania, che ritengono che l’uscita dalla crisi non sarà militare, ma passerà attraverso concessioni alla Russia.

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