L’evento più ricco di riferimento politico-storiografico consumatosi sulle spiagge della Cornovaglia negli albori di un nuovo secolo che ha faticato a delinearsi – ma ora riappare in tutto il suo chiarore – è il nuovo patto tra Usa e Regno Unito che riannoda l’anglosfera proprio quando i G7 ridefiniscono il loro profilo con al centro l’Europa che è appena stata trasformata nel profondo dalla Brexit.



Senza il Regno Unito, il destino europeo di aggregato di potenze terrestri rischia di condannarla all’impotenza politica e addirittura alla perdita del controllo monopolistico del suo mediterraneo lago atlantico. La Francia da sola – potenza imperiale marittima senza più i mezzi per esserlo – non può recuperare il perduto predominio in condominio non solo del Mediterraneo, ma anche dei mari oceanici dove sono i Territoires d’Outremer ma non dominano le sue navi.



Così il mondo torna là dove era dopo la Versailles di Wilson e i suoi deliri nazionalistici, che frantumarono con i francesi e i prussiani l’Impero austroungarico e aprirono la via alla Seconda guerra mondiale che segnò fortunatamente e fortunosamente il dominio Usa sul mondo bipolare.

Ora, come nemico mortale, non vi è più l’Urss con cui un accordo certo si troverà, ma la Cina neomaoista, con cui si è verificato che non si può venire a patti e vivere in pace se non con l’uso minacciato della forza.

Biden ritorna all’ultimo Obama: una nuova politica estera unipolare per potenza e multipolare per il regime vassallatico che quella potenza impone agli Stati europei, interconnessi sia dalla Nato sia dall’Ue in un condominio che è destinato a mutare dopo questa sorta di affermazione in tour (in viaggio) della potenza nordamericana. Non a caso Biden incontrerà anche Erdogan, l’alleato riottoso e infido ma indispensabile, e addirittura Putin in un incontro che sarà storico.



Una sorta di neo-multilateralismo si delinea. Un neo-multilateralismo che ha ancora dentro di sé tutte le voglie di unipolarismo ma che è consapevole che solo cooperando non solo con i vassalli ma anche con gli alieni (la Russia) potrà abbattere il Dragone, solo riclassificando le gerarchie delle alleanze europee (ancor più giù la Germania e su la Francia e l’Italia) si potrà vincere una partita molto difficile. E il Dragone per tutti è la Cina. Devono impararlo anche i tedeschi.

La seconda fase del conflitto intercapitalistico – dopo il dieselgate, il crollo incombente delle banche universali tedesche e la deflazione secolare imposta dall’austerità teutonica – è aperta. Per questo divengono fondamentali anche gli infidi (i turchi) e i debolissimi (i greci). Per questo Mario Draghi è leader speaker al G7 sulle questioni economiche.

I pontieri sono gli homines novi del nuovo potere tra unipolarismo e multilateralismo. Inizia un mondo nuovo e la Cina a esso non appartiene.

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